Caso escort-Tarantini, Alfano provò a coprire Berlusconi?

Caso Escort-Tarantini, Angelino Alfano provò a coprire Silvio Berlusconi? C’è sicuramente da spiegare il comportamento dell’ex ministro della Giustizia, scrive il Fatto Quotidiano oggi in edicola che esce in prima pagina con una serie di intercettazioni, di stralci di conversazioni che vedono come protagonista il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, nei suoi dialoghi con Giacomo Amadori, inviato di Panorama, che Laudati riconosce essere periodico di riferimento della famiglia di Silvio Berlusconi e proprio in questo senso, rivelano le sue parole, veniva trattato dal magistrato barese.

CASO ESCORT – TARANTINI, ALFANO COPRI’ BERLUSCONI?

“Lei è una persona perbene, per questo con lei parlo più tranquillamente”, diceva Laudati ad Amadori; si era nel 2010, in pieno scandalo Escort – Tarantini, la prima costola di indagine da cui partì il famoso Rubygate. Oggi Laudati è sotto processo a Lecce per aver rallentato le indagini sulle escort che avevano a che fare con Giampaolo Tarantini, l’imprenditore della sanità pugliese che procurava per Palazzo Grazioli a Roma le ragazze per le cosiddette “cene eleganti” di Silvio Berlusconi. “Mi ha chiamato Alfano”, dice Laudati ad Amdori: “Mi ha detto, ma noi stiamo facendo, mi raccomando guarda…”. Di cosa si “raccomandava” l’ex Guardasigilli con il Pm che indagava sul capo del Governo? A gennaio nel 2010 Panorama esce in edicola con un reportage, con un servizio in cui ipotizza che a Bari ci sia un’inchiesta su “un complotto ai danni di Berlusconi”: la d’Addario sarebbe stata prima selezionata e poi consegnata a Tarantini per mettere a repentaglio la reputazione dell’ex premier.

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IL PROCURATORE E “L’EFFETTO ANNUNCIO”

Il procuratore, dai suoi dialoghi, risulta essere “perentorio”: chiede al giornalista di fare un servizio che abbia “un effetto annuncio”, che “annunci l’esistenza dell’inchiesta”. Un complotto, dunque, sostanzialmente inesistente: il procuratore nelle telefonate accenna di un ipotetico filone di indagine per il reato di “associazione per delinquere finalizzata alla distorsione delle notizie giudiziarie per finalità di lotta politica”. Insomma, Laudati avrebbe chiesto ad Amadori di pubblicare un’inchiesta su questo fascicolo attinente un presunto complotto ai danni di Berlusconi, solo che una volta che il numero di Panorama viene pubblicato, Laudati smentisce la presenza dell’inchiesta, così il direttore del settimanale, Giorgio Mulé, “decide di incontrarlo”. Da quel punto, le parole di Laudati lasciano intendere qualcosa di ulteriore: cioè che lui stia di indagando in maniera semiprivata sul Pm Giuseppe Scelsi, titolare dell’indagine, senza averne la titolarità – sui Pm di Bari è competente la procura di Lecce.

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LAUDATI E IL POOL PER CONTROLLARE SCELSI

Il comunicato di smentita, dice Laudati, sarebbe stato causato dal fatto che nell’inchiesta di Panorama fosse stato citato proprio Scelsi, e così il Pm di Bari si sentì costretto a “calmierare la situazione”. Laudati rivela poi la realtà: non può indagare su chi indaga, ma ha composto “un pool” di Pm ad affiancare Scelsi, un pool che fa a lui capo.

Se io arrivo a Bari, noto qualcosa che non va e tolgo Scelsi, qualcuno mi dice: “Questo vuole favorire Berlusconi”. E invece io dico a Scelsi: “Vai avanti fai tutto quello che è possibile, però ovviamente lo fai sotto una forma di controllo”

In realtà, rivela il Fatto Quotidiano, non esisteva nessun fascicolo sul complotto contro Berlusconi, tanto che Panorama fu portato in tribunale con successo proprio da Patrizia d’Addario.

Copertina: Ansafoto

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