Cancro: “La sfortuna influisce più dello stile di vita”
02/01/2015 di Alessio Barbati
Non sempre il cancro è collegato allo stile di vita, almeno stando a una ricerca condotta alla John Hopkins School of Medicine del Maryland, secondo la quale due terzi dei tumori sarebbero dovuti a mutazioni legate al puro caso, o quantomeno a qualcosa che la scienza non è ancora riuscita a spiegare.
LA RICERCA – Il genetista Bert Volgestein e il matematico Cristian Tomasetti, dopo aver analizzato 31 tumori, hanno concluso che solo nove di questi erano direttamente collegati allo stile di vita o a difetti genetici specifici. Gli altri 22 erano “principalmente collegati alla sfortuna: il Dna o lo stile di vita ha avuto solo un piccolo impatto”. Questo è stato evidenziato sulla prestigiosa rivista Science, dove i ricercatori hanno pubblicato il loro lavoro. Volgestein e Tomasetti hanno collegato alla “sfortuna” le neoplasie localizzate in alcuni organi e tessuti specifici: cervello, tiroide, testa-collo, polmone, esofago, osso, fegato, melanoma, pancreas, testicolo e ovaio. Alcuni tumori specifici invece come quello a polmone, fegato e gola, possono derivare direttamente da radiaioni solari, eccessivo consumo di carne, fumo e alcol. Gli studi sono stati effettuati sulle cellule staminali, che, in virtù della loro longevità, possono avere conseguenze molto più evidenti di quanto accadrebbe in una cellula normale.
LA SPIEGAZIONE – “Nel corso di quest’ultimo decennio, si è rivelata di fondamentale importanza la comprensione del sequenziamento del genoma umano, in particolare del “retaggio genetico” alla base del cancro. Per la maggior parte dei tumori, questo retaggio consiste in un piccolo numero di “montagne” (geni alterati nella maggior parte dei tumori) e di una maggioranza di “colline” (geni alterati in maniera sporadica). Al giorno d’oggi, questi studi di sequenziamento hanno portato alla conoscenza di circa 140 geni che, quando alterati da mutazioni di tipo intragenico, promuovono o conducono ad uno stato di tumorigenicità. Un tumore tipico possiede da 2 a 8 mutazioni con potenziale tumorigenico, mentre le altre mutazioni non conferiscono particolare vantaggio alla crescita tumorale. Geni con potenziale tumorigenico possono essere classificati in 12 vie di segnalazioni cellulari che regolano tre processi fondamentali della cellula: il destino cellulare (il percorso che intraprende una cellula per specializzarsi), la sopravvivenza cellulare, ed il mantenimento dell’integrità genomica. Una migliore comprensione del funzionamento di queste vie di segnalazione è quindi fondamentale per l’ approccio alla ricerca sul cancro. Per ora, la nostra conoscenza del genoma umano ha permesso lo sviluppo di approcci molto più efficaci per la cura contro il cancro, diminuendo per esempio il tasso di mortalità di alcuni tipi di cancro”.
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CONCLUSIONI – Risultato della ricerca è che, in molti casi, il tumore non può essere previsto, fermo restando il ruolo fondamentale della prevenzione generale. Gli sforzi scientifici dovrebbero rivolgersi sopratutto verso la diagnosi, per arrestare il cancro nelle fasi più precoci di sviluppo. Visto il carattere statistico dello studio andrà affiancato da altre ricerche di verifica.
(Photocredit Lapresse)