Il bilancio della Camera e la «falsa» riduzione dei suoi costi
31/07/2014 di Andrea Mollica
La Camera dei Deputati non sta riducendo il costo del suo finanziamento come promesso da praticamente tutti i partiti, con maggior o minor intensità, per rispondere all’ostilità verso l’eccessiva spesa del nostro paese per il funzionamento della politica. L’accusa, circostanziata a cui finora non è arrivata alcuna risposta, è stata formulata dall’economista della Bocconi Roberto Perotti, che su indicazione di Matteo Renzi collabora anche con il PD per promuovere progetti per ridurre gli sprechi nella spesa pubblica.
IL BILANCIO DELLA CAMERA 2013 – Al termine di una piuttosto animata seduta parlamentare, con tanto di abbandono dell’Aula da parte del Movimento 5 Stelle per la contemporanea votazione sulle riforme costituzionali, la Camera dei Deputati ha approvato il conto consuntivo del 2013, e il progetto di bilancio 2014. Come già fatto in sede di approvazione del progetto di bilancio 2013, l’enfasi del collegio dei questori, l’organismo responsabile della predisposizione del documento contabile, è stato indirizzato verso la riduzione dei costi della politica. Così infatti recita la prima parte della relazione sul conto consuntivo 2013, che rimarca
«come una volta ancora la continuità dell’impegno che la Camera dei deputati sta profondendo nel processo di graduale riduzione della spesa sostenuta dal bilancio dello Stato per il funzionamento dell’Istituzione parlamentare .Si tratta di un obiettivo cui si è dato sinora seguito attraverso gli interventi sostanziali di riduzione della spesa di funzionamento e il corrispondente taglio della dotazione finanziaria, rappresentati nei bilanci di previsione. Una sottolineatura che trova un’eco dell’impegno preso dal progetto di bilancio del 2013, quando si evidenziava «la decisione di ridurre la dotazione della Camera dei deputati nella misura di 50 milioni per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015 ».
Il bilancio complessivo della Camera dei Deputati ammonta a 1032 milioni di euro, per un trasferimento dello Stato pari a 943 milioni di euro.
ROBERTO PEROTTI E LE CRITICHE AL BILANCIO DELLA CAMERA – Il questore Stefano Dambruoso, deputato di Scelta, ha rimarcato con grande enfasi come a Montecitorio sia stata realizzata la spending review, la revisione della spesa che procede a grande fatica nell’amministrazione centrale così come in quelle locali. La riduzione della spesa celebrata dal questore Stefano Dambruoso è stata però pesantemente messa in dubbio da un articolo pubblicato sul sito de Lavoce.info firmato da Roberto Perotti, docente della Bocconi, editorialista del “Sole 24 Ore” e recentemente chiamato da Matteo Renzi a collaborare con il PD. Il prof. Perotti definisce sostanzialmente illusorio il risparmio sui costi celebrato con così tanta enfasi dalla Camera dei Deputati, descrivendola come una pubblicità ingannevole. «Il peso effettivo della Camera sul contribuente è diminuito nel 2013 in modo permanente di soli 4 milioni, circa lo 0,5 percento (1). Niente, di fronte alla scandalosa situazione di partenza», sottolinea l’economista dell’Università Bocconi. Roberto Perotti presenta costi diversi perché prende in considerazione quello che lui stesso definisce il «costo netto della Camera» per valutarne l’effettivo peso sul contribuente. Per calcolare il costo netto va tolto dal computo delle spese totali la differenza tra la remunerazione lorda e quella netta dei deputati, le entrate come gli interessi lordi e le restituzioni di parte della dotazione finanziaria ricevuta dallo Stato. Questi costi sono fondamentalmente partite di giro all’interno del bilancio statale. Roberto Perotti lancia un’accusa pesante nei confronti della Camera dei Deputati, che viene criticata per aver fatto una sostanziale cosmesi del proprio bilancio per far apparire un risparmio delle spese che nella realtà non si è affatto materializzato.
ROBERTO PEROTTI E LA RISPOSTA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI – L’elaborazione del «costo netto» per il 2013 indica come primo dato una riduzione della spesa davvero notevole, pari a 67 milioni di euro. I pagamenti effettuati dalla Camera passano dai 723 milioni di euro del 2012 ai 656 del 2013. Un taglio “monstre” del 10% che però sarebbe solo fittizio, visto che è stato realizzato tramite il ricorso all’aumento dei residui passivi, ovvero le future spese, e un sostanzioso prelievo dal Fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati. Questo fondo regola dal 1990 l’assistenza sanitaria e i vitalizi dei deputati, e costituirà un’effettiva diminuzione se queste spese saranno cancellate dai bilanci futuri, visto che già il progetto del 2014 prevede l’esaurimento di questo fondo nel 2016. Due eventi non ordinari, come la sospensione delle attività del 2013 causate dalla pausa elettorale, e il raddoppio degli interessi attivi hanno ridotto il «costo netto» a soli 4 milioni di euro, un risultato molto distante dai 50 milioni enfatizzati dalla Camera dei Deputati. Il Collegio dei Questori ha risposto in modo molto duro al professore della Bocconi, smentendo le sue affermazioni e attaccando la sua metodologia “personale” di paragonare dati diversi tra loro, come le spese di previsione e gli impegni.
« L’operazione di marketing cui si richiama Perotti – che in questo sarebbe auspicabile si attenesse a un profilo comunicativo maggiormente rigoroso – sta scritta annualmente nelle leggi di bilancio dello Stato e negli atti parlamentari. L’andamento della spesa pubblica per il funzionamento della Camera sia – rispetto al 2012 – minore di 50 milioni in ciascuno degli anni 2013, 2014, 2015 e 2016».
Il Collegio dei Questori si avventura poi in un’affermazione che è invece più scivolosa, quando rimarca come «la sola riduzione della spesa di funzionamento della Camera non è invece rilevante, perché non ne discende automaticamente la possibilità per lo Stato di destinare le somme risparmiate ad altre finalità di pubblico interesse». Una considerazione parzialmente vera, visto che la diminuzione delle spese di funzionamento non solo può consentire la diminuzione del bilancio statale, per quanto ovviamente in modo marginale, ma è anche un obiettivo proclamato con grande enfasi dalla stessa Camera dei Deputati.
IL COSTO DELLA CAMERA DEI DEPUTATI – Il Collegio dei Questori critica Perotti sui due punti che l’economista definiva cosmesi di bilancio, ovvero il prelievo dal Fondo di solidarietà tra i deputati, e l’aumento dei residui passivi. Sul primo punto viene rimarcato come questa voce di bilancio sia in realtà un trasferimento deciso in autonomia dal Fondo, la cui gestione è separata dalla Camera da diverso tempo. Si tratterebbe dunque di un’entrata, che aiuta, anche sensibilmente, il bilancio della Camera, ma non era quello il punto di Perotti, che viene criticato anche per aver descritto erroneamente le erogazioni del Fondo (vitalizi ed assicurazione sanitaria, ma non pensioni come scritto dall’economista). Il Collegio dei Questori poi precisa che
«Il trasferimento da parte del Fondo di solidarietà tra deputati rappresenta una partita del tutto irrilevante per i contribuenti, visto che il Fondo stesso (come detto) è alimentato esclusivamente dai contributi versati dai deputati e che da lungo tempo la Camera non versa nulla al Fondo».
Un’affermazione forzata, visto che i contributi dei deputati, come il resto della loro remunerazione, vengono erogati in base alla fiscalità generale. Il Collegio dei Questori sottolinea come i residui passivi siano diminuiti nel 2013 rispetto al bilancio del 2012, e come non siano qualificabili come una spesa pagata, quindi andrebbe scorporata dal conto che fa Perotti. La risposta dei redattori del bilancio della Camera, così come la critica dell’economista della Bocconi, appaiono entrambe indebolite dal paragone con diverse voci di spesa, che inficiano parte dei reciproci ragionamenti. Più puntale è invece l’osservazione sull’aumento di dieci milioni di euro per le indennità e le pensioni dei deputati denunciato da Perotti. Il Collegio dei Questori cita le somme impegnate a consuntivo rimarcando come i dati indichino una riduzione di 2,5 milioni di euro, e non l’incremento da 10 segnalato con enfasi dal professore dell’Università Bocconi.