Cina: esplosioni nella zona industriale, almeno 50 morti e 701 feriti a Tianjin
13/08/2015 di Redazione
Almeno 50 morti e 701 fertiti. È il terrribile bilancio di due violentissime esplosioni avvenute nella zona industriale di Tianjin, città portuale nel Nord-Est della Cina. Tra le vittime, come riferito dalle agenzie di stampa, ci sono anche vigili del fuoco mentre 71 persone sono state ricoverate in ospedale in gravissime condizioni.
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ESPLOSIONI TIAJIN, ZONA INDUSTRIALE IN UNA PALLA DI FUOCO –
Il sito industriale si è trasformato un’enorme palla di fuoco, dopo le potenti deflagrazioni avvenute nel deposito della Tianjin Dongjiang Port Rui Hai International Logistics Co., una società che tratta materiali pericolosi, nella nuova area industriale di Binhai. Le fiamme si sono subito diffuse in tutto il sito industriale: in fiamme sono finiti numerosi container e magazzini. Il disastro ha ridotto in cenere molti edifici e distrutto circa un migliaio di auto.Vetri e detriti sono arrivati a chilometri di distanza, mentre la città di Tianjin è stata coperta da una nube di fumo nero. «La palla di fuoco era enorme, alta un centinaio di metri», ha raccontato un testimone che vive poco distante dalla zona industriale. «Ho sentito la prima esplosione e sono usciti tutti dalle case, poi ce ne sono state altre, i vetri delle finestre sono andati in frantumi e molte persone sono rimaste ferite e sono uscite dalle case coperte di sangue».
ESPLOSIONI TIAJIN, SOCCORSI –
Sul posto sono state subito inviate squadre specializzate per il rischio che possano verificarsi nuove esplosioni nei depositi di materiale chimico. Come riportano le agenzie di stampa, i soccorritori hanno portato in barella i feriti in ospedale, dove i medici hanno applicato bendaggi alla varie vittime, molte ricoperte di sangue. Nei soccorsi sono intervenuti anche i soldati specializzati nella guerra chimica. Precisamente per mettere in sicurezza l’area portuale e constatare i danni ambientali sono scesi in campo oltre 200 esperti delle squadre specializzate contro le armi nucleari, biologiche e chimiche, mandate da Pechino. L’Esercito di Liberazione Popolare intanto ha inviato elicotteri e droni per la sorveglianza della zona. Le autorità hanno disposto anche l’evacuazione degli abitanti delle aree a ridosso del porto, per i quali sono state allestite tende e alloggi provvisori.
Non sono ancora chiare le cause del disastro. La polizia intanto ha fermato il responsabile dell’azienda Port Rui Hai International Logistics. Il dramma a quanto pare è iniziato alle 23.30 di ieri. Le esplosioni sono state avvertite in tutte le aree di Tianjin, che ha 15 milioni di abitanti.
ESPLOSIONI TIAJIN, SOLIDARIETÀ DALL’UE –
L’Unione Europea attraverso l’Alto rappresentante per la politica estera e il commissario agli aiuti umanitari e alla gestione delle crisi ha espresso «piena solidarietà» alla popolazione cinese. «L’Ue è pronta a fornire ogni assistenza necessaria alle autorità cinesi per aiutare ad affrontare la situazione», hanno affermato in un comunicato congiunto Federica Mogherini e Christos Stylianides, esprimendo il cordoglio a familiari e amici delle vittime.
ESPLOSIONI TIAJIN, INCHIESTA ORDINATA DA XI JINPING –
Il presidente cinese Xi Jinping e il primo ministro Li Keqiang intanto, come riferito dall’agenzia di stampa Xinhua, hanno emesso un ordine alle autorità locali di Tianjin di non risparmiare sforzi per salvare le persone coinvolte e di indagare per verificare le responsabilità nell’incidente. Presidente e primo minitro hanno inoltre incaricato il ministro della Pubblica sicurezza Guo Shengkun di coordinare le operazioni di soccorso.
ESPLOSIONI TIANJIN, PRECEDENTI DISASTRI –
Quello di Tianjin non è il primo disastro che avviene in Cina in un’area industriale. A novembre del 2013, 62 persone hanno perso la vita ed altre 136 sono rimaste ferite a Qingdao, nella parte orientale del Paese, per un’esplosione a una condotta in fase di riparazione. Ad agosto del 2014, invece, almeno 75 persone sono morte ed altre 185 sono rimaste ferite per un’esplosione in un impianto metallurgico, a Kunshan, nella provincia orientale del Jiangsu. L’esplosione era stata causata da un errore umano, e dalla scarsa o nulla applicazione delle leggi sulla sicurezza sul luogo di lavoro. A giugno del 2013, infine, l’incendio in una grande azienda di pollame nel Nord-Est della Cina, ha ucciso ben 119 persone.
(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit: Yue Yuewei / Xinhua)