«Un cecchino sul tetto per uccidere Nino Di Matteo»
26/02/2015 di Redazione
Una segnalazione top secret alla Procura generale di Palermo ha svelato un piano di Cosa Nostra per eliminare Nino Di Matteo in maniera assolutamente inconsueta: non attraverso un attentato con esplosivo, bensì ingaggiando un cecchino. Ne parlano oggi Giuseppe Pipitone e Sandra Rizza sul Fatto Quotidiano:
Come nel film American sniper: un cecchino appostato sul tetto di un palazzo per eliminare Nino Di Matteo. È il contenuto della segnalazione top secret, arrivata nei giorni scorsi alla Procura generale di Palermo, e immediatamente trasmessa agli inquirenti di Caltanissetta, sull’ultimo piano di morte per il pm della trattativa Stato-mafia. Non più il tritolo, come aveva raccontato il pentito dell’Acquasanta Vito Galatolo, ma un’operazione in puro stile militare mirata a eliminare chirurgicamente il magistrato bersaglio di un’escalation di minacce senza precedenti.
(Foto di Guglielmo Mangiapane da archivio LaPresse)
Il progetto omicida, avrebbe fatto scattare una nuova valutazione delle misure di sicurezza in difesa del magistrato. Continua Il Fatto:
I vertici delle forze dell’ordine hanno studiato nuove regole per la scorta di Di Matteo, che comprende una decina di specialisti del Gis dei carabinieri, stabilendo nuovi tragitti, modificati continuamente, per impedire che i basisti di Cosa Nostra possano intercettare percorsi prevedibili e “bucare” la rete di protezione del magistrato: proprio quello che aveva pianificato di fare il cecchino mandato dai boss.
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Nessuna informazione è infine trapelata sugli autori della soffiata:
Si sa solo che il killer, munito di un fucile di precisione, sarebbe stato pronto a colpire Di Matteo da una considerevole distanza nei pochi secondi impiegati dal magistrato per scendere dalla jeep blindata ed entrare nel portone di una palazzina frequentata abitualmente. Tra gli elementi che hanno suscitato l’attenzione degli inquirenti, la zona scelta dal tiratore: si tratterebbe di una strada molto stretta che ricade nel territorio di pertinenza del boss Girolamo Biondino, fratello dell’ex autista di Totò Riina, e capo-mandamento della borgata di San Lorenzo, oggi detenuto. Era stato proprio lui, secondo le rivelazioni del pentito Galatolo, a comunicare al gotha di Cosa nostra l’ordine di morte per Di Matteo, arrivato con una lettera del latitante Matteo Messina Denaro, letta pubblicamente durante un summit convocato a Palermo il 9 dicembre 2012.
(Foto di copertina di Roberto Monaldo da archivio LaPresse)