A chi giova la svalutazione dell’euro
17/02/2014 di Dario Ferri
La quotazione dell’euro è piuttosto elevata, visto che rispetto alla sua introduzione la moneta unica si è apprezzata in modo consistente rispetto alla valuta di riferimento dell’economia globale, il dollaro. Il «caro euro» è contestato in modo particolare in Francia. Una svalutazione della moneta unica non avrebbe però effetti uguali sui paesi membri, e favorirebbe sopratutto le economie specializzate in prodotti di media gamma, come quella italiana o irlandese.
SENZA CRESCITA – L’eurozona è uscita dalla recessione ed è tornata alla crescita, ma i valori della ripresa, per così dire, sono ancora molto deludenti, ed incapaci di mitigare i profondi guasti prodotti dalla crisi dei debiti sovrani che ha travolto l’unione monetaria negli ultimi anni. Nel 2014 l’eurozona dovrebbe crescere dell’1%, contro il quasi 3% degli Stati Uniti. Secondo il quotidiano francese Le Monde la causa principale è la debolezza della domanda. I paesi del Sud Europa hanno praticato una svalutazione interna per recuperare competitività, così indebolendo la crescita. Come rimarca l’economista Christian Parisot, il motore della domanda interna è fermo all’interno dell’unione monetaria. Un problema aggravato dallo smaltimento del debito, pubblico e privato, che ha scatenato la crisi. Gli attori economici, aziende, nuclei familiari e stato, non possono spendere a causa dell’elevato debito il cui peso deve essere ridotto, ed il combinato disposto di questo deleveraging è un freno significativo alla domanda di beni e servizi e di conseguenza alla crescita.
CARO EURO – La situazione di difficoltà dell’economia europea, bloccata al suo interno, viene associata anche all’eccessivo apprezzamento della sua moneta. Vista la debolezza della domanda, le economie potrebbero beneficiare da una maggiore competitività delle imprese, ottenibile tramite una svalutazione dell’euro. Questo dibattito è particolarmente vivace in Francia, dove anche il governatore della banca centrale, Christian Noyer, ha rimarcato il problema costituito dall’apprezzamento della moneta unica. «L’eurozona è in ritardo sugli Stati Uniti, la logica dovrebbe portare al deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro» ha commentato il governatore centrale transalpino, uno dei maggiori alleati di Draghi all’interno della Bce. L’euro che vale 1,37 dollari contro l’1,17% della sua creazione nel 1999, non è troppo caro se considerato nel lungo periodo secondo il Conseil d’analyse économique, l’organismo di consulenza del governo francese. Il Cae però rimarca che nel breve periodo all’unione monetaria farebbe bene una discesa della sua valuta.
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VANTAGGI DIVERSI – Gli esperti di Naxitis, rimarca Le Monde, ritengono come l’euro dovrebbe assestarsi intorno all’1,15/1,20 sul dollaro. Adesso sarebbe apprezzato di circa il 20% secondo questa valutazione. L’elevato surplus commerciale delle economie dell’unione monetaria e la maxi liquidità fornita dalle banche centrali di Usa, Uk e Giappone, hanno portato a questa situazione di apprezzamento, nonostante un andamento economico che non giustifica una quotazione così elevata. Per l’economista Chrispothe Blot un euro più debole porterebbe ad un aumento dell’inflazione, in questo momento troppo basso, ed un rincaro dei beni importanti. Un deprezzamento gioverebbe all’industria continentale, anche se i vantaggi sarebbero distribuiti in modo diverso. La specializzazione produttiva in questo senso è decisiva; le piccole e medie imprese tedesche, che commerciano macchinari di alta gamma ad elevato contenuto tecnologico, sono meno sensibili al tasso di cambio e di conseguenza non registrerebbero un significativo aumento delle loro vendite a causa di un euro più basso.
POSITIVO PER ITALIA E IRLANDA – Le Monde rimarca come le industrie francesi, spagnole ed italiane, specializzate invece su prodotti di media gamma, potrebbero invece beneficiare maggiormente di una discesa dell’euro. Una stima del CAE indica come un deprezzamento dell’euro farebbe crescere il Pil francese di circa lo 0,6%, una valutazione esagerata secondo l’analista di Naxitis Patrick Artus. Per Artus la svalutazione della moneta porterebbe ad una riduzione del potere d’acquisto dei francesi, e di conseguenza ci sarebbe un effetto minimo su un’economia così basata sui consumi come quella transalpina. Per l’analista di Naxitis sarebbe invece maggiore il beneficio per le economie irlandesi ed italiane. Una svalutazione della moneta unica è però un tema molto divisivo all’interno dell’eurozona, con la Germania contrapposta ad una simile impostazione per il recupero di competitività delle economie dei paesi membri. Prima che l’Europa possa trovare un’intesa su questo, è più probabile che la sua moneta beneficerà della fine degli acquisti della Federal Reserve, che dovrebbe portare ad un aumento del dollaro.