Andreea Cristina Zamfir: la storia della donna uccisa e crocifissa
07/05/2014 di Redazione
Si chiamava Andreea Cristina Zamfir, aveva 26 anni e due figli. Emergono nuovi particolari sulla donna trovata morta lunedì a Ugnano, alla periferia di Firenze, seviziata e legata con del nastro adesivo a una sbarra di ferro su una strada che passa sotto il cavalcavia dell’autostrada.
ANDREEA CRISTINA, IN ITALIA IN CERCA DI UNA NUOVA VITA – La storia di Andreaa Cristina la racconta il Corriere Fiorentino: la giovane donna era nata Hunedoara, in Transilvania, ma aveva vissuto per alcuni anni a Drobeta Turnu Severin insieme al fidanzato, di cui subiva regolarmente le botte. Poi si era sposata e, subito dopo, la coppia si era trasferita in Italia sperando di poter iniziare una nuova vita. Nel frattempo Andreea era diventata mamma di due bambini, che oggi hanno tre e un anno e che vivono in Romania con i genitori di lui. Ma nonostante raccontasse ai suoi famigliari di aver trovato lavoro in in ristorante, la vita di Andreea in Italia era tutt’altro che felice: aveva cominciato a fare uso di droghe e per procurarsi il denaro necessario era costretta a prostituirsi, obbligata anche dal marito.
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VITTIMA DI UN MANIACO SERIALE – Andreea Cristina sarebbe rimasta vittima dello stesso maniaco seriale che già un anno fa aveva ridotto quasi in fin di vita una’altra donna, picchiata, seviziata e legata a braccia aperte con del nastro adesivo. A differenza di Andreea, lei era riuscita a liberarsi da quel nastro adesivo e a salvarsi.
IL DNA DEL MANIACO SUL NASTRO ADESIVO – Sul corpo di Andreea è stata disposta l’autopsia per stabilire quale sia stata la causa esatta della sua morte. Nel frattempo, fonti locali riportano che le forze dell’ordine avrebbero ricollegato alla stessa persona altri tre episodi analoghi, avvenuti tra Prato e Firenze tra l’estate del 2011 e lo scorso febbraio. Il maniaco seriale avrebbe strappato il nastro adesivo con i denti, lasciando il suo dna che, un volta analizzato, è risultato appartenere alla stessa persona. Le donne sopravvissute a questo genere di sevizie hanno raccontato agli inquirenti di un cliente che chiedeva «giochi erotici» senza però specificarne la natura. Al momento non sarebbe ancora stato disposta l’analisi del nastro adesivo trovato sui polsi di Andreea, per verificare se contenga tracce dello stesso dna già isolato dagli inquirenti.
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LA PISTA DEL NASTRO ADESIVO RUBATO ALL’OSPEDALE – E, sempre per il momento, non hanno dato esito le indagini sulla pista del nastro adesivo rubato in ospedale: nelle ore scorse è emerso che quel nastro da pacchi in uso presso Azienda ospedaliera universitaria di Careggi, sarebbe stato usato anche nei casi di sevizie precedenti. Secondo quanto riporta Il Messaggero, tuttavia, le perquisizioni condotte questa notte dai Carabinieri non avrebbero portato alla luce nessun indizio.
(Photocredit: LaPresse)