Nel 2050 Lucifero non sarà più l’eccezione, ma la regola. Colpa del cambiamento climatico
27/09/2017 di Redazione
Dovremo abituarci ad estati torride come quella appena trascorsa. Il cambiamento climatico le ha rese infatti fino a 10 volte più probabili nel Mediterraneo e nel 2050 potrebbero diventare la norma. Altrettanto per le ondate di calore estreme, con temperature che salgono oltre i 40° C e non scendono mai sotto i 30. A farlo sapere è la nuova indagine del World Weather Attribution (WWA), un programma internazionale che ha lo scopo proprio di comprendere gli effetti del riscaldamento globale sugli eventi climatici estremi.
L’ultima analisi del World Weather Attribution oltre alle temperature nel Mediterraneo nell’estate 2017, ha preso in esame anche Lucifero, l’ondata di calore che ha interessato l’Italia a inizio agosto. La conclusione è che picchi del genere sono quattro volte più probabili rispetto al 1990. Con l’aumento del rischio di incendi – come successo quest’estate –, danni alla produzione agricola e anche conseguenze per la nostra salute. Quest’estata l’ondata di calore ha fatto registrare un aumento dei ricoveri in urgenza del 15%, mentre nell’estate del 2003, passata alla storia per le temperature record, studi successivi hanno dimostrato che le alte temperature erano responsabili di 75.000 morti in tutta Europa.
ESTATI ROVENTI E ONDATE DI CALORE FREQUENTI A CAUSA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO
«Le estati diventano sempre più calde», ha spiegato Friederike Otto dell’Università di Oxford, che fa parte del progetto World Weather Attribution. «Le ondate di calore sono molto più intense ora rispetto a quando i miei genitori stavano crescendo negli anni ’50. E se non facciamo niente per ridurre le emissioni di gas serra – ha ammonito Otto – il caldo estremo che abbiamo visto quest’estate sarà la norma quando mio figlio crescerà». I negazionisti del cambiamento climatico potrebbero obiettare a tutto questo, portando esempi di terribili ondate di calore o di eventi climatici estremi nel passato. Nessun singolo evento è direttamente ed esclusivamente associato al riscaldamento globale, perché la casualità in natura esiste. Tuttavia, l’aumentare della ricorrenza di certe calamità naturali – uragani, alluvioni, ondate di calore – è associata con sempre maggior certezza proprio al cambiamento climatico.
LE ANALISI DEL WORLD WEATHER ATTRIBUTION SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Il nuovo studio della World Weather Attribution – che in passato è riuscita a dimostrare come le inondazioni che hanno colpito la Francia nel 2000 fossero rese più violente dal cambiamento climatico o ancora ad associare il fenomeno allo sbiancamento della Grande Barriera Corallina in Australia – si concentrerà sull’uragano Harvey. Analizzare gli uragani è più difficile e più lungo rispetto alle ondate di calore, ma gli scienziati – riporta il Guardian – sono certi che il cambiamento climatico abbia acuito gli effetti devastanti degli uragani che quest’estate hanno colpito Caraibi e Stati Uniti. Questo dipende dal fatto che più le temperature sono alte, più cresce l’energia e la quantità di precipitazioni di una tempesta. Tutto questo mentre, sempre a causa del cambiamento climatico, il livello del mare aumenta, rendendo più pericolose le onde che si abbattono sulla costa, che possono così penetrare più facilmente nell’entroterra.
Foto copertina: ALESSANDRO DIMEO