Brexit, cosa vuole David Cameron dall’Europa
25/05/2015 di Andrea Mollica
Brexit
, David Cameron ha iniziato il suo tour per l’Europa per evitare l’addio del Regno Unito. Il premier britannico sta suscitando un forte disappunto tra i Paesi dell’Europa orientale, i più affini a Londra per difesa dell’economia di mercato e dell’atlantismo. Il referendum sul Brexit sarà annunciato nel discorso della Regina che aprirà i lavori della Camera dei Comuni, anche se nessuno per il momento sa quando si svolgerà e su cosa verterà precisamente.
BREXIT
– Mercoledì 27 maggio 2015 Elisabetta II terrà il suo discorso della Regina con cui tradizionalmente si apre la nuova legislatura del Parlamento britannico dopo il rinnovo della Camera dei Comuni. Uno dei punti più rilevanti del discorso programmatico del governo di David Cameron sarà lo svolgimento del referendum sul Brexit. Per la prima volta da diversi decenni l’ambiguità che ha sempre caratterizzato il rapporto del Regno Unito con l’Europa unita potrà essere risolto: i tanti euroscettici presenti nell’elettorato britannico potranno votare per l’addio all’odiata UE. I Conservatori di David Cameron hanno la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni, quindi la legge necessaria per lo svolgimento del referendum sul Brexit potrà avere una navigazione facile, anche se piuttosto lenta alla luce delle regole della Camera dei Comuni e dei lords. La stessa leader temporanea del Labour, Harriet Harman, ha annunciato che il suo partito sosterrà la consultazione sull’addio all’UE, contro cui Ed Miliband si era schierato in campagna elettorale. I tempi del referendum sul Brexit dipendendo molto da che cosa potrà ottenere David Cameron dalle trattative con Bruxelles, iniziate subito dopo la vittoria alle elezioni. Dopo il discorso di insediamento del governo il premier britannico volerà a Parigi e Berlino, le due capitali europee più influenti. Con i colloqui con François Hollande e Angela Merkel David Cameron intensificherà le trattative per evitare il Brexit.
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BREXIT E DAVID CAMERON – Il premier britannico David Cameron vuole rimanere nell’UE, e si schiererà per il sì se otterrà le numerose riforme chieste ai 27 Paesi Membri e alle autorità comunitarie. Nell’ultimo vertice di Riga sul partenariato orientale il leader dei Conservatori britannici ha esposto la sua idea di una nuova Europa, meno federalista e più orientata alla difesa degli interessi nazionali, suscitando diffusa ostilità tra i Paesi dell’Europa dell’Est. David Cameron chiede un limite della libertà di circolazione, e la possibilità di escludere i cittadini europei dai benefici del Welfare britannico. La crociata anti immigrazione dai Paesi Membri dell’UE è il punto più controverso del pacchetto che il premier britannico pretende dai partner europei per schierarsi per il sì al referendum sul Brexit. Altre proposte, come un nuovo ciclo di liberalizzazioni nel mercato unico europeo, meccanismi per salvaguardare i Paesi esterni all’eurozona o la possibilità di bloccare le normative comunitarie tramite il diritto di veto concesso ad almeno 10 Parlamenti nazionali potrebbero invece essere accolte. David Cameron non ha chiarito se le trattative con l’UE saranno pubbliche, e quali tempi avranno. Il premier conservatore vorrebbe accelerare il referendum sul Brexit al 2016, ma un tempo così ristretto potrebbe rendere più difficile il dialogo con l’UE. La Germania sembra indisponibile a perdere il Regno Unito, la seconda economia europea e il primo esercito del Vecchio Continente, oltre che potenza nucleare con diritto di veto all’Onu. Altre capitali sembrano invece meno orientate a concedere a Cameron ciò che chiede, anche alla luce dei possibili effetti disgregativi sul resto dell’UE. Nel frattempo la Banca centrale britannica ha diffuso, per sbaglio, una mail che comunicava l’inizio di uno studio sugli effetti del Brexit, mentre rimane ancora da chiarire chi saranno i cittadini che potranno partecipare al referendum. Il diritto di voto dovrebbe essere limitato ai soli cittadini del Regno Unito, e non esteso ai residenti se non con origini di Paesi del Commonwealth.
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