Castan chiede scusa per la prestazione su Twitter: la risposta della rete (e dei compagni) farà piangere anche te
18/01/2016 di Giordano Giusti
«E se ti faccio giocare domani?». Una delle prime cose fatte da Spalletti appena messo piede, di nuovo, dentro Trigoria, è stata parlare con lui: rassicurato dallo staff medico sulle condizioni di salute, ha cercato il suo sguardo per indagarne l’umore, la voglia, il desiderio di tornare a sentirsi un calciatore. Protagonista assoluto della prima stagione di Garcia poi dimenticato dallo stesso tecnico francese che gli preferiva il grezzo Rüdiger, Castan ha risposto presente: «Vedrà che prestazione mister». Non aspettava altro: è passato più di un anno da quelle quattro ore passate sotto i ferri del professor Maira per superare la malformazione vascolare congenita – un cavernoma, termine prima sconosciuto ai più e ora dannatamente entrato nel vocabolario calcistico – da quella possibile ultima cena al Mc Donald’s con la moglie e i figli, da quella orrenda paura di morire. E poi la terapia intensiva, la lunga riabilitazione con la parte sinistra del corpo maledettamente pigra, il tornare a camminare e a correre, prima da solo poi con i compagni. «Prenditi tutto il tempo che vuoi, non fare niente di fretta, questa sarà sempre casa tua» gli ripetevano da Trigoria. Il campo ieri ha parlato e detto che il brasiliano non è ancora pronto: troppo impacciato, troppo maldestro. Quello che ha regalato il rigore al Verona, quello che si è beccato vari 4 in pagella, non era Castan.
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L’Olimpico ha capito, i compagni hanno capito, tutti hanno capito. Eppure l’uomo – prima ancora del calciatore – ha sentito il bisogno di chiedere scusa con un accorato messaggio pubblicato sul proprio profilo Twitter. Perché le gambe potranno anche essere imballate, i muscoli arrugginiti, ma il cuore non si allena:
«Per me è stata una giornata frustrante, ho lottato tanto per tornare a giocare e pensavo di stare bene. Mi sono accorto, però, che ho bisogno di migliorare. Forse si sono fidati troppo di me e li ringrazio. Chiedo scusa perché ho sempre cercato di fare bene con questa maglia»