Atac, lo sciopero Tpl selvaggio che paralizza Roma Nord
24/11/2015 di Redazione
Azione sindacale non programmata per i dipendenti della Roma TPL, la concessionaria di Atac che gestisce le linee periferiche di Roma Capitale: ieri un’intero deposito, quello della Magliana, che gestisce i quartieri periferici più popolosi di Roma Nord, è rimasto con le braccia incrociate. Sciopero selvaggio, dunque, per chiedere ben due mesi di stipendi arretrati: e se è vero che Atac Roma non sta per nulla bene, ancora peggio stanno i suoi appaltatori.
Repubblica Roma racconta quanto accaduto.
Non uno sciopero, che la Cgil aveva indetto per il 4 dicembre, ma un blocco selvaggio. Ieri un intero quadrante della capitale, l’estrema periferia di nord ovest, con quartieri popolosi come Casalotti, Selva Candida, Palmarola, Ottavia, Lucchina, Monte Mario Alta, è rimasto senza autobus: studenti che non sono andati a scuola, lavoratori che da Palmarola hanno camminato 4 km per raggiungere la stazione ferroviaria di Ottavia, la più vicina, anziani completamente tagliati fuori. Gli autisti del consorzio Roma Tpl, che per conto di Atac gestisce le linee periferiche, hanno deciso di non fare uscire i mezzi dal deposito di via della Maglianella: 120 vetture per un totale di 30 linee. E oggi è toccato al deposito di via Raffaele Costi in zona Nomentana che ha paralizzato anche snodi nevralgici come la Casilina, la Tiburtina e la Prenestina. Ferme 92 linee e traffico in tilt anche in quel quadrante. Una rivolta estrema partita dalla base che da oltre 18 mesi riceve gli stipendi a singhiozzo
La situazione degli autisti è certamente molto difficoltosa.
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“Da due mesi non percepiamo lo stipendio. L’azienda ha mandato un comunicato in cui diceva che la mensilità di ottobre insieme al rifornimento carburante non potevano essere effettuati. Poi però il gasolio è arrivato, lo hanno scaricato indebitandosi ulteriormente”. “Siamo stanchi di essere trattati come figli di un dio minore”. Raccontano che il loro stipendio si è ridotto da 1.450 euro a 1.100 senza straordinari perché l’azienda non paga più una voce definita “erg”, disagio salariale giovanile, pari a 70 euro al mese, e il premio di risultato per il 2015, che ammonta a 150 euro, quest’anno non è stato riconosciuto. “I sindacati non li vogliamo, non abbiamo sigle, siamo il sindacato degli autisti”, dice un conducente sposato con due figli, padre e madre a carico, mutuo da pagare. “Da due anni non pago più la rata il 5 di ogni mese, ma quando mi accreditano lo stipendio. Mia moglie non lavora, mio padre ha perso il lavoro”. “Sì, siamo consapevoli che stiamo rischiando. Ma siamo esasperati». «Non solo disparità di trattamento economico rispetto ai colleghi dell’Atac, ma anche condizioni di lavoro insopportabili: i posti guida, per esempio, sono ridotti ai minimi termini, indecenti, senza alcun ammortizzatore. E in strada veniamo aggrediti dai passeggeri”.
Il problema è il giro dei conti delle finanze di Atac.
Al dipartimento Mobilità spiegano che il problema sono i contributi previdenziali non versati dalle ditte alle quali Roma Tpl ha subappaltato il servizio. I contributi sono stati pagati dal Comune, che si è rivalso su Roma Tpl, il quale a sua volta si è rivalso sulle ditte. Tutto questo perché il contratto di affidamento del servizio non ha previsto nessun meccanismo per verificare la solidità delle imprese vincitrici dell’appalto, né ha vietato la pratica del subappalto.
E a rimetterci, chiaramente, sono i cittadini.