Calcioscommesse, ex ispettore Figc: «Denunciai tutto, non mi ascoltarono»
22/05/2015 di Redazione
Passano i giorni e il caso calcioscommesse che ha (ancora una volta) scosso le fondamenta del pallone italiano, coinvolgendo stavolta Lega Pro e Serie D – 50 persone in manette e più di 80 indagati tra calciatori, allenatori, dirigenti e presidenti – si arricchisce di nuove puntate. L’operazione Dirty Soccer coordinata dalla Procura di Catanzaro sembra essere ancora tutta da scoprire: ieri sono iniziate le udienze di convalida dei fermi ma la sensazione è che nelle prossime ore ci saranno corposi sviluppi, almeno a sentire il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti («Quando si aprono i vasi di Pandora del malaffare non si può prevedere dove si arriverà»). Già in soli tre giorni ad esempio si è gonfiato il numero di partite sospette: alle 31 già note si sono aggiunte due gare della Salernitana di Claudio Lotito (contro Barletta e Messina) più Reggina-Benevento, Ascoli-Santarcangelo, Renate-Torres e Viterbese-Nuorese. Cominciano ad arrivare anche le prime confessioni: l’ex presidente del Brindisi Antonio Flora ha infatti ammesso di aver comprato due vittorie, dopo che un’intercettazione raccontava di una combine da “capolavoro” in Pomigliano-Brindisi del 14 dicembre scorso.
LEGGI ANCHE Chi ha comprato davvero ‘la’ Bari?
LE INDAGINI – Scrive la Gazzetta dello Sport che però non tutti stanno collaborando, anzi:
Il leit motiv degli altri fermati è stato negare ogni addebito. Si è avvalso della facoltà di non rispondere Mauro Ulizio, ex direttore sportivo del Monza, stessa cosa hanno fatto l’ex calciatore Fabio Di Lauro e il tecnico del Barletta Ninni Corda, mentre il fermo di Ercole Di Nicola, responsabile dell’area tecnica dell’Aquila, è secondo il suo avvocato il frutto di un «grosso fraintendimento»
LA DENUNCIA – In merito allo scandalo, Giuliano Foschini e Marco Mensurati intervistano su Repubblica Panfilo Albertini, ex 007 dei servizi segreti e della Guardia di Finanza ed ex ispettore della Figc. Albertini nel 2011 denunciò per primo il giro di partite truccate nei vari campionati ma non venne ascoltato:
«Palazzi (Procuratore Federale, ndr) delegò due vice procuratori che però per una decina di giorni non fecero praticamente nulla. Mi dissero che per impegni di uno di loro, non erano riusciti ad ascoltare Erodiani (Massimo Erodiani, ex portiere e titolare di due agenzie di scommesse a Pescara e Ancona, ndr)»
Cioè, lei aveva raccontato di un signore che aveva le prove di calciatori che truccavano le partite in campionati professionistici, e la Federcalcio aveva «impegni»?
«Sì. Poi Cremona eseguì gli arresti».
Ma in Figc sapevano dell’operazione?
«Assolutamente no».
[…] Fu premiato?
«No. Sono finito sotto procedimento disciplinare».
Perché?
«Palazzi mi ha contestato, cito il deferimento, di “essermi autoattribuito e aver portato avanti un compito investigativo che solo al vertice dell’ufficio competeva assegnare”. In sostanza mi hanno punito perché ho indagato».
Photocredit copertina ANSA