Atac, King Long e l’ombra dell’ex manager indagato

Soltanto un anno fa incassava una buonuscita da un milione e 200mila euro per abbandonare Atac, adesso potrebbe “riabbracciare” la stessa azienda, nonostante le indagini giudiziarie sul suo conto. C’è anche Antonio Cassano, l’ex direttore generale della municipalizzata del trasporto pubblico romano, dietro la possibile partnership tra Atac e l’azienda cinese King Long. Il motivo? Dopo aver concluso la sua esperienza in Atac, Cassano si è “riciclato” come “Chief Corporate Officer” dell’area amministrativa nella filiale italiana del colosso cinese con sede in Xiamen. La stessa che potrebbe adesso vendere in leasing ad Atac circa 800 bus, necessari per rinnovare un terzo della sua flotta.

Così, non bastasse l’eredità dello scandalo “Parentopoli” e l’inchiesta ancora senza risposte sulla frode dei biglietti clonati, una nuova ombra rischia di toccare l’azienda per la mobilità capitolina dai conti in rosso. Certo, la trattativa tra le due aziende è ancora allo stato preliminare. Anzi, lo stesso assessore ai Trasporti Guido Improta, cercando di smorzare le polemiche, ha precisato di non aver «mai pronunciato il nome della società King Long, che di cinese ha ben poco» quando aveva evocato possibili partner cinesi. Ma il nome della società che produce autobus è stato nelle ultime settimane considerato tra i “papabili” investitori. Così, nel caso il “matrimonio” venisse celebrato, in “dote” ci sarebbe anche l’ex manager Cassano, che tornerebbe a incrociare i destini di Atac.  In pratica, “rientrerebbe dalla finestra”, come riporta Riccardo Tagliapietra sul “Messaggero“.

 

Antonio Cassano King Long Italia

 

ATAC, L’EX MANAGER INDAGATO E L’OFFERTA DELLA KING LONG –  Eppure, non è che Antonio Cassano avesse lasciato molti rimpianti. Anche perché dietro il suo nome continuano a restare non pochi interrogativi di carattere legale. Storico braccio destro dell’ex ad Gioacchino Gabbuti, era stato scelto dalla giunta Veltroni ai vertici dell’azienda del trasporto pubblico, per poi essere confermato durante l’amministrazione Alemanno. Entrambi erano finiti indagati (insieme ai dirigenti Anselmi e Pesce, e due prestanome, Marcello Bonura e Umberto Bianchi) con l’accusa di peculato e riciclaggio nell’inchiesta nata dalla denuncia di “Repubblica.it” sui titoli di viaggio clonati di Atac, attraverso un sistema parallelo di bigliettazione i cui proventi illeciti sarebbero poi finiti nelle casse di partiti politici e dirigenti corrotti.

Oggi, a un anno di distanza dall’inchiesta condotta da Laura Condemi e dal procuratore aggiunto Francesco Caporale, non è ancora stato individuato alcun responsabile per quella frode. “Una truffa continua”, come l’ha definita la stessa “Repubblica”, precisando come nessuno sia riuscito a fare ancora luce su una vicenda piena di “macchie”. E ancora in corso secondo fonti interne:

«Non l’ha fatto la Commissione d’inchiesta istituita dal sindaco Ignazio Marino (verifica risolta in un nulla di fatto, ndr), non l’hanno fatto (almeno per il momento) Guardia di Finanza e Procura di Roma che tuttavia sono da mesi al lavoro per far luce sulla vicenda. E non l’ha fatto l’attuale amministratore delegato di Atac, Danilo Broggi (che non ha nemmeno voluto rispondere alle domande de “La Repubblica”, ndr)».

 

ANTONIO CASSANO E LE OMBRE AI TEMPI DELL’ATAC – Ma non solo. Il nome dell’ex direttore generale Atac Antonio Cassano trovò spazio (ancora insieme a quello di Gabbuti) anche nella lista dei 1170 correntisti della Smi Bank, l’ex banca del Titano salvata dal crac nel 2006 e controllata della holding San Marino Investment. Nel 2010 fu la procura di Roma a indagare su casi di evasione fiscale, cercando di accertare se alcuni passaggi di denaro non nascondessero operazioni di riciclaggio. L’indagine finì senza esito. Eppure, scriveva sempre il quotidiano “La Repubblica” a fine 2013, Cassano e Gabbuti non soltanto avrebbero depositato contanti a San Marino, ma sarebbero stati soci occulti di una società locale a cui l’Atac affidava consulenze e organizzazione di eventi:

«Accade però che la magistratura di San Marino, già in quel 2010, abbia trasmesso alle autorità italiane informazioni cruciali su quei due conti. E che ora fonti inquirenti sanmarinesi spieghino di cosa si tratti. Si scopre infatti che, alla Smi bank di San Marino, Gioacchino Gabbuti ha trasferito oltre un milione e mezzo di euro e ha costruito uno schermo fiduciario per coprire la sua partecipazione nelle società “Edilgroup”, “Navigando”, “Pragmata”, “G. A.” e “Orizzonti”. […] Cassano risulta partecipare allo stesso schema fiduciario che deve dissimulare la sua partecipazione occulta in almeno tre delle società di cui è azionista altrettanto occulto proprio il suo mentore Gabbuti: la “Pragmata”, la “Edilgoup” e la “G. A.”. A cosa servono queste partecipazioni societarie occulte? Nel 2007, la Pragmata  –  di cui Gabbuti e Cassano sono appunto soci occulti  –  viene retribuita da Atac, di cui Gabbuti e Cassano sono dirigenti “palesi”, per una consulenza che valuti il lavoro dei manager dell’azienda. Roba da codice penale. Se solo qualcuno se ne accorgesse, o avesse voglia di farlo. Di più: “Pragmata  –  riferisce una qualificata fonte interna di Atac  –  almeno fino al 2010 viene scelta per consulenze di varia natura, per l’organizzazione di convegni ed eventi»

ANTONIO CASSANO E LA BUONUSCITA MILIONARIA INCASSATA DA ATAC –  I problemi di natura giudiziaria non hanno impedito a Cassano (così come per Gabbuti) di incassare una rilevante buonuscita per abbandonare Atac al termine del 2013 senza contenzioso. Ben 1,2 milioni di euro circa. Tutto mentre l’azienda faceva i conti con debiti milionari. Poi Cassano è entrato a far parte della filiale italiana di King Long. La stessa che fa parte dell’Industria Italiana Autobus, che  ha creato il Polo Unico degli Autobus con l’ex Irisbus di Valle Ufita e la BredaMenarinibus di Bologna.

Adesso non resta che capire se l’operazione tra Atac e cinesi si concretizzerà (tra i partner potenziali c’è anche l’azienda francese Bollorè, ndr), per vedere se Cassano e la municipalizzata romana torneranno a “incontrarsi” nella stessa strada. Con un tempismo a dir poco discutibile, proprio nei giorni in cui Roma viene sconvolta dall’inchiesta su “Mafia Capitale“. Altro che annunci sulla trasparenza e commissari. Nella “Città Eterna” di infinito sembrano essere rimaste soltanto le ombre.

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