Amarcord: quando il calcio scommesse si chiamava Totonero

03/04/2012 di Maghdi Abo Abia

L’INIZIO – Quando il primo giugno 2011 venne arrestato Beppe Signori su indicazione della Procura di Cremona, si parlò di un giro di amici che parlavano ad alta voce di scommesse nei campionato di serie B e Lega Pro. Peccato però che grazie al lavoro della Procura di Cremona si arrivò ad avere le prove dell’esistenza di un’organizzazione criminale costituita da calciatori ed ex calciatori professionisti di comprovata esperienza anche a livello nazionale, nonche’ di titolari di agenzie di scommesse, liberi professionisti ed altri individui i quali manipolavano i risultati calcistici. Il 19 dicembre 2011 vennero arrestati Carlo Gervasoni, difensore della Cremonese e gli ex calciatori Luigi Sartor e Cristiano Doni, già squalificato qualche mese prima per tre anni dalla giustizia sportiva per aver “aggiustato” Atalanta – Piacenza, conclusasi 3-0 per i neroazzurri partita che costò agli orobici una penalità di sei punti da scontare nell’attuale campionato. Il 4 febbraio venne bloccato il portiere del Piacenza Mario Cassano. Durante la seconda fase la Procura di Cremona ha rivelato che si è giunti all’arresto dei nuovi indagati in seguito ad una inchiesta transnazionale sul calcio scommesse che parte da Singapore, in particolare grazie alle dichiarazioni di Wilson Raj Perumal, cittadino di Singapore arrestato in Finlandia. L’organizzazione sarebbe stata gestita da Eng See Tan detto “Dan”. L’organizzazione aveva poi delle diramazioni in tutto il mondo e in particolare in Italia tramite il gruppo dei “bolognesi”, riconducibile a Signori, e quello degli “zingari” riconducibile a Gegic e Gervasoni. La forza economica e corruttiva del “Dan” sarebbe stata tale da arrivare a ipotizzare l’acquisto dell’Albinoleffe al fine di truccare le partite, come confermato dal sito Last Bet.

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CHE EVOLUZIONE! – Con il passare del tempo si è scoperto che le squadre di Serie A coinvolte sono: Bari, Lecce, Lazio, Chievo, Novara, Siena, Bologna, Genoa. Il derby pugliese taroccato. Tre nuovi arresti: Andrea Masiello e i suoi amici Gianni Carella e Fabio Giacobbe. Un’accusa: associazione a delinquere finalizzata ala frode sportiva. Queste le partite incriminate nel 2011: Cesena-Bari 1-0, Bari-Lecce 0-2, Bologna-Bari 0-4, con tripletta del primavera Grandolfo. Nel 2010 invece quelle sospette sarebbero Udinese-Bari 3-3 e Bari-Genoa 3-0. Tra gli indagati i calciatori Daniele Portanova, Alessandro Parisi, Simone Bentivoglio, Marco Rossi, Abdelkader Ghezzal, Marco Esposito, Antonio Bellavista e Nicola Belmonte, insieme al factotum dei giocatori del Bari Angelo Iacovelli, a tre ristoratori e agli scommettitori tra cui c’è lo “zingaro” Victor Kondic. Dopo aver negato, Masiello, con una nota inviata al pm sabato scorso, ha ammesso di aver segnato volontariamente un’autorete nel derby col Lecce del 15 maggio 2011: “quando il risultato era sull0 0-1, ho sfruttato un’occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l’esito della sconfitta per il Bari e ottenere il pagamento promessomi”. Ovvero 300.000 euro che sarebbero stati pagati da un soggetto vicino al Lecce.  Per Cesena-Bari, il difensore dell’Atalanta ha rivelato di aver ricevuto “20mila euro” da Antonio Bellavista, ex capitano del Bari, arrestato nei mesi scorsi nell’ambito dell’inchiesta di Cremona.  Infine dalle indagini emerge il ruolo degli ultras del Bari che, secondo le dichiarazioni ai pm di Marco Rossi e Jean Francois Gillet, avrebbero esercitato pressioni sulla squadra per «perdere contro Cesena e Samp», partite in cui i pugliesi furono sconfitti 1-0 e 0-1. Altro che ragazzata.

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IL PRIMO SCANDALO – Quanto successo in questi ultimi mesi non può non portare alla memoria l’evento chiave, la madre di ogni scandalo scommesse. Domenica 23 marzo 1980. 24esimo turno di campionato Serie A e 27esimo di Serie B. La primavera è arrivata da soli tre giorni. Nessuno poteva aspettarsi che al novantesimo sarebbe avvenuto qualcosa che avrebbe cambiato lo sport italiano. Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri entrarono con le volanti nei terreni di gioco per arrestare quattordici persone. Le manette scattarono per i giocatori Stefano Pellegrini dell’Avellino, Sergio Girardi del Genoa, Massimo Cacciatori, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia e Giuseppe Wilson della Lazio, Claudio Merlo del Lecce, Enrico Albertosi e Giorgio Morini del Milan, assieme al presidente Colombo, Guido Magherini del Palermo, Gianfranco Casarsa, Mauro Della Martira e Luciano Zecchini del Perugia.

LA DENUNCIA – Questi arresti seguirono l’esposto presentato il primo marzo 1980 alla Procura della Repubblica di Roma da Massimo Cruciani, commerciante ortofrutticolo all’ingrosso il quale sosteneva di essere stato truffato da tale Alvaro Trinca. Il Trinca era proprietario di un ristorante che veniva rifornito dal Cruciani, il quale venne messo in contatto dallo stesso Trinca con alcuni giocatori della Lazio che lo avevano indotto a scommettere su alcune partite di Serie A “combinate”. Tuttavia, non tutti i risultati concordati si erano verificati, facendo perdere a Cruciani somme ingenti, nell’ordine di centinaia di milioni di lire.

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