Alex Zanardi e la sua bici alle Paralimpiadi

UNA NUOVA VITA – “I medici”, dice Zanardi, ridendo, “mi paragonarono ad uno studio della Nasa che evidenzia il punto critico oltre il quale il corpo umano non può sopravvivere, e mi dissero che ero ufficialmente un uomo morto”. Ma Alex, è noto, non si è arreso: ha progettato da solo le sue gambe artificiali, elaborandone ance una versione in grado di permettergli di nuotare con suo figlio, una cosa che ama molto fare; ha convinto la Bmw a progettare un’automobile che lui stesso potesse guidare, con i comandi a braccio e uno speciale pedale in grado di funzionare con le sue protesi. E, ancora tutto da solo, ha progettato e costruito la sua bicicletta a tre ruote, basandosi interamente sui dati estrapolati da un computer durante gli allenamenti: nel 2007 è arrivato quarto alla maratona di New York dopo solo quattro settimane di allenamento; nel 2012, ha vinto la competizione.

LOTTARE PER CAMBIARE – Con la sua bici vola a 60 km all’ora nella categoria H4, che comprende gli atleti in grado di utilizzare la propria schiena, di piegarla e dunque di utilizzarne il peso a proprio favore; nelle categorie H1, H2, H3 ci sono gli atleti che non sono in grado di utilizzare la schiena ma che gareggiano sdraiati, il che garantisce una migliore aerodinamicità. “I miei genitori” dice Alex, ” mi hanno insegnato che potevo sempre migliorare le cose. Dopo lo schianto non ho mai dubitato che sarebbe stato difficile, ma (…) l’ho fatto perché pensavo sarebbe stato possibile”. Zanardi, sull’handicap, ha qualcosa da dire: “Se ci fosse qualcuno in grado di volare, persino Usain Bolt si sentirebbe disabile. Fare del proprio meglio con ciò che ho è la sfida più difficile”.

 

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