Terremoto di Ischia, nel mirino l’abusivismo edilizio. Gli allarmi inascoltati di Legambiente e Procura
22/08/2017 di Alice Bellincioni
Dopo il terremoto che ha colpito ieri sera l’isola di Ischia, causando crolli, vittime e ferite, sull’isola si abbatte la bufera delle polemiche sull’abusivismo edilizio. La denuncia arriva da Legambiente: a Ischia ci sono 600 case abusive colpite da ordine definitivo di abbattimento ancora in piedi e negli anni sono state condonate 27mila pratiche, che fanno rientrare l’isola nel «poker degli scempi esemplari dell’abusivismo» del 2017 accanto agli scheletri di Pizzo Sella a Palermo, il villaggio di Torre Mileto a Lesina in provincia di Foggia, le 35 ville nell’area archeologica di Capo Colonna, a Crotone. Legambiente lo denuncia da tempo e lo aveva ribadito poco tempo fa, nel suo dossier annuale Mare Monstrum, dedicato alle illegalità lungo le coste italiane.
ABUSIVISMO EDILIZIO A ISCHIA, L’ALLARME CROLLI DELLA PROCURA DI NAPOLI
A puntare il dito contro l’abusivismo edilizio a Ischia nel giorno dopo il terremoto che – se pur con una modesta magnitudo 4 – ha causato crolli e vittime sull’isola campana, è anche il magistrato in pensione Aldo De Chiara, intervistato dal Corriere della Sera. «Lo dico da anni. Con l’abusivismo non si scherza, altrimenti queste sono le conseguenze», è il suo commento a caldo sul terremoto di Ischia. Il pm, coordinatore della sezione tutela del territorio della Procura di Napoli tra il 2007 e il 2012, non è rimasto sorpreso dai crolli: «Per ciò che abbiamo detto in questi anni e che è emerso dalle indagini. In molti casi è stato accertato che viene utilizzato cemento impoverito. E noi avevamo lanciato l’allarme sul rischio di crolli anche in caso di scosse non particolarmente forti. Purtroppo quello che denunciavamo è successo ieri sera».
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I SINDACI DI ISCHIA: «L’ABUSIVISMO EDILIZIO NON C’ENTRA CON I CROLLI»
Gli amministratori locali però respingono con forza le accuse di Legambiente, che lega i danni causati dal terremoto di Ischia all’abusivismo edilizio sull’isola. I sindaci dei sei comuni – Barano d’Ischia, Casamicciola, Forio, Ischia, Lacco Ameno e Serrara Fontana – in una nota congiunta «deplorano le notizie false relative a presunti danni e crolli in tutta l’isola e alle inesistenti connessioni tra l’evento sismico e i fenomeni legati all’abusivismo edilizio, rilevando che i crolli circoscritti alla zona colpita, hanno interessato per lo più strutture antiche e risalenti tra le quali finanche una chiesa già distrutta dal terremoto del 1883 e poi riedificata».
A CASAMICCIOLA NEL 2010 LE PROTESTE CONTRO L’ABBATTIMENTO DEGLI ABUSI EDILIZI
Nel mezzo delle polemiche sull’abusivismo edilizio nel giorno dopo il terremoto di magnitudo 4 che ha colpito l’isola di Ischia, Repubblica ripropone una cronaca di 7 anni fa: era il 2010 e a Casamicciola, il comune ischitano più colpito da sisma, 300 persone manifestarono in strada contro la demolizione di una villetta abusiva. La località è la più esposta al rischio sismico e fu colpita duramente anche dal terremoto del decimo grado della scala Mercalli del 1883, quello che sull’isola di Ischia uccise 2.313 persone.
LEGAMBIENTE: «CHI STA CAVALCANDO L’ABUSIVISMO DI NECESSITÀ, PER RICERCARE CONSENSO ELETTORALE, SI FERMI»
«Ischia è da sempre simbolo di abusivismo edilizio, di cementificazione disordinata e di impunità. Davanti a questa ennesima tragedia speriamo che chi in queste settimane sta cavalcando il tema dell’abusivismo di necessità, per ricercare consenso elettorale, si fermi», fanno sapere la presidente di Legambiente Rossella Muroni e il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo, unendosi al dolore della popolazione ischitana. In Campania, sottolinea l’associazione ambientalista, «una legge regionale battezza di fatto l’abusivismo di Stato; in Sicilia il Sindaco di Licata viene defenestrato perché combatte il cemento illegale; in Sardegna la legge in discussione cerca di riaprire la cementificazione lungo le coste; nelle Marche la giunta regionale approva in tutta fretta una legge per snellire le procedure della ricostruzione passando sopra a regole e piani. Non è così che si guida un Paese e si fanno gli interessi dei cittadini. In un paese civile e democratico l’illegalità si combatte e non può essere autorizzata o giustificata dalla politica».