Chiara Monda, il racconto del papà: «Per molto tempo ho sperato che mia figlia fosse morta»
25/11/2015 di Redazione
Chiara Monda ridotta in coma dopo le botte del fidanzato. Nella Giornata mondiale contro la violenza sulle donne è il papà di Chiara a raccontare a Federica Seneghini per il Corriere della Sera il dolore per quanto accaduto a sua figlia. Una tragedia che non ha colpito solo la figlia, all’epoca 19enne, ma anche tutta la sua famiglia:
«Per molto tempo ho sperato che mia figlia fosse morta». Seduto davanti al suo caffè macchiato, Maurizio Insidioso Monda parla con un filo di voce pieno di rabbia e frustrazione. […] Tra poco saranno quasi due anni che Chiara, sua figlia, vive come se fosse morta. Da quando, il 3 febbraio 2014, il fidanzato, Maurizio Falcioni, 35 anni, le ha spappolato l’esistenza a suon di calci in testa. Riducendola da ragazzina 19 enne innamorata del suo bulldog francese e della Lazio a oggetto inerme. Rimasta per nove mesi in coma e poi, dopo, in uno stato di minima coscienza. Oggi apre e chiude gli occhi, muove un dito e, a volte, segue con lo sguardo i familiari che la vanno a trovare. Di fatto, è poco più di un vegetale.
UNA LUNGA SERIE DI VIOLENZE –
La storia di Chiara, purtroppo, non è diversa da quella di altre donne vittime di violenza da parte chi aveva detto di amarle:
«La nostra, prima, era una vita normale», spiega questo papà stanco. Che ora sorride, quasi, al pensiero di quei giorni di due, tre, mille anni fa. […] Di quel lunedì di febbraio in cui Chiara è quasi morta, invece, ricorda soprattutto la rabbia. Perché l’aggressione arriva al culmine di una lunga serie di violenze, psicologiche e fisiche, a cui Falcioni ha sottoposto la ragazzina, che soffriva di lievi disturbi mentali, sin dagli inizi della loro relazione. Una situazione di cui il papà era perfettamente a conoscenza, tanto da avere tentato per mesi a distogliere la figlia da questo «balordo».
LO SCONTO DI PENA PER FALCIONI –
E per il papà di Chiara resta la rabbia:
Il processo dura poco. Falcioni sceglie il rito abbreviato. Il 19 dicembre, in primo grado, gli danno 20 anni. In Appello, lo scorso 5 novembre, i giudici gli tolgono quattro anni.