Barack Obama: “America, la crisi è finita”
21/01/2015 di Tommaso Caldarelli
Barack Obama nel discorso sullo stato dell’Unione pronunciato in nottata (ora italiana) al Congresso degli Stati Uniti lo dice chiaramente: “America, la crisi è finita”. E il merito, il presidente lo dice senza mezzi termini, è chiaramente anche della sua amministrazione e dei provvedimenti messi in campo, che il Comandante in Capo si intesta senza alcuna paura: gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi, sembra dire Obama, certo non per caso. E al Congresso Barack Obama non rinuncia a chiedere maggiori azioni e provvedimenti ancora più coraggiosi.
BARACK OBAMA: “AMERICA, SIAMO FUORI DALLA CRISI” – “Siamo fuori dalla recessione”, dice Obama a Rappresentanti e Senatori riuniti in seduta comune. “La nostra economia cresce e crea nuovi posti di lavoro al ritmo più veloce dal 1999. Il nostro tasso di disoccupazione è più basso di quanto non fosse all’inizio della crisi finanziaria. Sempre più nostri giovani si laureano, sempre più persone sono assicurate, e siamo liberi dalla morsa del petrolio straniero più di quanto non siamo stati negli ultimi 30 anni”, dice il presidente degli Stati Uniti. E, come dicevamo, il merito è anche – e sopratutto – delle riforme della sua amministrazione: “Ad ogni passo, ci veniva detto che i nostri obiettivi erano sbagliati o troppo ambiziosi, che avremmo distrutto posti di lavoro o avremmo fatto esplodere il deficit. Invece, abbiamo visto la più veloce crescita economica in più di un decennio, il deficit è calato di due terzi, il mercato azionario è raddoppiato e l’inflazione per le cure sanitarie è al suo tasso minore da 50 anni”. Frasi, ricordiamolo, pronunciate davanti ad un Congresso che gli è completamente ostile: sia la Camera che il Senato sono controllate dai Repubblicani.
OBAMA, UN PROGRAMMA DI SINISTRA – Al Congresso, Obama ha chiesto di sostenere una serie di riforme davvero ambiziose. Per il New York Times Obama ha sferzato i Parlamentari “pretendendo azioni decise, anche se nessuna di esse probabilmente arriverà”. Nonostante la sconfitta alle ultime elezioni di medio termine, “con gli indicatori economici in volata e i sondaggi sul suo operato in miglioramento, non ha fatto alcun riferimento alle midterm, non ha offerto il fianco riguardo alla sua leadership e non ha proposto alcun compromesso in favore del realismo politico”. Al congresso repubblicano Obama ha chiesto a brutto muso “di alzare le tasse ai ricchi”, ha chiesto ai parlamentari “eletti sulla promessa di restringere il governo” di “riaprire i cordoni della borsa per rendere gratuiti i community college” e di promuovere un agenda sociale aggressiva con “congedi parentali e maternità pagata per milioni di americani della classe media”. Insomma, un programma che avrebbe fatto piacere “ad un congresso democratico”, ma ad Obama “non è interessato”: si è spostato a sinistra mentre il congresso si è spostato a destra, e accada quel che accada.
OBAMA: “HO GIA’ VINTO DUE CAMPAGNE ELETTORALI” – Ha chiesto così ai Repubblicani di sostenerlo in questi sforzi, o comunque di non mettersi di traverso. “La mia sola agenda per i prossimi due anni è quella che ho avuto dal giorno che ho giurato davanti al Campidoglio: fare ciò che credo sia meglio per l’America”: e non si tratta di tirare la volata della Campagna elettorale. “Non ho altre campagne da fare”, ha detto Obama: “Lo so, perché le ho vinte entrambe“, ha scherzato con i repubblicani che lo applaudivano, ironicamente. Non è mancata la politica estera, visto che Obama ha chiesto al Congresso di completare il suo cambio di politica su Cuba “rimuovendo l’embargo commerciale”. Ai Parlamentari è stato chiesto inoltre di “autorizzare l’uso della forza” contro il Califfato dello Stato Islamico di Siria e Iraq del Levante, ovvero l’Isis: “Stiamo sostenendo l’opposizione moderata in Siria. Ma questo sforzo chiederà tempo e concentrazione. Ce la faremo, ma questa sera chiedo al Congresso di mostrare al mondo che siamo uniti in questa missione approvando una risoluzione che ci autorizzi ad usare la forza contro lo Stato Islamico”.
OBAMA, LE REAZIONI DELLA STAMPA – Per la stampa americana, Obama è stato “sicuro di sé e a tratti sfrontato”, ma il fatto è che i sondaggi sul suo Job Approval, sebbene ancora a suo sfavore, stanno migliorando grandemente, sopratutto dopo gli ultimi dati sull’occupazione e sulla situazione economica americana.
Per gli analisti di Politico, Obama ha parlato sia ai Repubblicani sia ai critici che si ritrova in casa democratica. Al GOP, Obama ha fatto sapere che gli ultimi sondaggi dimostrano che “non è vero che gli americani sono in disaccordo con me”, e che quindi la vita della destra nel contrastare un’agenda economica espansiva potrebbe essere dura. Ma ha rassicurato anche gli strateghi del Partito Democratico: gli ultimi due anni di presidenza Obama non li passerà a piangere, ma a “opporre il veto alle leggi” che i Repubblicani gli invieranno e a “fermare qualsiasi tentativo di smantellare la sua agenda”. Uno sforzo che il partito gli ha chiesto per lastricare la strada al prossimo candidato presidente democratico, proprio mentre Hillary Clinton si appresta a sciogliere la riserva – ammesso che lo faccia – sulla sua corsa del 2016.