Cerere: l’asteroide che «sputa» vapore acqueo
23/01/2014 di Dario Ferri
Da due diversi punti della superfice di Cerere, il più grande asteroide del sistema solare, partono continui getti di vapore acqueo. A rivelarlo è uno studio realizzato dagli scienziati dell’European Space Astronomy Centre (ESAC) di Villanueva de la Cañada, in Spagna, attraverso l’elaborazione delle informazioni catturate dal telescopio spaziale Herschel nel periodo tra ottobre 2012 e marzo dello scorso anno.
21 TONNELLATE DI VAPORE AL SECONDO – Gli astronomi dell’agenzia spaziale europea hanno scoperto che Cerere, in gergo scientifico un pianeta nano, ‘sbuffa’ ogni ora 21 tonnellate di vapore acqueo da due macchie scure presenti in due punti opposti della sua superficie. I ricercatori sostengono che i getti dell’asteroide sono probabilmente la conseguenza del riscaldamento del calore e della vaporizzazione, quindi, del ghiaccio presente al di sotto della superficie, ma potrebbe trattarsi, dicono gli esperti, anche di un attività vulcanica che sta vaporizzando l’acqua presente all’interno. «Gli asteroidi – ha spiegato lo scienziato Michael Kuppers, a capo del team al lavoro a Villanueva de la Cañada – sono la possibile fonte dell’acqua sulla Terra, e la rilevazione di acqua su Cerere rende più plausibile questa ipotesi».
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GETTI DA DUE MACCHIE SCURE – Nel dettaglio, il telescopio Herschel ha misurato il calore proveniente dalla superficie di Cerere scoprendo che esso diminuiva quanto il corpo veniva oscurato dalle eruzioni di vapore e, osservando l’intera rotazione del corpo celeste, ha poi rilevato la provenienza dei getti da due diversi punti. Per calcolare quanta acqua l’asteroide rilascia ad ogni eruzione, gli scienziati hanno inoltre esaminato la quantità di radiazione infrarossa della roccia assorbita dai pennacchi di vapore. Hanno quindi stimato che Cerere perde almeno cento milioni di miliardi di molecole d’acqua al secondo, l’equivalente di 6 kg. Kuppers ha spiegato, infine, che la maggior parte del vapore rilasciato dall’asteroide si perde nello spazio, e circa il 20% ricade invece nuovamente sulla superfice. Le macchie scure dalle quali Cerere ‘sbuffa’ le particelle d’acqua corrispondono ad un materiale capace di attrarre maggiore calore dal Sole che consente, di conseguenza, un più rapido scioglimento del ghiaccio.
(Fonte immagine: The Guardian. Credit: Y Gominet, B Carry / CNRS)