Cannes 2015, con Irrational Man Woody Allen torna al noir
15/05/2015 di Boris Sollazzo

CANNES 2015, IRRATIONAL MAN DI WOODY ALLEN –
Non ho (più) l’età. Così dovrebbe cantare Woody Allen, maestro di cinema e di umorismo da troppo tempo incapace di raggiungere le vette toccate con la sua arte in passato. La vecchiaia, poi, gli ha consegnato una vena drammatica e nichilista che solo di rado (si pensi a Basta che funzioni, ad esempio) riesce a centrare l’obiettivo. Non è invecchiato bene questo narratore di sentimenti e contraddizioni sopraffino, né forse ha accettato il passare degli anni come, a volte, è successo a Pedro Almodovar. E Irrational Man, che pure è un film discreto, conferma che quel genio lo abbiamo perso. E che, però, potremo ancora godere, in alcune scene dei suoi lavori più recenti, di buone intuizioni. Un Allen minore, in fondo, può essere migliore di tanti mestieranti che popolano il cinema internazionale.

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IRRATIONAL MAN, LA TRAMA –
Il buon Woody qui, però, non lavora molto di fantasia. Pesca, c’è da giurarci, nella sua grande cultura cinematografica le folgoranti idee (soprattutto nel finale) de Il vedovo di Dino Risi e la struttura etica, morale e narrativa del suo Match Point. Li mischia e ci offre un noir che, forse, se non ci avessero detto essere suo, non gliel’avremmo attribuito.

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IRRATIONAL MAN, LA RECENSIONE –
Un noir a tutti gli effetti, con poca azione e tanta testa. Un film di genere ben gestito e diretto, anche se i due protagonisti non hanno la chimica che servirebbe a una relazione come la loro e pur non essendo Phoenix in una forma andersoniana (nel senso delle sue prove con Paul Thomas Anderson), ma preferendo un’interpretazione pigra e ben nascosta nelle pieghe delle sue gigionerie. Emma Stone subisce invece la maledizione di Woody Allen: l’uomo che sapeva raccontare le donne come nessuno, regalando loro ruoli pazzeschi (chiedete a Diane Keaton, Mia Farrow e molte altre) è diventato un simpatico vecchietto capace di renderle tanto belle quanto poco interessanti. Emma Stone è sempre magnificamente vestita, inquadrata, cercata. Ma non riesce mai ad acquisire quello spessore che, per esempio, le ha saputo dare Inarritu, in Birdman, pur in una parte da comprimaria. Ne esce così un’opera con il freno a mano tirato, un lavoro cinematografico scolastico, ben confezionato e persino con i ritmi giusti, programmatico, come denunciano i dialoghi-monologhi che spiegano più che farti entrare nella storia. E che tendi a dimenticare quasi subito, proprio come le battute dell’attrice protagonista.

IRRATIONAL MAN, LA REAZIONE A CANNES –
Molti applausi. Lo diciamo subito, a contraddire la nostra affettuosa stroncatura. Ma si sa, Cannes è un luogo in cui il regista americano così amato in Europa e soprattutto in Francia, trova sempre ammiratori fedeli. Giornalisti e pubblico gli hanno tributato la solita ovazione, forse anche notando che, almeno, non c’era la sciatteria del suo “tour” europeo che raggiunse il punto più basso, purtroppo, proprio in Italia con To Rome with Love.
Dovremo aspettare diversi mesi per vederlo nelle sale cinematografiche della nostra penisola, ma fossimo in voi non ci dispereremmo per questo.