Quelli che odiano Papa Francesco
05/04/2013 di Dario Ferri
C’è una Chiesa aperta, che si interroga, anche con visioni molto diverse al suo interno, sull’evoluzione della società e sull’esigenza di cambiamento del suo modo di approcciarsi al mondo esterno. E c’è una Chiesa radicale, ancorata alle sue tradizioni, che nega le aperture, rifiutando ogni svolta progressista, e si spinge, in alcuni casi, fino a ripudiare il II Concilio e il normale dialogo con le altre religioni. (Fonte foto: LaPresse)
“HA ACCESO CANDELE IN MEMORIA DEGLI EBREI” – Si tratta, nel secondo caso, di una posizione marginale, certo. Che però sul web riesce a trovare una vetrina gratificante. I portali e i blog dei cattolici fondamentalisti hanno cominciato la loro silenziosa (ma non tanto) battaglia alla critica del Papa del “modernismo duro e puro”. E’ il caso, ad esempio, del sito Unavox, che – riprendendo un editoriale del settimanale francese Rivarol – contesta al nuovo Pontefice Jorge Mario Bergoglio di aver fatto accendere nella cattedrale di Buenos Aires (nel novembre dello scorso anno) “sei candele in memoria dei sei milioni di ebrei uccisi nell’Olocausto” e di aver pronunciato “davanti ad un uditorio composto in gran parte da rabbini” delle “riflessioni molto condivise sulla commemorazione della Notte dei Cristalli”. “In questo contesto – spiega Unavox – si capisce perché il B’nai B’rith, il grande rabbinato di Israele, il presidente israeliano Shimon Perez e i principali esponenti israeliani siano stati così siti rambici verso Francesco I al momento della sua elezione”. Non solo: lo stesso sito contesta a Papa Francesco il messaggio che, il giorno stesso della sua elezione, ha rivolto alla comunità ebraica di Roma auspicando di poter contribuire, nella veste di nuovo vescovo della città, al progresso delle relazioni tra ebrei e cattolici. “Come si vede – è stato il commento di Unavox -, dopo l’avvento di Giovanni XXIII, il 28 ottobre 1958, niente cambia a Roma, se non in peggio”. E ancora: “Occorre evitare di confondere la religione cattolica con questa contraffazione della Chiesa che occulta ed eclissa la Chiesa di Gesù Cristo”. Parole inequivocabili.
“VADA DAI LEFEBVRIANI” – Rappresenta inconsuete posizioni anche il sito Cordialiter, che si definisce ‘blog della Tradizione Cattolica’, altro spazio utilizzato per dichiarare “guerra al modernismo”, che propone un viaggio apostolico di Bergoglio ad Econe (Svizzera) per stipulare un “accordo di pace nella storica roccaforte lefebvriana”. “E’ noto – si legge in un post del 18 marzo – che l’allora arcivescovo di Buenos Aires coltivava rapporti cordiali di fraterna amicizia coi lefebvriani (nel 1988 scomunicati da Giovanni Paolo II, nda), e credo che se Mons. Bernard Fellay invitasse Francesco ad Econe, il Papa potrebbe anche decidere di accettare. Ormai in questi giorni abbiamo visto che un uomo spontaneo, ‘fuori dagli schemi’, disposto anche a gesti inconsueti e imprevedibili, non penso che si lascerebbe intimidire dalle lamentele dei progressisti”. Parole forti. Come quelle pronunciate all’elezione di Francesco: il 13 marzo, con il post “Circa l’elezione del nuovo Romano Pontefice”, Cordialiter ha definito “drammatica” la situazione della Chiesa “a causa della confusione seminata dai modernisti”.
“ACCENDE CATTIVE TENTAZIONI” – Non è rimasto a guardare nemmeno lo scrittore Sandro Magister. Sul suo blog dell’Espresso ha scritto: “Si è già intravisto in papa Bergoglio un forte profilo di vescovo ‘defensor civitatis’, ortodosso nella dottrina e nei costumi e protettore del proprio popolo dall’arbitrio del sovrano e dalle insidie del Diavolo, del quale non ha paura di parlare. Ma nello stesso tempo alcuni suoi gesti hanno acceso nell’opinione pubblica dentro e fuori il cattolicesimo cattive tentazioni: dalla liquidazione del governo centrale della Chiesa alla scomparsa del titolo di papa, dall’avvento di una ‘nuova Chiesa’ spirituale alla umiliazione della bellezza che celebra Dio, cioè della simbolica di riti, abiti, arredi, edifici sacri. La modesta ‘ars celebrandi’, senza forza né splendore, della messa inaugurale del 19 marzo non ha aiutato a fugare quest’ultima tentazione”.
“POPULISMO, DEMAGOGIA” – E’ molto più scettico Bruno Volpe, fondatore e direttore del sito ultra cattolico Pontifex, che ha deciso di denunciare il “populismo” del Pontefice. “La sobrietà nella celebrazione – si legge infatti in un editoriale del 30 marzo – non é affatto nemica del rigore e del rispetto delle regole e di questo passo, Papa Francesco, pur non volendolo, finirà col rafforzare il partito degli scontenti. Senza la pretesa di dargli consigli, diciamo: ascolti maggiormente il saggio cerimoniere e rispetti maggiormente la liturgia che non é proprietà di nessuno, del vescovo, del prete o del Papa. Il populismo, il pauperismo e la demagogia lasciano il tempo che trovano. Piuttosto, finita la fatica delle celebrazioni pasquali, il Papa farebbe bene a concentrasi sulla Curia e su aspetti che sin qui hanno inceppato la macchina vaticana”. In un posto del 3 aprile Pontifex, commentando le parole del Papa, ha poi invitato i fedeli a mettere da parte i facili elogi per Bergoglio: “Molti organi di stampa hanno detto che il papa abbia esaltato le donne nel tema della resurrezione e relativa testimonianza. Non ci sembra che abbia detto nulla di rivoluzionario, ha solo citato la Scrittura che tuttavia viene forzata”.
“RAPPORTI DA ALLEGRA BRIGATA” – Il sito Messainlatino (“Per il rinnovamento liturgico della Chiesa nel solco della tradizione”), infine, definisce Francesco “Papa Piacione” e si mostra preoccupata dei modi cordiali e del calore mostrati dal Pontefice. “Non sono sopite del tutto – si legge in un post del 21 marzo – le nostre inquietudini in merito al nuovo Papa (si è finalmente definito così alla Messa di inaugurazione, seppure per una sola volta; possiamo quindi accantonare la sua insistita, quanto riduttiva, autodefinizione di vescovo di Roma)”. Sono tre – stavolta – i motivi del disappunto nei confronti del Papa che vengono elencati. Primo: Francesco “non ha mostrato mai simpatia per la liturgia tradizionale”. Secondo: “i tanti corifei del modernismo che vivono la ‘nuova gestione’ come una rivincita e una liberazione dopo i rospi che ha fatto ingoiare loro Papa Ratzinger”. Terzo: “lo stile del nuovo papa è una critica implicita del pontificato di Benedetto”. Il 27 marzo è arrivata dallo stesso sito un’ulteriore critica al vetriolo: “Temiamo che i legacci dei rapporti da ‘allegra brigata’ che si potrebbero instaurare durante la coabitazione del Papa con i suoi – inevitabilmente – subalterni possano impedire a quello una completa riforma e purificazione della Curia, che passa, a nostro avviso, anche attraverso un allontanamento di moltissime vecchie figure che da anni ne hanno fatto una sordida casa di vizi e una dispensatrice di propri interessi e carriere”. Insomma: il dibattito è aperto.