5 domande per capire il Luxleaks
07/11/2014 di Redazione
I documenti confidenziali rivelati da Luxleaks hanno svelato un sistema che permetteva a centinaia di multinazionali di ridurre quasi a zero la tassazione sui propri guadagni grazie agli accordi stretti col governo del Lussemburgo. Il caso è stato portato all’attenzione dall’Icij, il consorzio internazionale dei giornalisti investigativi, e sta mettendo in difficoltà il presidente della Commissione UE Jean-Claude Juncker, il premier che ha trasformato il Granducato nell’oasi fiscale delle più grandi aziende mondiali.
1. TASSAZIONE A MENO DELL’1 PER CENTO – Il Wall Street Journal spiega in 5 domande il caso Luxleaks, i documenti confidenziali rivelati dal consorzio internazionale dei giornalisti investigativi che mostrano il più che favorevole sistema fiscale di cui beneficiavano le multinazionali in Lussemburgo. Luxleaks spiega in dettaglio come centinaia di grandi aziende come PepsiCo, Ikea o FedEx abbiano trasferito i loro profitti attraverso la creazione di nuove società nel Granducato. Grazie a questi artifici contabili le multinazionali risparmiavano centinaia di miliardi di euro sull’imposizione fiscale che avrebbero pagato nei loro Paesi di origine. Il colosso americano FedEx beneficiava di una tassazione effettiva inferiore all’1% secondo l’analisi dell’Icij. Le grandi aziende coinvolte in Luxleaks per ora hanno preferito non commentare la vicenda.
2. LEGALE O ILLEGALE – Il Wall Street Journal rimarca come al momento non ci sia alcun indizio sull’infrazione della legge commessa dal governo del Lussemburgo o dalle multinazionali. La Commissione europea sta indagando da diverso tempo sulle pratiche elusive in materia di imposizione fiscale sulle aziende che si sono registrate in questi anni nello stesso Lussemburgo, nei Paesi Bassi così come in Irlanda. L’Antitrust Ue sta verificando se questi meccanismi di sgravi fiscali possano configurare aiuti di Stato incompatibili con la normativa comunitaria. I documenti di Luxleaks evidenziano come attraverso la legislazione sulle holding le multinazionali riuscissero a ridurre quasi a zero le imposte da pagare, nonostante in Lussemburgo la tassazione sulle aziende sia fissata al 29%.
3. PERCHÈ IL LUSSEMBURGO – Negli ultimi decenni i servizi finanziari sono diventati uno dei settori principali dell’economia lussemburghese. Gli accordi con le multinazionali svelati da Luxleaks sono riservati, ma molti osservatori avevano osservato come le grandi aziende trasferissero in masse le loro holding nel Granducato per ridurre il carico fiscale. La tassazione su royalties, dividendi o profitti da capitale è collocato intorno allo zero in Lussemburgo.
4. COSA FANNO GLI ORGANISMI INTERNAZIONALI – L’Unione Europea sta indagando sulla compatibilità con il diritto comunitario degli accordi stretti tra multinazionali e Lussemburgo. Diversi Paesi hanno protestato, visto che il Granducato ha praticato in questi anni una politica di attrazione fiscale molto aggressiva, sottraendo così importanti risorse erariali a diversi Stati membri dell’UE e non. Un’indagine dell’Ocse condotta l’anno scorso aveva portato alla conclusione che gli standard internazionali su trasparenza e scambio di informazioni sui clienti non fossero rispettati in Lussemburgo.
5. COSA SUCCEDE – Il ministro delle Finanze del Lussemburgo, Pierre Gramegna, ha difeso il sistema di tassazione del proprio paese, ribadendone la correttezza formale e la compatibilità con il diritto comunitario. Il governo del Granducato ha dichiarato di voler cooperare con la Commissione europea, che ha aperto un’indagine su pratiche simili a quelle svelate nei documenti di Luxleaks. Al momento non si ha ancora notizia se questo dossier sarà esaminato dall’Antitrust Ue. Il Lussemburgo non ha aderito ai nuovi standard Ocse introdotti per combattere contro l’evasione e l’elusione fiscale, anche se ha garantito che adotterà le nuove direttive entro il 2018.
Photo credit: Hannelore Foerster/Getty Images