Le gite scolastiche? «Vanno abolite, sono inutili e rischiose»
17/10/2015 di Redazione
«Se i professori non vogliono più accompagnare gli studenti hanno ragione» – a parlare è Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi, che in un’intervista a Salvo Intravaia per Repubblica sostiene come quella dell’abolizione delle gite scolastiche sia ormai una posizione con un certo seguito nel mondo della scuola, sostenuta sopratutto dai docenti che non se la sentono più di assumersi la responsabilità di accompagnare i ragazzi nei viaggi d’istruzione.
«ABOLIRE LE GITE» –
Le parole di Rembado arrivano all’indomani di una nuova tragedia: la morte di Elia Barbetti, 17enne di Cecina caduto dalla finestra dell’hotel milanese dove alloggiava con la sua classe dopo la gita a Expo. Un caso, come quello di Domenico Maurantonio – morto in primavera, nelle medesime circostanze – che ha scosso l’opinione pubblica, portandola a domandarsi se i docenti possano prendersi una responsabilità così grande. La soluzione, per Rembado come per molti altri sarebbe quella di abolire le gite:
«Come mostrano gli ultimi incidenti, le modalità sono sempre le stesse. E mi pare che siamo ormai arrivati ad un punto limite. Rifiutare di accompagnare i ragazzi in viaggio mi sembra a questo punto un gesto di responsabilità. I professori non hanno modo di controllare per tutto il tempo i ragazzi: anche la vigilanza notturna è necessariamente limitata nel tempo. Gli insegnanti avranno il diritto di riposare. O no?».
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Da sempre, però, il viaggio d’istruzione è una delle esperienze scolastiche che si ricordano maggiormente.
«Ma oggi questi viaggi hanno sempre meno senso».
Perché secondo lei?
«Nella nostra epoca, la mobilità degli studenti è molto più elevata di un tempo. Con biglietti agevolati, voli low cost e prezzi abbordabili ormai partono quasi tutti. Non è come un tempo in cui per molti ragazzi il viaggio d’istruzione costituiva un’occasione per uscire dal proprio contesto familiare».
Il viaggio d’istruzione secondo lei sarebbe quindi un’attività superata?
«Direi di sì. Oggi, il viaggio d’istruzione non svolge neppure la funzione di un tempo: di socializzazione tra docente e studente. Non ho difficoltà ad ammetterlo: abolirei del tutto i viaggi d’istruzione classici».
E terrebbe in classe i ragazzi per nove mesi all’anno?
«Il problema non è blindare le scolaresche in classe, sarebbe anacronistico. Farei soltanto visite di un giorno in giro per musei e nei luoghi d’interesse della propria città, senza pernottamenti. E dedicherei più tempo all’alternanza scuola-lavoro che da quest’anno è obbligatoria e ripropone il rapporto tra giovani e adulti, ma sul posto di lavoro».
IL MINISTRO: «GLI STRUMENTI EDUCATIVI RIGUARDANO ANCHE QUESTI ASPETTI» –
A favore delle gite scolastiche e dei viaggi d’istruzione, tuttavia, si è schierato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini che ha sottolineato come casi come quelli accaduti a Milano «non devono diventare una macchia per tutto il sistema». È sempre Repubblica, in un articolo a firma Simone Bianchin, a riportare le parole del ministro, che afferma che «i ragazzi di oggi non sono più quelli degli anni Sessanta»:
dobbiamo essere lucidi nel valutare i fatti: si tratta della gestione della libertà dei ragazzi, della loro autonomia. Gli strumenti educativi devono riguardare anche questi aspetti, se si è trattato di un episodio dipeso da comportamenti.
(Photocredit copertina: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)