Alessio Maria Federici “Mai schiavo del risultato. Tranne che al cinema!”
12/01/2015 di Stefano Discreti
Stefano Discreti intervista il regista Alessio Maria Federici.
E’ giovanissimo eppure ha già diretto brillantemente tre commedie e… un quarto (Bambini lo vide esordire con altri tre colleghi). Vuol dimostrare che in un paese di raccomandati e furbi, facendo tanta sana gavetta, c’è ancora qualche speranza per i giovani anche in un settore spietato come quello dello spettacolo?
Ho avuto la fortuna di fare una lunga gavetta che mi ha dato l’opportunità di imparare tanto sul campo ma che paradossalmente al tempo stesso ha anche rischiato di non farmi esordire mai alla regia. Quindi sinceramente non so, anzi, non credo che esista in merito una regola. Raccomandati? Ne ho visti molti, tantissimi ma sinceramente ho anche visto che chi poi non aveva le qualità in questo settore alla lunga si è fermato!
All’inizio della sua carriera è stato attore protagonista in 2 commedie, Classe mista 3A di Federico Moccia e Panarea di Castellano e Pipolo. Quando ha deciso di cambiare ruolo cinematografico e che ricordi ha delle sue esperienze davanti alla macchina da presa?
Diciamolo, a recitare ero un cane quindi non ho deciso ma ho semplicemente constatato l’amara realtà. Comunque da sempre il mio sogno era usare le immagini per raccontare storie!
Parliamo di calcio. Possiamo dire simpaticamente che è un tifoso sfegatato della Roma, praticamente un ultras?
La Roma è la mia squadra!
Si aspettava l’eliminazione in Champions, dopo il brillante inizio? Dove Garcia si è giocato la qualificazione agli ottavi?
No, sinceramente sino al pareggio del CSKA a Mosca non mi aspettavo proprio di uscire ma al 92° di quella partita ho capito che saremmo stati eliminati. Ovviamente questa è una riflessione a posteriori, perché contro il City ero all’Olimpico convinto di festeggiare. Se penso che due estati fa Garcia arrivò solo dopo i rifiuti di Allegri e Mazzarri mi convinco sempre di più che stia comunque facendo miracoli. Forse poteva non mettere il rientrante Strootman su un campo ghiacciato come quello di Mosca, ma da casa al caldo siamo tutti fenomeni….
Pensa che ha pesato anche una buona dose di sfortuna? Che rapporto ha con la jella? Crede che come il Brignano protagonista del suo Stai lontana da me ci siano persone o situazioni da evitare assolutamente nel corso della vita?
Sono scaramantico ma non sopporto le situazioni in cui qualcuno è additato come uno “Jettatore”, un porta jella. Brignano da gran professionista quale è non si è mai preoccupato di questo! Nella mia vita ioi mi reputo fortunato in tutti i settori, Fantacalcio escluso però.
Sta seguendo lo scandalo “Mafia Capitale”? Che futuro immagina per suo figlio in questa città, in questo paese? Le viene mai voglia di scappare via dall’Italia?
La mia compagna partirebbe domani, io no! Credo che scappare equivarrebbe a lasciare il paese in mano a chi comunque da anni, da sempre, manovra sfacciatamente i fili, a chi decide tutto da appalti a scudetti…
Che rapporto ha con la sua famiglia e suoi fratelli? Da loro ha tratto qualche spunto per personalizzare i Fratelli Unici Raoul Bova e Luca Argentero nel suo ultimo lungometraggio?
Ingresso 17, Fila 57 posti 23 24 25, questo è il rapporto con i miei fratelli! In ” Fratelli unici” ho per lo più rispettato il testo che mi hanno chiesto di girare. La mia famiglia non risponde a quei canoni, anzi direi che siamo diametralmente opposti!
Facciamo un gioco. Ha a disposizione la Delorean di Ritorno al futuro per tornare indietro nel passato. Quali partite della Roma farebbe rigiocare e a chi darebbe i giusti accorgimenti per cambiare la storia?
Senza dubbio alcuno tornerei alla sera del 30 Maggio 1984, alla finale di Coppa dei Campioni tra Roma e Liverpool giocata allo Stadio Olimpico. Direi a mister Liedholm di non far tirare il rigore a Graziani. Ma vorrei anche modificare il corso di Roma – Sampdoria 1 a 2 con doppietta di Pazzini che ci costò lo scudetto. Rigiocherei quella sfida togliendo Perrotta e Vucinic.
Uno dei motti della tifoseria giallorossa è “Mai schiavi del risultato”. Quanto si rivede in questo modo di vivere il calcio e quanto invece è “schiavo” del risultato/incasso al botteghino al cinema?
Nel calcio al 100 per 100, anche se credo che per crescere bisogna lavorare molto a livello di mentalità, “a Roma se piagne troppo!”. Al cinema non ho scelta, io dirigo film nazionalpopolari che se non incassano non sono riusciti! Quando sarò un artista in grado di fare opere d’arte non me ne preoccuperò ma purtroppo temo che questo problema non mi si porrà mai…
Calcio e spettacolo. Due mondi che spesso vanno di pari passo. Eppure il calcio al cinema non funziona. I produttori cestinano quasi subito i progetti che hanno a che fare con il mondo del pallone. Che idea si è fatta in merito? Perché in Italia non si riesce a produrre un film come ad esempio il campione di incassi francese Dream Team?
Perché in Italia abbiamo un grande problema: non esistono produttori coraggio abbastanza appassionati di calcio ma solo produttori che amano andare in tribuna a farsi fotografare. Va detto che è comunque un tema complicato da raccontare visto che siamo continuamente e costantemente bombardati visivamente da immagini di calcio sempre più spettacolari cosa che invece nel cinema italiano è praticamente impossibile…
Nella sua lunga carriera artistica e la tanta gavetta da aiuto regista, ha avuto anche esperienze di carattere internazionale. Quando vede serie tv come “House of cards” o “True Detective” e le confronta alle serie tv italiane cosa pensa? Non siamo ancora pronti per fare capolavori di questo tipo?
A dire la verità noi saremmo anche pronti ma non è pronto chi investe. Ma Romanzo criminale e Gomorra dimostrano che qualcosa sta cambiando.
Tra la gente si dice spesso che nel cinema lavorano quasi sempre gli stessi attori, gli stessi registi e gli stessi sceneggiatori: per questo tanti film si somigliano. Dipende dalla volontà di “andare sul sicuro” dei produttori?
E’ il solito discorso: non si ha coraggio perché il nostro è un paese pavido e sia chi produce che chi va al cinema preferisce andare sul sicuro. Per poi spesso, troppo, rimanere fregato.
A chi sente di ringraziare per tutto quello che ha fatto e sta facendo nella sua carriera. Esiste l’amicizia vera nel mondo dello spettacolo? O sono solo posizioni di vantaggio occupate di volta in volta per “andare a dama”?
Ho una lista infinita di ringraziamenti: Massimiliano Bruno, Luca Lucini, Luca Miniero, Paolo Genovese , Fabrizio Mari, Umberto Carteni, Corinne Bruno, Francesca Longardi. Non credo nell’amicizia in questo settore, ma io vivo molte eccezioni e mi servirebbero due pagine intere per ringraziare pubblicamente tutti.
Senta per chiudere, ma quest’anno chi lo vince lo scudetto? La Roma come è convinto e va ripetendo da tempo Garcia o la Juve?
Non scherziamo. Lo scudetto lo rivince sicuramente la Juve, che inoltre vincerà anche la Champions… (sorride ndr)