Ampugnano, Mps e la massoneria: dietro l’aeroporto scandalo

LE IRREGOLARITA’ E LE DENUNCE DEL COMITATO – Sono questi i nomi coinvolti nella vicenda con cui, secondo l’accusa, il fondo Galaxy sarebbe stato avvantaggiato nella partita per la nomina del socio privato. Spiega Maria Rosa Mariani: “Avevamo fatto nel dicembre del 2007 un primo esposto al ministero. Ma la società se ne infischiò delle nostre denunce, così come della grande manifestazione fatta nel novembre precedente, una delle più partecipate mai viste  nel nostro territorio”, ricorda. Rispetto alle cifre iniziali, il progetto, dopo la vittoria della gara di Galaxy,  fu molto ridimensionato. Il Cda decise un aumento di capitale di 20 milioni di euro: “Approvarono la ricapitalizzazione sia i soci pubblici – che parteciparono ognuno per la sua quota – che Galaxy Fund che concorse per ottenere la maggioranza delle azioni”. Nel frattempo Mps aveva acquistato la quota di Adf  (Aeroporto di Firenze) contrario all’operazione di ampliamento e deteneva nell’aprile 2008 il 43% delle azioni. Con la ricapitalizzazione Galaxy Fund diventò azionista di maggioranza con il 56,38% delle azioni. I soci pubblici si riducono al 22% e l’altra quota, vicina al 23%, resta in mano a Mps. Il Comitato scopre e denuncia come sulla regolarità delle operazioni emergessero diversi dubbi: in pratica, secondo la teoria dell’impianto accusatorio, già ben prima della gara, la società aeroportuale, controllata anche da Mps, aveva individuato in Galaxy il socio privato che avrebbe trasformato Ampugnano nel grande aeroporto. Per cedere la maggioranza delle quote era però necessaria una gara: per questo Mps e Aeroporto di Siena avrebbero continuato i rapporti con Galaxy e si sarebbero limitati a prevedere una procedura di gara che lasciasse poche possibilità ad altri concorrenti. Tanto che soltanto un altro si presentò.

LE CONTESTAZIONI – Il piano elaborato di 50 milioni di euro fu poi ridimensionato ancora di più con la semplice ricapitalizzazione di 20 milioni, ma non venne bandita una nuova gara che avrebbe potuto attirare altre società. Ma non solo: il verbale di gara, chiuso l’11 settembre 2007, come ha sottolineato la Procura fu modificato il giorno successivo, grazie ai “suggerimenti” della professoressa Luisa Torchia. Un nome, accostato invano anche all’epoca tra i papabili per la squadra del governo Monti, prima di venire bocciato.  Torchia era all’epoca consigliere di Cassa depositi e prestiti e consulente di Mps, ora è fra gli imputati. Sulle irregolarità presunte della gara, denuncia Mariani: “Il vincitore sarebbe già stato deciso nel dicembre 2006, ben sei mesi prima della gara. Nel verbale dell’assemblea del 15 dicembre 2006, l’allora uscente presidente Biscardi presentava la signora Corinne Namblard e la sua società come quella che avrebbe gestito l’aeroporto”, denuncia Mariani. Come ricorda la legale, il Comitato venne anche a sapere di un contratto stipulato attraverso la società Polar Consulting srl – una società di intermediazione milanese – tra il presidente Viani e la stessa ad di Galaxy, tre mesi prima della pubblicazione della manifestazione d’interesse. Una vicenda che portò a un nuovo esposto alla Procura della Repubblica da parte del Comitato. Le irregolarità furono denunciate anche dall’associazione Pietra Serena. “I fatti ormai sono abbastanza noti, si spera soltanto che non ci sia la prescrizione dei reati”, racconta Romolo Semplici, che fa parte dell’associazione e che ha sostenuto la lista civica Cittadini di Siena nell’ultima tornata elettorale. “Una gara fasulla, sembra che avessero già deciso il vincitore”, ricorda anche Semplici.

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2008, PARTE L’INCHIESTA – Nel 2008 parte finalmente l’inchiesta: nel 2010 tutte le quote della società lussemburghese vengono messe sotto sequestro preventivo e ci sono 14 indagati. Poi nell’udienza preliminare sono rimasti in nove quelli rinviati a giudizio, compresi lo stesso Viani e Giuseppe Mussari, per turbativa d’asta e falso ideologico. Mariani ricorda anche come, dopo l’apertura dell’inchiesta, il Comitato si sia mosso anche con il Ministero dei Trasporti, in collegamento con quello dell’Economia e dell’Enac. Anche in questo caso emersero degli errori: “Prima di indire la gara non era stata comunicata l’intenzione e lo schema di privatizzazione”, sottolinea la legale, come invece, così come sottolinea, richiede il decreto ministeriale che riguarda la privatizzazione delle società aeroportuali. A questo si aggiungeva la scelta dubbia del partner privato. Un insieme di fattori che ha poi spinto il Ministero a dichiarare di non riconoscere la regolarità della gara. “Galaxy aveva compreso di non poter realizzare il progetto: si prevedeva che il fondo di investimento dovesse realizzare per qualche anno una serie di interventi sull’aeroporto, prima di rivendere la sua quota a terzi – come prevedevano gli accordi parasociali firmati nel 2008 con i soci, ndr – che il Fondo stesso aveva facoltà di scegliere”. Il tutto entro cinque anni, riguadagnando sulla quota investita. Intanto erano emersi dissidi tra la CDP e l’ad di Galaxy Corinne Namblard, poi espulsa dal Cda del Fondo, ma rimasta in quello della società Aeroporto di Siena. Il motivo? “Se avesse dato le dimissioni avrebbe costretto la società a rinominare altri membri, dato che nel cda erano rimasti soltanto in 4, dopo alcune dimissioni. Ma Galaxy, socio di maggioranza – aveva diritto di avere 4 su 7 consiglieri – , voleva sganciarsi dall’operazione, non certo rinominare nessuno. Al contrario gli altri soci non avevano forza sufficiente”, denuncia. Un’empasse terribile.

ampugnano siena mps aereoporto

PERDITE E LIQUIDAZIONE – La società andava intanto in perdita regolare, ogni anno, per diversi milioni: “Nell’arco degli ultimi anni ha praticamente dilapidato il suo capitale sociale”, denuncia Mariani. Formalmente 21 milioni e 270 mila euro circa, ma in realtà mancavano 12 milioni che Galaxy Fund avrebbe dovuto versare: “Galaxy versò soltanto un acconto del 25% e si rifiuto di versare gli altri 9 milioni”. I fondi versati sono stati praticamente consumati e distrutti dal 2008 al 2012. “Compresi quelli pubblici, pari a 4 milioni di euro versati come ricapitalizzazione”. In realtà, non furono materialmente sborsati: “Vennero dalla Fondazione Mps, che nel 2008 versò un fondo per lo sviluppo economico e sociale, del quale erano utilizzatori e controllori comune e Provincia di Siena”. Secondo Mariani però la Fondazione non poteva però fare queste contribuzioni: “Sollevammo la questione al Ministero dell’Economia, che la richiamò a non fare alcuna contribuzione che non fosse per specifici interventi, mai riguardanti imprese lucrative, come era una società per azioni  come l’Aeroporto di Siena”. Poi, con lo scoppio dell’altra inchiesta, si arrivò alla situazione attuale, con la Fondazione con i bilanci in rosso. Intanto, la società aeroportuale è stata messa in liquidazione: “Troppe ed evidenti le perdite, oltre alla mancanza di prospettiva seria per far funzionare l’aeroporto”, spiega Mariani.

INTERCETTATI – Le intercettazioni sulla vicenda Ampugnano hanno mostrato, in pratica, quello che era il potere senese, con Mps e Mussari protagonisti e gli intrecci tra banca, fondazione e politica. Tutto ruotava attorno al Monte. Senza l’influenza di Mps e della Fondazione, secondo  l’impianto accusatorio della Procura, neppure la Cassa Depositi e Prestiti e Galaxy avrebbero partecipato all’ampliamento.  Quanto, nel 2009, si teme un passo indietro della Cassa Depositi e Prestiti, una telefonata intercettata mostra come il segretario della Camera di Commercio di Siena Lorenzo Bolgi avesse infomato Claudio Machetti, ad della società aeroportuale, spiegando che come ci sarebbe stata una riunione riservata. “Si fa da lui, da Mussari”, si legge nelle intercettazioni. E poi c’è il passaggio che mostra come fosse lo stesso Mussari a guidare le operazioni per l’ampliamento dell’aeroposto senese, nonostante Mps detenesse soltanto il 21,38 % delle azioni. “Bolgi continua dicendo che prima di tutto bisogna parlare con Giuseppe Mussari perchè il pallino lo ha avuto sempre in mano lui”, si legge nell’informativa.  Secondo gli inquirenti, poi, il progetto dell’ampliamento potrebbe essere collegato a un progetto di sviluppo immobiliare, quello sul borgo di Bagnaia, tra le colline di Siena. Chi c’è dietro lo sviluppo della tenuta? I proprietari sono i membri della famiglia Monti-Riffeser (Riffeser è anche il padrone del gruppo editoriale che comprende La Nazione, il Resto del Carlino e Il Giorno, ndr) dove si punta a realizzare decine di ville per una clientela internazionale di golfisti, come ricorda Repubblica. Nella stessa informativa degli investigatori si spiega come “i due interventi – aeroporto e Bagnaia, ndtr – appaiono compiuti pressoché simultaneamente, anche se apparentemente scollegati tra loro” e come ci potrebbe essere anche un interesse diretto di personaggi eccellenti, che “possederebbero alcuni immobili siti in località Bagnaia”.

AMBIENTE E SALUTE – In attesa del processo, intanto, dal Comitato esultano perché “finalmente è stata messa la parola fine a un progetto insensato”. Per il Comitato non c’era altra possibilità che scegliere per la liquidazione della società: “Il progetto dell’ampliamento non era compatibile: gli utili per rientrare negli investimenti non erano pensabili, a meno che non si fosse scelto per la distruzione dell’ambiente”, spiega Mariani. Ricorda come il progetto ricada sulla riserva del Luco: “L’acquifero è un’enorme riserva di acqua che si trova sotto la piana di Rosìa. In pratica, 186 ettari di questa piana costituiscono il sedime aeroportuale”.  Si tratta della seconda riserva idrica di tutta la Toscana: l’acqua pompata dal Luco copre tutto il comprensorio senese. “Pensare di fare un aeroporto che desse pareggio o utile – per un numero di passeggeri che si aggiri almeno intorno al milione – era impossibile”, spiega Mariani. C’erano poi problemi logistici, per la mancanza di strade di accesso all’aeroporto adeguate. Senza dimenticare i possibili rischi per la salute dei cittadini. E i problemi economici: “La zona vive di agriturismi, da maggio a ottobre, con centinaia di ospiti stranieri. I proprietari erano tutt’altro che interessati all’aeroporto: se si fosse fatto sarebbero andati via per colpa del rumore degli aerei”.

IL PROCESSO E IL FUTURO DELLO SCALO – Anche il vecchio scalo non sembrava così utile: “Qui arrivavano pochi voli charter: a volte partivano le squadre di Basket della Montepaschi Siena o quella di calcio, qualche volta arrivò anche Silvio Berlusconi”,  ricorda. Ma non era certo uno  scalo cittadino: “Quando nel 2003 ci fu un tentativo di fare alcuni voli di linea – Siena-Milano e Siena-Olbia nel periodo estivo, ndr – a volte gli aerei viaggiavano con pochissime persone”, ricorda Mariani. Dopo qualche volo, si smisero entrambe le linee. Impedire le perdite era complicato, dato lo scarso utilizzo: “Soltanto come personale e addetti alle strutture tecniche, si spendono circa due milioni di euro l’anno. Costi di base ineliminabili”, aggiunge la legale, che ricorda come anche in occasione di eventi come il Palio – un evento che attira a Siena milioni di turisti – soltanto un centinaio erano le persone che preferivano scegliere questo mezzo. In attesa di scoprire se il processo che partirà a ottobre porterà eventuali condanne per i nove imputati – compresi Mussari e Viani – il dibattito continua sul futuro dello scalo. Cosa succederà dopo la liquidazione della società? “A maggio abbiamo fatto un incontro con i candidati sindaco di Siena, ma nessuno dei sei presenti ha avuto il coraggio di dire ‘Noi dobbiamo chiuderlo’ ”, ha denunciato Mariani. L’unica opzione che il Comitato ritiene utile: “C’è chi vuole mantenere uno scalo piccolo, per il trasporto degli organi in ospedale,  oppure per i vip: ma nessuno spiega o sembra sapere come coprire le perdite che saranno inevitabili”, afferma. “Noi vogliamo che l’area passi innanzitutto alla Regione, dato che ora demanio e strutture sono di proprietà statale”. Poi per il Comitato servirà intavolare un discorso serio con le istituzioni: “Il territorio deve utilizzato non come un aeroporto di sfogo, ma per fare progetti intelligenti. C’è la possibilità di portare occupazione”. Non con i mega progetti lasciati abbandonati: “Magari un parco fotovoltaico e progetti produttivi, che coniughino salute, economia e rispetto dell’ambiente”, conclude. Tutto con un occhio all’appuntamento di ottobre, per l’inizio del processo su un’inchiesta che ha rappresentato un  grimaldello con cui è stato svelato il coperchio di quello che i pm considerano il “sistema Siena”.

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