Casamonica, è guerra per l’eredità di ‘zio Vittorio’
12/10/2015 di Redazione
Dopo la morte e il funerale show di ‘Re Vittorio’ chi raccoglierà l’eredità criminale dei Casamonica? È uno degli interrogativi sui quali magistrati e forze dell’ordine attivi a Roma cercano in queste settimane di fornire un’adeguata riposta. Già sono molti gli episodi che lanciano l’allarme. Il primo settembre, il titolare di un bar alla Romanina ha sparato al nipote che gli doveva 20mila euro e che aveva cercato la protezione di Marco Casamonica, mentre dopo una gambizzazione a Primavalle sono emersi liti tra alcuni usurai e «zingari».
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CASAMONICA, ALLARME PER ALCUNI EPISODI DI VIOLENZA –
Lo racconta oggi Ilaria Sacchettoni sulle pagine romane del Corriere della Sera. I pezzi storici della criminalità romana contendono agli eredi di Vittorio Casamonica il mercato dell’usura, l’unico che prospera in periodi di crisi:
Al dato storico si aggiungono episodi e sangue recenti: mentre Roma scopre l’intreccio tra boss nostrani e mafia d’esportazione, gli investigatori intercettano le gesta di «imprenditori» dai cognomi doc come Barravecchia, Febbi, Corradini e Zioni che strozzano vite in centro come in periferia, dall’ex borgata di Primavalle alle vie della Romanina. È in quel giro, a cavallo fra spaccio e usura, che matura la gambizzazione di Gianluca Alleva (Primavalle) per la quale ora sono stati condannati Manolo Zioni, Graziano Silipo e Sergio Corradini, imparentato a un «cravattaro». Tra i motivi della lite? Zioni appoggia gli «zingari» e ad Alleva non piace: «’na vorta …è venuto coi zingari a piamme le parti» registrano le intercettazioni. Poi c’è la Romanina. Proprio qui, in via Baccarini, ai confini con l’enclave di «Re Vittorio», giorni dopo le esequie con petali dall’alto, è passato quasi inosservato un tentato omicidio. Arturo Garofalo detto «Sandro», 25 anni, in ritardo con la restituzione di ventimila euro prestati dallo zio, Francesco Barravecchia, è attirato in un agguato dopo aver cercato la protezione di Marco Casamonica.
Secondo i giudici del Riesame «l’episodio appare di particolare gravità, poiché è stato preparato e posto in essere come un vero agguato, rivolgendo le pistole contro persona disarmata e senza desistere dopo i primi colpi che già avevano reso Garofalo impossibilitato a reagire». «Non possono escludersi ulteriori regolamenti di contri».
(Foto di copertina: ANSA / MASSIMO PERCOSSI)