Il compleanno amaro del Movimento 5 Stelle
04/10/2014 di Stefania Carboni
«Il M5S è nato, per scelta, il giorno di San Francesco, il 4 ottobre del 2009. Era il santo adatto per un Movimento senza contributi pubblici, senza sedi, senza tesorieri, senza dirigenti. Un santo ambientalista e animalista», ricorda Beppe Grillo in un post del 2013 sulla elezione di Papa Bergoglio. Oggi è il compleanno del Movimento: il quinto da quando, dal Teatro Smeraldo a Milano nel 2009, il leader decise di avviare la sua avventura politica. Prima fu la folla di Bologna, poi le prime liste civiche nella scuola emiliana fino al debutto delle nazionali e al crollo delle Europee. Un continuo mix di tentativi di posizionamento elettorale. Un continuo coesistere di contraddizioni, addii, nuovi arrivi e metamorfosi. Il Movimento 5 stelle che gelò Bersani e compagnia è lo stesso di oggi?
QUESTIONE DI BRAND – Una cosa è certa: chi lo sottovalutò nel 2012 fece male. Si doveva già capire che dal successo di Federico Pizzarotti a Parma (come oggi vale il successo, seppur minimo, targato M5S in roccaforti di sinistra) qualcosa sarebbe cambiato. Bastava fare una analisi del voto comunale per capire che il “brand” Grillo tirava anche se sulle preferenze aveva notevoli deficit. Come spiegava al tempo Termometro politico:
Tale caratteristica mette in evidenza, a nostro avviso, uno dei ruoli fondamentali del brand Beppe Grillo ossia la capacità di strutturare una proposta partitica che non mette in evidenza discontinuità tra lista e candidato sindaco il quale quindi non fa da traino ma semplicemente raccoglie gli stessi voti della lista. L’unico vero candidato (ombra), dappertutto è Grillo che traina i sindaci e le liste allo stesso modo.
BOOM M5S – Nel 2013 sono entrati come caterpillar anche in Parlamento, davanti ad un Pd, che quella sera di febbraio, osservava attonito sui monitor quello che nessuno aveva previsto. Il Movimento aveva preso, alla Camera, 8.688.231 voti, 46mila in più del Partito democratico. E al Senato si fermava a 7.285.477 voti, un milione e centomila meno del Pd ma quattrocentomila più del Popolo della libertà. Era un altro Paese? Ricordiamo l’analisi dell’Istituto Cattaneo che si preoccupò di individuare da dove provenisse il bacino elettorale a 5 stelle:
Naturalmente i contributi maggiori vengono dai partiti maggiori, per cui occorrerà essere molto cauti nell’interpretazione politica di questi dati. Nella maggioranza delle città considerate il principale tributario è rappresentato dal Partito democratico. Questo vale soprattutto nel Centro-nord: il flusso maggiore al M5s viene dal Pd a Torino, Brescia, Bologna, Firenze, Ancona (unica eccezione Padova col flusso dalla Lega); lo stesso vale per Napoli, ma non vale per le altre due città del Sud analizzate, Reggio Calabria e Catania. Il secondo contributo importante al M5s viene dalla Lega, soprattutto nelle zone “bianche”: a Brescia il 30% di coloro che hanno votato M5s è rappresentato da persone che avevano votato LN nel 2008, e questa percentuale è ancora superiore a Padova (quasi la metà dei voti al M5s è di ex votanti Lega).
Perché? Perché M5S il 2013 era capace di prendere voti sia da destra che da sinistra. Come spiegammo in una analisi nel centrodestra la fuga verso Grillo avrebbe colpito prevalentemente la Lega Nord, che ha visto fuggire in direzione della lista del comico genovese ben un terzo dei propri elettori (35%).
CACCIATE, SCONTRINI, E CLANDESTINI – Quando però si arriva nei palazzi della “Kasta” ci sono delle sfide da affrontare, argomenti che possono mettere in dubbio la fluidità del Movimento, decisioni da prendere. Emblematico in tal senso è la sconfessione stessa della rete sul blog nei confronti di Grillo per l’abolizione del reato di clandestinità. Sono pesanti sui bilanci di fine anno anche gli addii in Senato, le espulsioni via blog, gli streming con “stracci volanti”, gli scontrini e le lotte (che odorano di comando) dalla base verso gli eletti a Roma. Il Movimento 5 Stelle è apparso sui media paradossalmente quasi come il Partito Democratico. Quest’ultimo invece, dopo il dramma dei 101, affinava pian piano la sua immagine, preparando poi il campo a quello che è oggi l’attuale presidente del Consiglio (e segretario PD) Matteo Renzi. Gran parte delle battaglie del Movimento si sono “perse” per strada sommerse dall’agenda setting imposta dagli altri partiti. Alcune vittorie ci sono state ma minime, nulla che facesse tenere i fili dei palazzi in mano agli eletti di Grillo. E l’elettorato ne ha risentito.
LA BATOSTA DELLE EUROPEE – Sono le elezioni europee a segnare quello che è un ridimensionamento del bacino elettorale del Movimento. Come ricordò Nando Pagnoncelli sul Corriere M5S ottenne 5,8 milioni di voti perdendone quasi 3. Cosa è successo?
Il giudizio per l’operato del Movimento è positivo per un elettore su quattro (26%) e negativo per il 71%. Tra coloro che hanno votato per l’M5S nel maggio scorso prevale largamente il consenso (78%) mentre il 21% si dichiara deluso.
In generale le opinioni negative prevalgono su quasi tutti gli aspetti considerati nel sondaggio odierno. Vediamoli in dettaglio: il 54% non è disposto a riconoscere che il Movimento abbia contribuito a svecchiare la politica prima che lo facesse Renzi, il 57% non ritiene che coinvolga realmente i cittadini nelle decisioni, il 54% pensa che faccia molte polemiche senza progetti concreti.
Se da una parte è cresciuto Renzi il Movimento ha provato negli ultimi tempi e con alcuni post ad accattivarsi un elettorato in salsa leghista: mossa poco lucida dato che Salvini tiene comunque banco tra i suoi. E allora? Dopo le Europee il Movimento 5 Stelle è crollato in maniera vigorosa nelle isole e nel Nord Est, rispettivamente registrando un -44,4 e un -37,2%. Il Movimento 5 Stelle risulta sconfitto su diverse fasce d’età tranne che nei giovanissimi.
E ora? C’è chi dice che questi tre giorni al Circo Massimo serviranno al Movimento per reimpostarsi, per chiudere il cerchio e per ripartire laddove tutto era iniziato: in piazza. Il rischio però è alto. Se ci dovesse esser una scarsa partecipazione lì non ci sarà nessun sondaggio che tenga. Perché prima dei voti sul blog e del “clicca qui” il Movimento partiva con gli Amici di Beppe Grillo: tavolini sulle strade e delibere comunali in mano. C’erano altri democratici, altri leghisti: ma oggi nel Movimento chi c’è?
(Copertina Roberto Monaldo / LaPresse)