Caso Volkswagen: anche Bmw nell’occhio del ciclone
24/09/2015 di Maghdi Abo Abia
Caso Volkswagen, coinvolte anche Bmw e Seat, società controllata dal gruppo di Wolfsburg. L’ombra dello scandalo si allarga sempre di più, con il governo tedesco che ammette come il sistema usato per manipolare i test sulle emissioni di Co2 interessi anche i veicoli commercializzati in Europa. Parola di Alexander Dobrindt, responsabile del ministero dei trasporti: «I veicoli con motori diesel 1.6 e 2.0 litri sono interessati dalle manipolazioni di cui si è parlato». Volkswagen ha fatto sapere che domani comunicherà i nomi dei responsabili.
VOLKSWAGEN, COINVOLTE ANCHE BMW E SEAT?
Il primo a parlare del coinvolgimento di Bmw è stato il quotidiano tedesco Bild, secondo cui le X3Drive 20d, vetture della casa bavarese, produrrebbero emissioni 11 volte superiori ai limiti previsti dalle norme Euro6 relative all’ossido di azoto. La casa automobilistica nega ogni addebito riferendo di come non distingua tra test in strada e test in laboratorio e di come siano conformi alle leggi di ogni Paese. Le rassicurazioni non hanno calmato la Borsa di Francoforte con il titolo che è un calo del 5 per cento. Guai anche per Seat. Per il quotidiano spagnolo El Pais avrebbe montato dal 2009 oltre 500mila motori diesel incriminati.
VOLKSWAGEN, L’UE: NUOVI TEST DAL 2016
L’Unione Europea intanto prende provvedimenti, come riferito dal Commissario per il mercato interno, Lucia Caudet. Dal 2016 i test verranno fatti in laboratorio simulando le condizioni di guida su strada. Caudet ha ricordato che i dispositivi ingannevoli sono vietati dal 2007 ma ha anche aggiunto che non trattandosi di questioni legate alla concorrenza la Commissione non può avviare un’indagine europea. Intanto in Germania si parla della pensione di 28,6 milioni di euro di Martin Winterkorn, 68enne ormai ex Ad del gruppo Volkswagen. Inoltre riceverebbe due annualità di stipendio per complessivi 33 milioni di euro. L’azienda in un comunicato ha ricordato che lui non c’entra con la manipolazione e l’ha ringraziato per quanto fatto alla guida dell’azienda.
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VOLKSWAGEN: LA PROCURA DI TORINO APRE UN’INDAGINE
Intanto la procura di Torino ha aperto un’inchiesta a carico di Volkswagen. Il fascicolo, a carico di ignoti, è tenuto dal Pm Raffaele Guariniello e riguarda le auto del costruttore tedesco circolanti in Italia. L’ipotesi di reato più forte al momento è quella di frode in commercio. Intanto l’amministratore delegato di Volkswagen Italia, Massimo Nordio, ha fornito la sua versione ai ministri di Ambiente e Trasporti Gian Luca Galletti e Graziano Delrio circa la regolarità delle auto vendute in Italia, paese che ospita 1,5 milioni di veicoli Volkswagen difendendo i motori Euro 6, definiti
tutti rispondenti alla normativa europea per i gas di scarico, soddisfano i requisiti legali e gli standard ambientali e risultano totalmente estranei al caso
e lasciando margini interpretativi per gli altri, oggetto dello scandalo:
sono in corso controlli: siamo nella delicata fase di raccolta di tutte le informazioni necessarie per fare chiarezza sulla vicenda in questione. Stiamo lavorando a pieno ritmo per comprendere se le anomalie riscontrate all’estero possano riguardare tecnologie utilizzate anche su autoveicoli in vendita o circolanti sul territorio nazionale
John Elkann, presidente di Fiat-Chrysler, ha commentato quanto sta accadendo in queste ore al secondo costruttore di automobili al mondo, evitando di attaccare direttamente Volkswagen ma esprimendo comunque un’opinione molto forte:
«Quello che accade ai concorrenti sono fatti che noi non commentiamo. Indubbiamente quello che è avvenuto molto grave, vedremo di capire meglio perché so che le indagini proseguiranno. Sono particolarmente felice che Fca sia tra le società nel mondo più rispettose dell’ambiente»
VOLKSWAGEN: ANCHE IL MESSICO VUOLE CHIAREZZA
Intanto la situazione per Volkswagen continua ad aggravarsi. Il Messico si è unito ai Paesi che vogliono accertarsi della vendita nel Paese di auto con i famigerati motori diesel per alterare i risultati sui gas di scarico. A questo punto c’è il rischio che un’eventuale indagine potrebbe interessare lo stabilimento di Puebla dove lo scorso anno sono state prodotte 475.000 auto e che da lavoro a 11.000 persone più 35.000 nell’indotto. Di queste auto l’80 per cento è finito negli Usa. E si moltiplicano le richieste di una class action ai danni del gruppo di Wolfsburg che già deve fare i conti con il rischio di avere milioni di auto inservibili, qualora non fosse possibile modificare i motori per farli rientrare nei parametri di legge. Un danno aggiuntivo calcolato in 50 miliardi di dollari. (Photocredit copertina Alexander Koerner/Getty Images)