Amarcord: quando il calcio scommesse si chiamava Totonero

03/04/2012 di Maghdi Abo Abia

CHE PROVE! – L’esposto di Cruciani fu la “pistola fumante” che diede il via al complesso meccanismo d’indagine. La FIGC diede il via a un’indagine nel febbraio 1980 per fare luce su una serie di scommesse compiute a partire dagli anni ’70 da molti atleti o direttamente o attraverso complici, i quali puntavano somme di denaro sui risultati degli incontri ai quali avrebbero partecipato essi stessi. Un evidente conflitto d’interessi, oltre che a essere vietato dalle norme sportive. L’indagine della FIGC però non portò a capo di nulla, mancando le prove evidenti.

Verso la metà del 1979, frequentando il locale ristorante «Le Lampare», di proprietà del Sig. A. T. (Alvaro Trinca, n.d.r.), che rifornivo di frutta possedendo un magazzino all’ingrosso, ebbi modo di conoscere alcuni giocatori di calcio, tra i quali in particolare Giuseppe WILSON, Lionello MANFREDONIA, Bruno GIORDANO, Massimo CACCIATORI. […] I quattro giocatori, in proposito, mi dissero chiaramente che era possibile «truccare» i risultati delle partite, con il che, ovviamente, scommettendo nel sicuro. Mi precisarono, a titolo di esempio, che era scontato il risultato della partita PALERMO-LAZIO (amichevole) verificatasi, mi pare, nel mese di ottobre 1979 attraverso l’intervento dì Guido MAGHERINI, giocatore del PALERMO. Accettai l’idea e decisi di intraprendere una serie di attività di gioco d’accordo […] Iniziò così, per me, una vera e propria odissea che mi ha praticamente ridotto sul lastrico ed esposto ad una serie preoccupante di intimidazioni e minacce […] Successivamente, ad esempio, alla partita PALERMO-LAZIO accennata, presi contatti con il MAGHERINI per combinare il risultato della partita TARANTO-PALERMO prevista per il 9-12-1979. In proposito il MAGHERINI organizzò il pareggio delle due squadre a patto che io giocassi sul risultato, nel suo interesse, 10.000.000 e altri 10.000.000 consegnassi a ROSSI Renzo e QUADRI Giovanni del TARANTO. Contrariamente ai patti, vinse il PALERMO. Il MAGHERINI, a tal punto, avrebbe dovuto rifondermi i 10.000.000 giocati per lui ed i 10.000.000 consegnati ai giocatori del TARANTO, ma si rifiutò. Inoltre in seguito al mancato rispetto degli accordi ho perduto, insieme ad altri scommettitori che meglio preciserò in prosieguo, L. 160.000.000 presso svariati allibratori clandestini…

NESSUN REATO PENALE – A onor del vero c’è da dire che alcuni punti di questa ricostruzione, durante il processo sportivo, non vennero mai provati e alcuni tesserati vennero scagionati dalle accuse. I giocatori coinvolti vennero scarcerati in pochi giorni, e il 23 dicembre 1980 si conclude l’inchiesta della magistratura con un’assoluzione generale, in quanto il fatto non costituiva reato. All’epoca, infatti, la frode sportiva non era reato, lo divenne nel 1989, e non fu riconosciuta la truffa ai danni degli scommettitori clandestini. A livello sportivo invece le conseguenze furono clamorose: Milan e Lazio furono retrocesse in Serie B, Avellino, Perugia, Bologna Palermo e Taranto penalizzate, squalificati da 6 anni a 3 mesi i calciatori coinvolti, tra cui anche Paolo Rossi, che portò poi l’Italia alla conquista del mondiale del 1982.

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IL MISTERIOSO BOLOGNA – JUVENTUS – Le Iene hanno riportato alla ribalta un altro episodio, relativo alla partita Bologna-Juventus del 13 gennaio 1980, conclusasi con il risultato di 1-1. La “Vecchia Signora” fu tirata in ballo nello scandalo per via di una presunta combine, ma non venne condannata. Secondo il racconto postumo di Carlo Petrini, all’epoca giocatore felsineo, le due società si accordarono per un pari, con tanto di scommesse da parte di molti giocatori rossoblù e del tecnico Marino Perani, avvenute tramite Massimo Cruciani. Dopo circa un’ora di gioco a ritmi parecchio bassi, la Juventus passò in vantaggio grazie ad un errore del portiere rossoblù Zinetti su un tiro dalla distanza. Segnò Causio, ma non esultò. Passarono 10 minuti, e il Bologna pareggiò grazie a un’autorete di Sergio Brio. Per l’assoluzione della società juventina il 26 maggio fu decisiva l’assenza dall’aula del superteste Cruciani, avvenuta due giorni prima, il quale non si presentò a testimoniare contro il Bologna. Sempre a detta di Petrini, fu il presidente bianconero Giampiero Boniperti a convincere Cruciani a non testimoniare, chiedendo allo stesso Petrini di fare da intermediario, per evitare una possibile retrocessione dei bianconeri. La Juve non ha mai smentito questa versione dei fatti.

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LO SCANDALO DEL 1986 – I giocatori avranno imparato? Evidentemente no. Passano solo pochi anni e il 2 maggio 1986 si assiste a “Totonero-bis”. Tutto partì dall’arresto di Armando Carbone, braccio destro del dirigente del Napoli Italo Allodi, che confessò l’esistenza di un giro di scommesse riguardanti alcune partite di calcio nei campionati professionistici, dalla Serie A fino alla Serie C2, dal 1984 al 1986. Dario Maraschin, all’epoca presidente del Lanerossi Vicenza, confessò di aver versato 120 milioni di lire per vincere la partita contro l’Asti e lo spareggio contro il Piacenza nel Campionato di 1984-1985, ma di non aver truccato nessun incontro nel 1985-1986 in Serie B. In realtà vennero raccolte alcune intercettazioni telefoniche che dimostrarono il contrario, soprattutto negli incontri contro Monza e Perugia, il cui Presidente, Spartaco Ghini, ammise che la sua società aveva commesso illeciti sportivi. Peraltro il Perugia fu l’unica squadra a preferire la retrocessione alla penalizzazione.

QUASI IMPUNITI – Vennero deferite alla FIGC per la serie A Bari, Napoli, Udinese. In Serie B vennero coinvolte Bescia, Cagliari, Empoli, Monza, Perugia, Sambenedettese, Triestina, Lanerossi Vicenza, Lazio e Palermo. Le ultime due rientrarono nell’occhio del ciclone sei anni dopo il primo coinvolgimento totonero. In C il coinvolgimento riguardò Cavese, Foggia, Reggiana, Carrarese, Salernitana e Pro Vercelli. L’ultima però era iscritta al campionato di C2. Dopo la sentenza d’appello l’Udinese venne condannata a nove punti di penalità da scontarsi nel campionato 1986-1987. Il Vicenza non venne ammesso in Serie A, il Perugia venne spedito in C2, e vennero assegnati dei punti di penalizzazione a Lazio, Triestina e Cagliari. Un brodino, se paragonato a quanto successe nel 1980 e ancora di più nel 2011. Almeno nel primo caso le scommesse erano vietate.

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