Anche Washington chiede chiarezza sulla strage di Zaria alla Nigeria
17/12/2015 di Redazione
Una strage che i militari cercano di minimizzare, la comunità sciita furiosa, il suo leader, Ibrahim Zakzaky, detenuto. L’ennesimo disastro del pessimo esecito nigeriano, che ha fatto arrabbiare sia Washington che Teheran.
ANCHE WASHINGTON INTERROGA LA NIGERIA –
Il Dipartimento di Stato americano si è unito al governo iraniano nel chiedere chiarezza a quello nigeriano sulla strage di Zaria. Una strage insensata quanto tipica del modus operandi dei militari nigeriani, già noti per le atrocità commesse sia contro le popolazioni del Nord che per quelle a Sud contro gli abitanti del delta del Niger. Nella città si sarebbe consumato un massacro che secondo le fonti locali il 12 dicembre scorso ha provocato la morte di circa mille sciiti, una minoranza in Nigeria, dove i musulmani sono circa la metà degli abitanti e quasi tutti sunniti. Massacro scatenato dal fatto che il convoglio del generale Tukur Buratai è stato bloccato da una processione non autorizzata degli sciiti.
LA STRAGE DI ZARIA –
Non è chiaro come sia scattata la battaglia, ma i militari hanno riferito di aver forzato il blocco con la forza perché si sono sentiti minacciati e che c’è scappato qualche morto. Gli sciiti hanno parlato invece di circa un migliaio di vittime e non è facile per ora avere un bilancio attendibile della tragedia, visto che l’esercito non è affidabile e che i 1.000 morti sembrano molto anche per gli standard nigeriani. Il presidente Muhammadu Buhariha inviato una delegazione nello stato di Kaduna, ma da allora non si è saputo niente a proposito del bilancio delle vittime, anche perché la stampa nigeriana fatica a puntare il dito all’indirizzo dei militari, che non amano le accuse.
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LA CREDIBILITÀ DEI MILITARI –
Secondo i militari si è trattato di uso legittimo della forza e il successivo arresto, domenica, del leader sciita Ibrahim Zakzaky e di sua moglie ha avuto luogo solo per proteggerli, ma poi li hanno mantenuti protetti nei giorni successivi. Arresto non molto tranquillo e poco «protettivo», visto che sono circolate immagini del leader insanguinato mentre lo portavano via e che in seguito si è rischiata la rivolta popolare perché s’era sparsa la voce che l’uomo fosse stato ucciso.