SIR: i giovani ricercatori raccontano l’odissea del bando
23/02/2015 di Stefania Carboni
C’era una volta il Sir, bando per il Scientific Independence of Young Researchers. O meglio c’è ancora. Con uno stanziamento di oltre 47 milioni di euro, il SIR è un bando pubblico che permette di finanziare i progetti dei giovani ricercatori italiani. Ma, a distanza di un anno dalla scadenza del bando (13 marzo 2014), non c’è una graduatoria definitiva dei vincitori. Come funziona il Sir? Il Ministero, ispirandosi alle Starting Grants dello European Research Council (ERC), bandi dell’Unione Europea premia i progetti di ricerca innovativa in tre macroaree (Scienze della vita, Scienze fisiche e ingegneria, Scienze umanistiche e sociali). Quale è la situazione attuale? Sul sito del Ministero dell’istruzione, nella sezione apposita, si comunica che «le riunioni finali dei Comitati di Selezione avverranno il 27 febbraio per PE e LS e il 2 marzo per SH». «Nei successivi due giorni lavorativi – recita il comunicato – saranno emanati i decreti di ammissione alla seconda fase, che potrà avere immediato inizio». Ci è voluto quasi un anno per chiarire (forse definitivamente) la storia di un finanziamento pubblicato non ancora erogato.
400 ricercatori #bandoSIR dopo un anno mancano ancora le valutazioni #albandolaricerca #nonèunpaeseperlaricerca http://t.co/RNmipUyUgL
— Alessandro Tronchin (@AlessandroT88) 23 Febbraio 2015
IL RITARDO E LA LETTERA DEI RICERCATORI – Da che cosa sono dipesi i ritardi? Sia dall’insediamento dei comitati (avvenuto in ottobre) che nell’interazione con il consiglio scientifico dell’ERC. In una lettera indirizzata al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e trasmessa ai giornali due settimane fa i ricercatori hanno provato a fare il punto della situazione:
Dagli atti ufficiali risulta che il bando sia stato emanato il 23 gennaio 2014; solo il 25 febbraio il Ministero avrebbe chiesto all’ERC di fornire i nomi dei valutatori e il 16 luglio il Presidente dell’ERC, Jean Pierre Bourguignon, avrebbe comunicato l’impossibilità, da parte dell’ERC, di aderire alla richiesta pervenuta. Così, dopo mesi di silenzio, il MIUR ha annunciato «ci sono dei ritardi, che non dipendono però da negligenze del Ministero» e si è trovato costretto a pubblicare a settembre, dunque a sei mesi dall’uscita dal bando, un decreto direttoriale che modificava la procedura di valutazione e di selezione delle proposte.
«I comunicati del MIUR sono stati la scintilla che ha acceso l’incendio nel nostro gruppo», spiega Angelo, laureato in fisica con un Ph.D e con alle spalle un progetto di ricerca sulle deposizioni di ozono su di una foresta. «Il SIR era un bando che doveva finanziare progetti che dovevano rappresentare l’eccellenza della ricerca e vedere come sia stato gestito male in un tutte le sue fasi: i problemi con la scelta dei valutatori, tempi lunghissimi e poi ci siamo trovati di fronte a comunicati spesso approssimativi». Per questo i ricercatori hanno portato avanti le loro richieste, con una lettera generale e tweet collettivi.
LA LOTTA QUOTIDIANA DEI RICERCATORI SIR – Oggi, grazie alla mobilitazione sui social network dei partecipanti al bando, la situazione dovrebbe smuoversi a breve. La delusione però è tanta. «Non sono affatto soddisfatta dell’attenzione ricevuta», spiega a Giornalettismo Giovanna, ricercatrice all’Università Ca’ Foscari. «Dal MIUR si sono dimostrati dilettanti allo sbaraglio (altro che parametri europei e best practices) cambiando le regole del gioco a bando chiuso e a progetti presentati, scaricando la colpa sui commissari europei prima e su quelli attuali adesso, commissari selezionati dal MIUR stesso». Giovanna ha presentato un progetto nell’area Scienze umanistiche e sociali (il cui settore ha la fetta minore dei finanziamenti, il 20%, circa 9 milioni di euro). La corsa ai finanziamenti pubblici non è facile. «Ho ottenuto il dottorato nel 2012 a Bologna – spiega Giovanna – e ho avuto la fortuna, oltre che il merito, di vincere subito un assegno di ricerca di 12 mesi a Venezia dove lavoro attualmente. Ogni sei mesi devo però concentrarmi a scrivere progetti per trovare un finanziamento per l’anno successivo». La ricercatrice non è sola a vivere una difficile situazione. «Diciamo che ho scommesso sull’Italia; l’Italia, purtroppo, non scommette su di me», scherza Antonio, giovane papà ed esperto di storia del Medioevo genovese, storia del Mediterraneo e di storia delle crociate. «Sono stato chiamato ad intervenire a diversi convegni nazionali ed internazionali (Francia, Spagna). Ho tenuto perfino una lezione in Sorbonne a Parigi. Eppure, qui in Italia, ho trovato perfino difficoltà a reperire fondi per la pubblicazione d’un mio volume».
LEGGI ANCHE: «Io, malata, vi spiego la differenza tra la ricerca vera e Stamina»
IL CATTIVO ESEMPIO DEL SIR E LE PAURE DEI GIOVANI RICERCATORI – Davanti alla gestione del bando Sir le preoccupazioni dei ricercatori rimangono. «Quando iniziai a lavorare in università – sottolinea Angelo – c’era sempre molta attenzione ai bandi del ministero (gli attuali PRIN) e, se non si era già coinvolti in un progetto, si cercava sempre di partecipare. Ora non c’è più nulla, non si sa se e quando usciranno ulteriori bandi, non si può programmare nulla così, specialmente per chi, come noi, facciamo attività sperimentale». Anche se, dopo mesi, si dovrebbe arrivare all’epilogo il meccanismo fa riflettere. «La faccenda del bando SIR – ha aggiunto Giovanna – rappresenta solo un aspetto laterale della questione generale. Il punto essenziale è che ad oggi in Italia non esiste un piano di finanziamento alla ricerca universitaria. Siamo tanto turbati perché il SIR rappresentava l’unica forma di finanziamento nazionale, e guardando alle sue sorti e alla sua gestione la nostra preoccupazione aumenta esponenzialmente. Il ministro Giannini ha annunciato che a fine mese verrà pubblicato il Piano Nazionale della Ricerca, nel frattempo noi restiamo in preoccupata attesa». Dopo aver raccontato la sua storia, e le forze impiegate nel bando SIR, Angelo ricorda una frase. Con un po’ di ironia, pensa che riassuma la situazione italiana. Cita Derek Bok, che fu presidente della Harvard University: «If you think education is expensive, try ignorance». Ovvero: se pensate che l’istruzione sia costosa, provate l’ignoranza.
(Copertina ©LaPresse 28-12-2010 Roma, Italia)