Baby squillo su Facebook per 10 euro di ricarica

A Brescia un gruppo di ragazzine tra i 15 e 16 anni si concedevano a uomini di tutto il Nord Italia per pochi euro. Gli agenti della polizia provinciale di Brescia hanno scoperto così una storia di degrado che coinvolgeva le ragazze, giovanissime e senza alcun problema economico. Le studentesse per aumentare il loro fatturato si prostituivano nei bagni del loro istituto professionale concedendosi anche ai compagni in cambio di piccole ricariche telefoniche. Una situazione assurda che ha portato il preside dell’istituto a far presidiare i bagni della scuola dal personale scolastico. «Se magari volevo un paio di jeans nuovi mi proponevo al primo che mi metteva gli occhi addosso. Ero sempre pronta a un rapporto sessuale», ha dichiarato agli inquirenti una delle minorenni coinvolte.

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Riporta il Corriere di Brescia:

Tutto è partito da una madre che, insospettita dai rientri a notte fonda della figlia, in due casi accompagnata da un 70enne (che sembra uscirne pulito), si è informata sulle prestazioni scolastiche. In aula la giovane ci andava pochissimo e la mamma, con sospetti sempre più forti, si è rivolta alla Polizia Provinciale di Brescia. Gli agenti hanno ricostruito l’intera vicenda con non poche difficoltà: all’inizio le cinque baby squillo si servivano di un 30enne bresciano come intermediario, poi, avevano iniziato a gestire da sole il proprio giro. Non usavano le normali chiamate del telefono ma contattavano i clienti con profili falsi creati ad hoc sui social network: il giro arrivava fino a Bergamo, Mantova, Torino e Milano, gli incontri si tenevano sopratutto nei parcheggi del centro commerciale Freccia Rossa di Brescia.

C’è anche un primo indagato nell’inchiesta: si tratta di un 45enne di Brescia accusato di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile. Avrebbe aiutato le giovanissime nell’adescamento usando il telefono per contattare le baby squillo.

(GettyImages credits foto copertina)

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