“La mia faccia da malato di Hiv”
26/11/2012 di Maghdi Abo Abia
Il Guardian ci racconta il progetto di Edo Zollo, fotografo di origine italiana 38 enne il quale dopo aver passato una notte d’amore con un partner positivo ha sviluppato una sua sensibilità del tutto particolare sull’argomento al punto tale di organizzare una mostra con protagonisti i volti di 30 malati ora in corso alla Reading Room di Soho, Londra.
LE DOMANDE – Sensibilità nata dalla paura. Edo Zollo ha temuto di essere stato contagiato a sua volta ma proprio questo timore lo ha spinto a passare gli ultimi due anni a scattare fotografie ritraenti i malati per capire quali siano le loro espressioni e sopratutto chi sono veramente. Per Zollo la paura del contagio ha rappresentato un incubo. “Ero davvero preoccupato. Cosa sarebbe stato di me se mi avessero trovato sieropositivo? Sarei morto? E come l’avrei detto alla mia famiglia? Mi avrebbero giudicato?”.
LEGGI ANCHE: La fine dell’Aids è vicina?
QUALI SENTIMENTI? – Sono state proprio queste domande a far venire in mente a Zollo la sua idea: che impatto ha avuto l’Hiv nelle vite di tutti coloro che ne sono stati affetti? “Volevo fare qualcosa, volevo leggere i sentimenti di coloro che sono diventati sieropositivi”. Trent’anni fa moriva Terrence Higgins, uno dei primi malati di Aids nella storia. Da allora ad oggi gli infettati sono stati più di 60 milioni e la metà è morta di Aids.
PAURA DELLA GOGNA – Nel 2010, nel solo Regno Unito sono 91.500 le persone sieropositive. Fortunatamente oggi grazie alla scienza medica i malati possono avere una vita normale, se la malattia viene diagnosticata nelle fasi preliminari. Eppure nonostante le cure i segni non passano. Per questo motivo Zollo ha voluto raccogliere queste immagini, anche se non è stato facile. Per molti di loro una fotografia equivaleva ad una specie di gogna. Zollo è però riuscito a convincerli che la cosa migliore da fare era affrontare il problema mettendoci letteralmente la faccia. E così hanno fatto.
UN ESSERE UMANO – Le storie raccontate sono di vario tenore. Ad esempio c’è Gemma, donna eterosessuale contagiata dal suo ex-fidanzato. Da quella storia è nato un figlio anche lui sieropositivo sottrattole dai servizi sociali a causa della depressione. C’è la storia di Maurice, 73 anni e ammalato dal 1984 il quale vive come se non avesse mai avuto nulla. In fondo l’intenzione di Zollo è proprio questa, ovvero far capire ai visitatori della mostra che quel volto ritratto potrebbe essere di chiunque, anche dell’osservatore. Perché anche un sieropositivo è un essere umano. (Photocredit Reading Room)
LEGGI ANCHE: