Il 5 per mille a CasaPound anziché il 2 che spetterebbe ai partiti

Si può devolvere il 5 per mille a CasaPound, o meglio alla cooperativa l’Isola delle Tartarughe, perché un partito politico – e il movimento dei “fascisti del terzo millennio” di fatto lo è – per legge non può beneficiare della quota di IRPEF a discrezione del contribuente. Ecco allora l’escamotage, raccontato oggi dall’Espresso nell’ambito dell’ampia inchiesta sui fondi alle formazioni neofasciste.

Se Fiamma Tricolore e Forza Nuova succhiano risorse da Bruxelles, il movimento di Iannone ha trovato una soluzione alternativa. Lo fa chiedendo ai contribuenti un aiutino attraverso il 5 per mille. Il codice fiscale da inserire nella dichiarazione dei redditi non è, però, quello di CasaPound, bensì della cooperativa l’Isola delle Tartarughe. La tartaruga è il simbolo dell’organizzazione neofascista guidata da Gianluca Iannone e Simone Di Stefano. Solo che CasaPound è ormai a tutti gli effetti un partito, perciò gli spetterebbe il 2 per mille e non il 5.

5 PER MILLE A CASAPOUND, NEGLI ULTIMI ANNI ENTRATE AUMENTATE

La notizia del 5 per mille a CasaPound attraverso la cooperativa l’Isola delle Tartarughe era già trapelata qualche anno fa, nel 2013. A quanto pare, però, nonostante l’escamotage sia stato svelato, continua a funzionare. E le entrate – racconta l’Espresso – negli ultimi anni sono aumentate:

Gli ultimi dati ufficiali disponibili riguardano il 2015, anno che segna il record di incasso: 41.036 mila euro. E il confronto con i 4 mila e pochi spiccioli di dieci anni fa fotografa la crescita degli eredi di Marinetti e Mussolini. Sommando sei anni contributivi, a partire dal 2010, si sfonda quota 200 mila. Tesoretto che fa sempre comodo, utile per finanziare feste, banchetti, iniziative, manifesti.

CASAPOUND E I LEGAMI CON IL FRONT NATIONAL DI MARINE LE PEN

Pur trattandosi di qualche decina di migliaia di euro, l’aumento dei soldi destinati a CasaPound con il 5 per mille testimonia del crescente successo del movimento delle tartarughe. L’Espresso ha cercato di scoprirne le ragioni, oltre a quelle evidenti: l’inchiesta ha raccontato dei legami tra il partito guidato da Iannone e Di Stefano con il Front National di Marine Le Pen, a sua volta vicino al Cremlino.

Dietro la propaganda anti immigrati, cavallo di battaglia dell’organizzazione neofascista che ha il suo quartier generale in un edificio pubblico occupato nel centro di Roma, c’è però una fitta rete di imprese commerciali. Un network politico-affaristico esploso in concomitanza all’arrivo in Italia di alcuni francesi. Tutti vicini al Front National, il partito guidato da Marine Le Pen, decisamente più ricco dei cugini di CasaPound anche grazie a un finanziamento da 11 milioni di euro ricevuto negli ultimi anni dalla Russia, come ha rivelato su Mediapart la giornalista Marine Turchi.

Che il Cremlino sia favorevole all’ascesa di partiti euroscettici, xenofobi e filorussi non è d’altronde un mistero. Per questo Putin non dovrebbe essere ignaro delle tante società aperte in Italia dai seguaci della Le Pen. La più famosa si chiama Carré Français, una specie di Eataly in versione transalpina.

Foto copertina: la pagina dell’Espresso

 

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