Dopo l’incontro tra governo e sindacati di ieri emergono nuovi dettagli sul cosiddetto Ape, l’anticipo pensionistico che dal prossimo anno consentirà a coloro che sono stati maggiormente penalizzati dalla riforma Fornero un’uscita anticipata dal mondo del lavoro. La nuova piccola riforma dovrebbe essere approvata a fine 2016 e destinata ai nati tra il 1951 e il 1955. Si prevede un taglio della pensione fino al 15% (percentuale variabile a seconda degli anni di pensionamento anticipato e del reddito percepito) che servirò per restituire il prestito ottenuto. Ecco cosa sappiamo finora.
L’Ape, anticipo pensionistico, quasi sicuramente entrerà in vigore dal prossimo anno. Sarà dunque approvato a fine 2016. Secondo i piani del governo il provvedimento dovrebbe essere inserito nella legge di Stabilità per poi entrare in vigore dal primo gennaio 2017.
La mini-riforma prevede un anticipo della pensione sotto forma di prestito, che verrà poi restituita a rate, attraverso un taglio dell’assegno futuro, in 20 anni.
Le rate per restituire il prestito peseranno in maniera diversa sulla pensione. Subiranno un taglio del 15% saranno i lavoratori con reddito più alto. Il taglio sarà invece maggiormente limitato per i redditi bassi e per coloro che hanno perso il lavoro in età avanzata.
All’Ape potranno accedere i lavoratori nati tra il 1951 e il 1955. Il pensionamento potrà essere anticipato al massimo di 3 anni rispetto all’eta di 66 anni e 7 mesi richiesti per la pensione di vecchiaia.
L’anticipo pensionistico dovrebbe avere un costo limitato per le casse dello Stato. Si stimano 6-700 milioni, in parte destinato a coprire la detrazione fiscale per alcune categorie disagiate e la garanzia assicurativa per le banche. In caso di flessibilità interamente a carico dello Stato il costo sarebbe stato di 10 miliardi di euro. Una cifra per noi insostenibile secondo l’Ue.
(Foto di copertina: ANSA / ETTORE FERRARI)