Regioni e comuni, l’incubo del pareggio di bilancio
29/08/2015 di Redazione
La legge sul pareggio di bilancio sta bloccando gli investimenti e mettendo comuni e regioni di fronte a inattesi ed enormi buchi nei bilanci, provocati dalle interpretazioni e dagli obblighi introdotti da una legge che ora il governo vuole riformare di corsa.
L’INSOSTENIBILE PAREGGIO DI BILANCIO –
La legge 243 varata nel 2012 dal governo Letta prevede che Regioni e Comuni siano tenuti a rispettare l’obbligo di un «saldo non negativo» sia nel bilancio preventivo che in quello consuntivo, sia di cassa che di competenza, sia in rapporto alle entrate e alle spese finali che in rapporto a quelle correnti, e per le Regioni, distintamente, anche per i conti della sanità. In più la legge prevede il divieto assoluto di indebitamento, se non per investire, ed entro limiti strettissimi. Il grido d’allarme di sindaci e governatori non è caduto nel vuoto. Allo studio di Palazzo Chigi c’è un disegno di legge che modifica radicalmente la 243. Nonostante tutti la sollecitino, però, la riforma non sarà facile. I tempi sono strettissimi, perché dovrebbe essere varata necessariamente prima della legge di Stabilità, quindi entro metà ottobre, e a Renzi servirà una maggioranza qualificata per ottenere il via libera da Camera e Senato.
I CRITERI CONTABILI CHE APRONO VORAGINI NEI CONTI –
Una vera e propria mina è rappresentata dall’illecita contabilizzazione dei fondi stanziati dallo Stato per il pagamento dei debiti pregressi, che rischia di creare un buco potenziale di 19,3 miliardi di euro. A rischiare di più, oltre al Piemonte (il deficit 2013 è stato ricalcolato da 300 milioni a 3,06 miliardi), sono il Lazio (8,7 miliardi a rischio), la Campania, il Veneto, ma anche Emilia-Romagna, Toscana e Puglia.
UN SOLO LIMITE INVECE DEI 12 CHE CI SONO ORA –
La proposta è più o meno definita, e prevede una forte semplificazione, non solo degli obiettivi di bilancio. Ci sarebbe un solo saldo da rispettare, ma cadrebbero anche tantissimi vincoli che gravano sulla spesa dei Comuni e delle Regioni. Salterebbero tutte le riserve di destinazione per le quali, ad esempio, oggi i Comuni devono accantonare il 50% degli incassi delle multe stradali per l’acquisto delle divise e il mantenimento delle auto dei Vigili. Verrebbero aboliti anche gli articoli 11 e 12, che prevedono un fondo di perequazione complicatissimo per tener conto dell’impatto della congiuntura sui saldi di bilancio. A Comuni, Province e Regioni il governo darebbe invece un obiettivo di bilancio triennale (come quello dello Stato), che tenga conto dell’impatto della congiuntura. Di fatto verrebbe ripartito l’obiettivo di indebitamento concordato con la UE anno per anno, sui vari livelli di governo, in funzione del loro peso. Per chiudere il quadro sono previste sanzioni molto rigide per gli enti inadempienti.
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SI È COSTRUITO UN GROVIGLIO INESTRICABILE –
Mario Sensini sul Corriere cita un tecnico al lavoro sul dossier, che spiega: «Se non facessimo qualcosa, saremmo il primo e unico Paese della zona euro a introdurre i saldi strutturali di bilancio, che continuiamo a contestare a Bruxelles per come vengono calcolati, anche a livello subnazionale, per le Regioni e i Comuni». L’obbligo di pareggio, con la messe di divieti e vincoli che l’accompagnano, è così ferreo che potrebbe bloccare tutti gli investimenti degli enti territoriali, e rischia di essere insostenibile alla luce delle loro condizioni finanziarie, che nelle Regioni potrebbero appesantirsi parecchio dopo la sentenza della Consulta che ha bocciato il bilancio del Piemonte.