Amy Winehouse se n’è andata in silenzio quattro anni fa, uccisa dalla sua stessa malinconia
23/07/2015 di Alessio Barbati
Amy Winehouse
se n’è andata in silenzio quattro anni fa, uccisa dalla sua stessa malinconia. È morta sola, ma non da sola, perché si è spenta nel quartiere che amava, Camden Town, che oggi si illumina del suo ricordo. Una fitta al cuore per chi non si è mai rassegnato a non poter più sentire la sua voce e una ferita slabbrata dalla recente decisione della Island Records di “distruggere interamente” le sue tracce inedite. Un’azione finalizzata ad evitare future speculazioni tutelando il ricordo dell’artista. Una scelta drastica che ha fatto molto discutere perché, in fondo, bastava resistere alla tentazione di pubblicarle.
Anima fragile svuotata dal successo, Amy Winehouse non ha mai cercato la notorietà “Sono solo una ragazza che canta”, amava dire, lei che ha riversato la sua solitudine negli spartiti, riempiendo il cuore di sapeva ascoltarla. Solo tre album all’attivo, di cui uno postumo, hanno scosso talmente tanto il mondo della musica da assicurarle immaginariamente un posto d’onore nell’Olimpo della Motown, lei che con l’etichetta di Detroit non aveva nulla a che vedere. Nel dicembre del 2007 “Love Is a Losing Game” viene sottoposta come testo d’esame a Cambridge in paragone con i poemi di Sir Walter Raleigh.
L’anno scorso, in occasione di quello che sarebbe stato il suo trentunesimo compleanno le è stata dedicata una statua a Stables Market, nel cuore di Camden. Un ricordo accolto da tutti con entusiasmo e un velo di tristezza per lei che di quel quartiere riuscì ad incarnarne l’anima più profonda. «Niente statue per chi non è morto almeno da 20 anni» aveva sempre ordinato il Camden Council, ma non nel suo caso. Perché lei è sempre stata un’eccezione. Una ragazza bianca che cantava la musica dei neri, l’incredibile successo e la straziante solitudine, la poesia prestata ad una musica troppo semplice, la bellezza devastata dalla droga prima e dall’alcol poi.
Amy Winehouse è morta a 27 anni, così come Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Brian Jones e Kurt Cobain avevano fatto prima di lei. Troppo sensibile per una notorietà inaspettata e per le travagliate storie d’amore Amy si è lasciata morire nel letto di casa sua il 23 luglio 2011, “Consapevole, forse, che a cantare il dolore si vive poco, e poi per sempre”.