Gli avvocati dell’attentatore di Boston: «La condanna? Colpa dei social media»
18/08/2015 di Redazione
I legali di Dzhokhar Tsarnaev, condannato a morte per l’attentato alla maratona di Boston, cercano una revisione della sentenza asserendo che la giuria è stata influenzata dai social media.
LE CONDANNA A MORTE –
Il processo a Dzhokhar Tsarnaev non ha riservato particolari sorprese, catturato dopo una caccia all’uomo seguita all’attentato alla maratona di Boston il 15 aprile del 2013, il giovane era reo confesso e le prove a suo carico schiaccianti. I tre morti tra la folla, i 264 feriti e i tre poliziotti uccisi da Dzhokhar e dal fratello maggiore Tamerlan in fuga, sono più che sufficienti per guadagnargli la condanna capitale per gli standard statunitensi.
L’APPELLO E I SOCIAL NETWORK –
Ora i suoi avvocati si sono avventurati nella difficile impresa di chiedere una revisione del processo e quindi della condanna e nel farlo lamentano che l’attenzione sui social media abbia generato una pressione illegittima sulla giuria popolare, influenzando le 12 persone che hanno giudicato colpevole Dzhokhar. È la prima volta che in un contesto del genere si chiama in causa una responsabilità dei social network nell’influenzare una giuria. Senza la «saturazione dei social media » e la furia giustizialista seguite all’attentato, secondo gli avvocati, la decisione della giuria popolare potrebbe essere stata diversa, almeno più clemente, e quindi il giudizio è risultato minato dal pregiudizio alimentato dall’immersione in una ambiente ostile al loro cliente.
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DIFFICILE SFUGGIRE ALLA CONDANNA A MORTE –
Un copertura mediatica sfavorevole ha fatto il resto, impedendo ai giudici di formarsi un’opinione senza interferenze come prevede la legge. Per questo gli avvocati, che pure non hanno mai negato la sua colpevolezza, cercando invece d’evitargli almeno la condanna a morte, richiedono un altro giudizio, da tenersi lontano da Boston. Anche se la corte d’appello dovesse accogliere la richiesta, appare tuttavia improbabile che il giovane possa sfuggire alla pena capitale, essendo stato riconosciuto colpevole di 30 capi d’accusa, 17 dei quali punibili con la condanna a morte.