Tff, Festa Mobile propone Brooklyn: Saoirse Ronan alla conquista di New York

BROOKLYN –

L’immigrazione è un argomento sempre attuale, e non a caso, perché senza il continuo desiderio di perseguire una vita migliore lontani dalla propria terra natìa, l’intero processo di civilizzazione sarebbe stato molto più lento e pieno di occasioni perdute. Forse Steve Jobs non sarebbe mai diventato il più visionario brandmaker della storia recente se suo padre non avesse lasciato la Siria e questo è solo uno e il più caro alla Rete degli esempi che si possono fare. In ogni caso, si sa che le mani che hanno costruito l’America vengono da lontano sin dall’inizio e sarà sempre così, così come per la Gran Bretagna, la Germania, la Francia, l’Italia, e cercare di negare un fatto così evidente è stupido, arrogante e quasi criminale. Oltre che, semplicemente, antistorico.

BROOKLYN, LA TRAMA –

Ecco perché la tenera storia della giovane irlandese Ellis, non a caso con lo stesso nome dell’isola che è la porta degli Stati Uniti, è molto più di una storia d’amore sulle due sponde dell’oceano Atlantico. Il film, tratto dal romanzo omonimo di Colm Toibin, racconta in realtà l’infinito matrimonio tra una nazione perennemente nascente con un continente vecchio ma ancora vitale che ha mandato, e continua a mandarle i suoi migliori giovani talenti per contribuire a salvare il mondo e mettere al mondo generazioni future più forti e più sagge. Cosa in realtà mai accaduta, dato che continuiamo a doverci preoccupare di guerre, crisi finanziarie, povertà e soprattutto una naturale e inevitabile ottusità che è una componente essenziale dell’essere umani. Ma come diceva qualcuno molto migliore di chi scrive, beh, nessuno è perfetto.

LEGGI ANCHE: TFF, VALERIO MASTANDREA, “QUESTI QUARANTENNI HANNO ROTTO I C…”

Brooklyn recensione

BROOKLYN, LA RECENSIONE –

Ellis va in America e Nick Hornby scrive la sceneggiatura del suo ennesimo viaggio romantico ed esistenziale, come già in Wild e An Education, mentre John Crowley ricostruisce alla perfezione le atmosfere della Brooklyn degli anni ’50 e soprattutto una terra d’Irlanda nel pieno dell’estate, bella da mozzare il fiato. Si palleggia tra questi due scenari Saoirse Ronan, ormai aanni luce lontana dalla  preadolescente che avevamo conosciuto, e quasi certamente odiato, in Espiazione. Ora è una donna e anche un’ottima attrice che accetta anche di buon grado di essere annichilita nel confronto con due mostri sacri come Jim Broadbent e Julie Walters.

Brooklyn è un film gradevole, non una pellicola che resterà negli annali, ma ha due qualità che al giorno d’oggi vengono sin troppo e troppo spesso sottovalutate: stile classico e asciutto e grande coerenza narrativa. E decisamente non è poco. E Torino, queste cose, sa apprezzarle, soprattutto in quella sezione che è Festa Mobile, popolare e raffinata, che guarda al meglio della produzione indipendente, ma con grandi nomi, del cinema mondiale.

Share this article