Calcio dilettanti, un weekend di ordinaria follia
05/10/2015 di Maghdi Abo Abia
Il calcio dei dilettanti è da sempre la palestra del pallone. Sui campetti spelacchiati di periferia i giocatori più o meno giovani imparano la tattica, la tecnica, l’importanza della condizione atletica, il rispetto dei compagni. E purtroppo la sana arte di farsi giustizia da sé sfogando i più bassi istinti dell’essere umano, alimentati dall’adrenalina e dalla competizione. Una follia settimanale che diventa quasi rituale.
Per cui succede che ogni fine settimana in Italia le partite di Juniores, Allievi, Giovanissimi e talvolta Pulcini diventino un ring in cui giocatori, arbitri, genitori, pubblico diventano un unico organismo che respira, che vive di energia, che satura di tensione per poi esplodere improvvisamente, trascinando ciò che si trova al suo interno. E partiamo da quanto accaduto sabato 3 ottobre nel corso della sfida della categoria Juniores Pavia tra Gambolò e Mortara. La partita è stata sospesa perché i giocatori sono usciti dal campo per placare una rissa in tribuna. Tutto è nato da uno scontro tra un gruppo di ragazzi, tifosi del Gambolò e la madre di un giocatore del Mortara.
Nel secondo tempo, senza che in campo stesse accadendo qualcosa che potesse giustificare tensione tra i pubblico, la donna è andata verso i ragazzi che hanno reagito con parole e spintoni. La donna è scivolata sulle tribune e da lì è nata la rissa, rissa fermata dai giocatori e da altri spettatori. Nessuno sembra si sia fatto male ma le due squadre rischiano entrambe la sconfitta 0-3 a tavolino ed una multa. Il tutto senza dimenticare il capitolo querele, già minacciate ma non ancora pervenute ai vigili urbani di Gambolò, intervenuti per sedare la rissa.
Le botte tra genitori sono un classico del calcio dilettantesco. Sono molti, troppi gli adulti che approfittano della partita del figlio per scaricare le tensioni accumulate in una settimana di lavoro. E di norma le cronache domenicali si riempiono con notizie di schiaffi sui gradoni. E’ accaduto, ad esempio, a Fognano di Parma, nel corso della sfida di Allievi tra Juventus Club Parma e Sporting F.C Chiozza. I protagonisti? Due genitori, padri di famiglia, “avversari” in tribuna. I rispettivi figli si sono scontrati in campo. Fallo. Cose che succedono. Finisce lì? Ma va. I due padri cominciano a discutere e dopo un paio di battute il genitore di chi ha subito fallo colpisce il padre del “cattivo”.
Finisce lì? Ma va. Questi risponde con un’ombrellata. Finisce lì? Ma va. Si scatena il parapiglia, uno dei genitori cade e si fa male. Arriva l’ambulanza che soccorre e porta via il genitore ferito. E l’arbitro ha sospeso l’incontro sul 2-1 per il Juventus Club Parma. L’ex presidente dello Sporting F.C. Chiozza ha commentato: «Io non c’ero ma ci siamo subito sentiti io e il presidente dello Juventus Club Parma. Da parte nostra, accetteremo quanto verrà deciso come conseguenza di quanto accaduto, al di là delle specifiche responsabilità. Anche i ragazzi dovrebbero essere tenuti fuori da queste cose». Finisce qui? No. Anche a Parma aleggiano denunce.
Magari uno puo’ pensare che tra adolescenti voli qualche parola un po’ grossa e che in fondo i genitori si lasciano trasportare dal tifo. In fondo il calcio non è solo Serie A e per discutere non esiste solo il Bar Sport. E invece no. Non esiste un limite di età per la violenza. Davanti al terreno di gioco i genitori smettono di essere un esempio e si trasformano in persone totalmente diverse, anche agli occhi dei propri bambini. E parliamo di bambini non a caso perché la prossima storia viene dal Campionato Giovanissimi Provinciali in Veneto, Zianigo-Dolo 1909.
Partita tra ragazzini under 14, domenica 4 ottobre ore 10.30, dove dovrebbe contare solo il divertimento e l’apprendimento delle nozioni tattiche di base. Un padre evidentemente non la pensava così tanto che, forse a causa di un’azione sbagliata, inizia ad urlare contro i giocatori del Dolo, i “suoi” giocatori. Un uomo, padre di un altro giocatore del Dolo, si avvicina chiedendogli di calmarsi e si prende due pugni in testa. Così. Un terzo genitore fa notare all’arbitro quanto accaduto salvo poi scappare inseguito dall’aggressore che poi, finita la festa, svanisce nel nulla all’arrivo della Polizia che ha preso le testimonianze dei presenti essendo scappato “Rambo”.
Pensate che possa capitare solo nel calcio dei ragazzini? Ovviamente no. In genere, specie nelle sfide più sentite tra quartieri può capitare che vi siano anche risse in campo. E ripetiamolo, non capita solo nel calcio dei ragazzini. Prendiamo quanto accaduto in una sfida di Prima Categoria in Lombardia domenica 4 ottobre. Real Pizzighettone-Virtus Graffignana. Siamo in provincia di Cremona. I padroni di casa sono in vantaggio per 1-0. Tutto scoppia all’improvviso. L’arbitro fischia un fallo ad un giocatore della squadra di casa ammonendolo. Niente di strano, succede a centinaia di giocatori ogni weekend. Ma non al protagonista che dopo un breve diverbio tira un pugno in faccia al direttore di gara che va giù secco. Partita sospesa, Pizzighettone che ritira il cartellino del giocatore, arbitro che chiude la sua giornata al pronto soccorso di Codogno.
E la settimana prossima? Sarà uguale nella realtà del calcio dei dilettanti.