Tutti i guai di Airbnb

 

LA PRESSIONE DELLA GIUSTIZIA A NEW YORK – L’azienda risponde con accordi locali che tengono conto delle tasse con il risultato di una crescita dei prezzi, come accaduto a Portland, in Oregon, dal primo luglio di quest’anno, con un aumento riportato dal Guardiandell’11,5 per cento dei costi d’affitto. In altri casi l’azienda ha dovuto «scendere a patti» con l’autorità. È il caso ad esempio di New York. Come spiega il Sole 24 Ore, il portale degli affitti brevi ha risposto dopo un anno al procuratore di New York Eric Schneiderman che sta indagando sulla legalità dei locatori di New York che si affidano al portale. L’azienda ha comunicato che fornirà alla procura dati relativi ai locatori che affittano le stanze sul sito garantendo l’anonimato e che le autorità avranno un anno di tempo per esaminare i dati e ricevere informazioni sui singoli proprietari che potrebbero essere oggetto di ulteriori indagini.

 

(Gettyimages)
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VIOLAZIONI NELLA GRANDE MELA? – Schneiderman vuole capire se qualche utente sta facendo il furbo. A New York non si possono affittare stanze o mini appartamenti per meno di trenta giorni, a patto che locatore e locatario condividano lo stesso tetto. Eppure, continua il Sole 24 Ore, sono numerosi gli annunci per periodi più brevi. Si aggiunge poi che si tratta di una concorrenza molto spesso sleale, perché i pagamenti non sono tassati e in più di un’occasione sono completamente in nero. Come detto in precedenza, Airbnb trattiene una percentuale delle somme pattuite tra locatore e locatario che varia dal 6 al 12%. Ma la transazione fra i due soggetti non è tassata. Inoltre il procuratore sospetta che dietro gli affitti degli appartamenti ci sia un business con più annunci riferibili ad un solo soggetto, con Airbnb che sostiene di aver rimosso dal portale i locatori con un numero di annunci sospetto.

L’OPPOSIZIONE DELL’INDUSTRIA ALBERGHIERA – Infine c’è la questione del rapporto tra Airbnb ed industria alberghiera. Come riportato da Businessinsider nel 2012 Airbnb ha contato su 10 milioni di clienti in tutto il mondo per 10 milioni di camere di hotel prenotate in meno. All’inizio gli operatori ritenevano che Airbnb sarebbe stato simile a Couch-surfing, un sistema dedicato a viaggiatori al risparmio che non avrebbero mai prenotato un hotel. Airbnb invece è diverso e rappresenta un problema per tutto un settore, quello del turismo. Merito dei costi minori e della possibilità di avere appartamenti anche in posizione centrale.

 

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IL VIA LIBERA AD AIRBNB DI AMSTERDAM – Nel 2013 Airbnb ha assunto David Hantman, un esperto di politiche pubbliche internazionali, il cui compito è quello di convincere i governi che i proprietari che affittano con Airbnb non devono essere trattati come catene del calibro del Marriott. Il sospetto è che l’azienda dovrà lavorare a lungo in ogni Paese per evitare di essere buttata fuori dal business degli affitti temporanei. Qualche città ha però aperto le porte all’azienda. Parliamo di Amsterdam che il 13 febbraio 2014 ha introdotto un nuovo regolamento che prevede l’esistenza di un affitto privato. I termini, diffusi da Airbnb, prevedono che i locatari debbano pagare le tasse previste, che gli affitti non debbano superare i due mesi l’anno, come riportato dal Sole 24 ore e che l’autorità ha il permesso d’indagare qualora dovessero esserci lamentele dai vicini o se l’affitto si configura come un business.

IL FUTURO PASSA DALLE LEGGI – Airbnb, così com’è avvenuto con Uber, ha aperto una breccia nella legislazione di tutto il mondo. Questa volta però la legge sembra che il servizio goda di appoggi minori da parte degli stati che temono di perdere milioni in tasse non pagate. Ma esattamente come avviene con Uber, anche Airbnb rappresenta il futuro del turismo. Appare necessaria però una regolamentazione chiara che apra eventualmente le porte a servizi come quello californiano, regolamentazione che tenga conto delle esigenze del territorio e del sistema produttivo in cui è inserito senza cercare lo scontro. Perché senza l’appoggio delle singole autorità cittadine, un’azienda come Airbnb non può sopravvivere.

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