Amici 14, Roberto Saviano, Renato Zero e la risata di Elisa
12/04/2015 di Boris Sollazzo
AMICI 14 –
Maria De Filippi ha vinto, lunga vita a Maria De Filippi. Amici 14 ha pensato bene di iniziare col botto. Più del 25% di share (e nella fascia 15-34 si arriva quasi al 38%) e cinque milioni e mezzo di spettatori umiliano Antonella Clerici che, con il suo Senza parole (potrebbe essere perfetto, questo titolo, anche per la stroncatura che meriterebbe), raccoglie 10 punti in meno, e più di trenta nella fascia adolescenti-giovani adulti, e lascia per strada un paio di milioni di persone. E se non basta, l’hashtag #Amici14 è stato top trend su Twitter tutta la sera. Nel mondo. Quasi 180.000 i tweet sull’argomento.
#Amici14 fa dieci punti di share in più rispetto ad Antonella Clerici. Dio perdona, Maria no e, se gli avanza tempo, ti asfalta pure.
— Fran Altomare (@FranAltomare) 12 Aprile 2015
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Quando la goleada è così larga, verrebbe da dire, non c’è critica che tenga. Ma se al Santiago Bernabeu si permettono di fischiare il Real di Ancelotti, fresco di “Decima”, noi possiamo pure provare a fare le pulci alla signora della tv. E rimanendo sull’esempio calcistico, Amici, che la conduttrice 54enne ambisce a far diventare il suo Fantastico (verrebbe da dire Sanremo, ma le si farebbe un torto), quindi un evento televisivo imperdibile e cult, atteso e passaggio obbligato per divi ed emergenti, assomiglia, però, più al Mundialito. Quella sorta di “Coppa Intercontinentale vorrei ma non posso” che Berlusconi inventò per il suo Milan e la sua Fininvest, sognando che divenisse una coppa mitica e ambita. Ne uscì solo una festa kitsch per grandi decadute, con momenti piuttosto trash come il prestito ai rossoneri, nel 1981, di Johan Cruiff, nel primo tempo del match d’esordio dei rossoneri contro il Feyenoord. Prova patetica, tanto che fu sostituito da Ciccio Romano, scudettato nel Napoli di Diego Maradona ben sei anni dopo, arrivando in prestito dalla Triestina nell’autunno 1986. Tutto questo, peraltro, vedeva Nicolò Carosio a far la telecronaca. E le partite erano trasmesse in differita.
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AMICI 14, EMMA MARRONE ED ELISA –
Esattamente come Amici. In differita, con tutto il meglio che si sa – eliminazioni, vittorie, superospiti con tanto di stralcio del loro discorso -, con vecchie glorie che ancora dicono la loro (Renato Zero si sveglia due volte dal torpore, ma da par suo), altre che sono lì a far bella presenza (la Ferilli, che pure quando canticchia tra sé e sé sembra farlo in romanesco), un Biagio Antonacci che è giovanile quanto l’ultimo Peppino Di Capri e Francesco Renga che sembra aver scritto in fronte “se non mi pagavano l’ultima rata del mutuo, rimanevo a casa a vedere Verona-Inter”, ma che comunque, da professionista, fa il suo. E in più il pubblico sembra finto, come quello delle sitcom: urla, ride, esagera. Vorresti silenziarlo, come si fa con i telecronisti tifosi nel calcio, ma non è possibile.
E capisci, alla fine, che il problema è tutto là: che quei ragazzi cercano un posto al sole, ma non diverranno mai leggenda. Che Amici è una palestra di futuri mestieranti, non di divi. Che basta un Nek a batterli. Che tra loro e gli altri attori del firmamento a sette note, passa la stessa differenza che ieri c’era tra Emma e Elisa. Per carità, la prima è brava. Ma la seconda è, semplicemente, (il) meglio. Persino quando ride sguaiatamente, forse contagiata dal clima improbabile, ti sembra un passo avanti. E quando la Marrone interpreta Caruso così male che pure i suoi “ragazzi” fanno facce che neanche Corrado alla Corrida, sai che pure loro, gli studenti e concorrenti, sanno che al massimo come lei potranno diventare. E tu ti senti come 34 anni fa, guardando Cruijff con la maglia del Milan, e chiedendoti perché. Cosa ha spinto certi giudici a partecipare, perché gli insegnanti non parlano più (ancora in punizione per uscite improbabili nel passato?), perché non c’è la diretta, perché far fare a Virginia Raffaele Belen Rodriguez, con il controcampo fisso su Emma, a rendere tutto ancora più terribilmente provinciale.
AMICI 14, MARIA DE FILIPPI –
E così privi, insieme alla mancanza della diretta, la trasmissione dello status che Maria De Filippi cerca disperatamente di darle. E che ha trovato pure, ma solo nell’ascolto, non nella struttura, nella credibilità, nella forza del programma. Per quanto si sforzi, la signora Costanzo sconta il difetto atavico del marito. Ama avere ambizioni alte, ma poi non resiste a nuotare nel fango. Vorrebbe un’università di talent, ma poi Uomini e donne e C’è posta per te esplodono in lei. Una brava ballerina va riportata sulla terra con una clip sulla sua storia d’amore, la Marrone va riportata al suo ruolo tragicomico di cornuta, Saviano deve essere messo a fare la cartolina. Maria ha il cinismo di Dino Risi che racconta i mostri, vecchi e nuovi, senza la sua eleganza e arguzia. Per un pugno di punti di share, lei farebbe fuori tutti, il buono, il brutto e il cattivo compreso. E la fa bene si intenda questa tv trash chic, meglio di tutti. Anche se l’effetto Cruijff nel caso dell’autore di Gomorra lo senti di nuovo: arriva, fa il monologo, se ne va. Neanche due parole di cortesia. Non ha la naturalezza di Renzi con il giubbino, ma l’imbarazzo di chi è lì perché sa di voler parlare anche ai ragazzi e non più solo ai seguaci radical chic di Fazio, già convertiti. Citare Calamandrei e raccontare certe storie, ad Amici 14, vale anche quel sorriso tirato, quel disagio che ce lo rende più umano e simpatico.
Se vuoi fare Sanremo, devi farlo in diretta, e con la cialtroneria di Carlo Conti. Se vuoi fare Fantastico, devi farlo con uno spunto in più, non basta essere domatrice di giovani tigri, che azzannerebbero chiunque per un posto al sole, se solo avessero i denti. Se vuoi fare l’evento, devi avere anche l’autoironia giusta. Di cui Amici 14 è totalmente priva, così che pure la leggerezza di Elisa sembra quasi disorientante. E la faccia dello spettatore diventa quella di Garrison quando parla il superospite.
Un catatonico Garrison che ascolta Saviano. Garrison uno di noi. #Amici14 pic.twitter.com/pRt3oAkJnX — David Di Tivoli (@David_IsayBlog) 11 Aprile 2015
Un’ultima avvertenza. Sarebbe il caso, la prossima volta, di impedire figuracce scontate. Niente Caruso per Emma, niente Stromae per i ragazzi. Ricordiamo a tutti che persino in Italia sta per entrare nell’ordinamento il reato di tortura.