Belpaese
21/03/2012 di Postino
Lettera di Luigi Cardarelli
Metà della Sardegna è ancora tutta da scoprire e la gran parte pure della splendida e variegata terra di Sicilia.Nel volgare immaginario collettivo, la prima è soltanto un’isola di pastori fieri mentre la seconda è tout-court la vera culla della mafia.
Per non parlare delle bellezze di Calabria dalle doppie coste, della maggior quantità dei borghi appenninici e di una fetta abbondante del mar Adriatico.Una grossa zona dell’Italia tuttora rimasta fuori dal ricco circuito del turismo cult e vacanziero, seppur dotata di un ecosistema e una biodiversità quasi intatte e di deboli economie locali a prezzi scontatissimi. Nell’ennesima dimenticanza della nostrana vastità e varietà patrimoniale, noi continuiamo a propagandare le solite Roma, Firenze e Venezia.Città immortali ed uniche in campo artistico, anche perchè grandissime sotto il profilo del potere militare, commerciale e marinaro.
Ma dovremmo ricordarci che non eravamo neanche una nazione e già i sommi letterati europei come Goethe, Byron e Stendhal, scendevano a visitare lo “stivale” cantando oltre i mirabili comuni, pure il paesaggio struggente e delizioso della natura multiforme.L’Italia è proprio il luogo dell’incanto che unisce le meraviglie naturali con l’insediamento urbano. Basterebbe rammentare che tremila anni fa il grande Omero fa approdare l’itacese genio Ulisse nella sua mitica Odissea, varie volte sulle ambite spiagge dove noi viviamo. Fra Lestrigoni feroci, l’antro dei Ciclopi e la divina maga Circe.
A riprova della gola e dell’invidia che ha sempre fatto a tutti i popoli vicini la penisola che abitiamo, confermate poi dalle ripetute invasioni nei secoli passati.Certo queste cose non le insegna Fiorello, Panariello o il grande Fratello!Oggi al mesto homo italicus fa difetto ancor più di una certa convinzione e fede nazionale, un ritorno pronto al sapere. Prima che di una rifondazione etica e morale, avremmo bisogno per davvero di un ripasso culturale.Per poter restituire al pianeta e in particolare a noi stessi, l’antico valore ed il non più magico prestigio.Vedere in tv dei servizi su queste penose e sciatte capitali del nordeuropa stringe il cuore, così come sentire un connazionale che si reca in Scozia, in Polonia o Belgio, per una vacanza seppur breve.
Spesso uno stato nel nordest del continente, non possiede beni artistici e storici di una semisconosciuta provincia italica.Intanto che noi inermi e rassegnati subiamo l’assalto nordafricano e asiatico, giocando stupidamente al ribasso.Ci vorrebbe veramente uno sforzo serio, ultrapatriottico.Sarebbe il caso di riproporre il canto delle Sirene tra Scilla e Cariddi per ammaliare nuovamente il mondo intero.Invece che buttare soldi in quel trash del festival di Sanremo.Non siamo più ormai da tempo il belpaese, grazie ai disastri con cui abbiamo massacrato il generoso territorio.Però potremmo tornare ancora ad esserlo