Ciro Esposito, De Santis: «Sono disperato per la morte di Ciro»
09/10/2014 di Maghdi Abo Abia
«Non volevo uccidere nessuno ma è successo. Sono davvero disperato per quello che è successo e mi porto dentro tutto il dolore per la morte di Esposito Ciro. Non volevo uccidere proprio nessuno pero’ purtroppo alla fine un ragazzo è morto». Queste le parole di Daniele De Santis, l’ultras della Roma accusato della morte di Ciro Esposito nell’ultima finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina nella lettera inviata ai pm di Roma.
LEGGI ANCHE: Ciro Esposito: «Era dei napoletani il coltello sul luogo della rissa»
LA LETTERA DI DANIELE DE SANTIS – Questo il contenuto della lettera inviata due giorni fa da De Santis ai magistrati della procura e contenente la sua verità sugli scontri dello scorso tre maggio in viale Tor di Quinto, poco prima della Finale di Coppa Italia: «Non volevo uccidere proprio nessuno pero’ purtroppo alla fine un ragazzo è morto. Presto lo spiegherò al giudice quando avrò il processo e quando le cose si saranno calmate. Vi prego di credermi, sono davvero disperato per quello che è successo e mi porto dentro tutto il dolore per la morte di Ciro Esposito. Spero che continuerete le indagini perché quello che ho detto è la verità».
LE FOTO DELLA LETTERA INVIATA DA DE SANTIS (FONTE FACEBOOK-STEFANO PICCHERI)
LE FOTO DI DANIELE DE SANTIS IN OSPEDALE SCATTATE IL 22 SETTEMBRE, CON CICATRICI SULLA FRONTE E SEGNI DELLE COLTELLATE SUI GLUTEI E ADDOME (FONTE FACEBOOK-STEFANO PICCHERI)
«INSEGUITO DA 30 O FORSE PIÙ» – Continua nella sua lettera Daniele De Santis: «Si sentiva un casino di bomboni e fumogeni… Io non ho tirato nessuna bomba, quando sono uscito dalla Boreale, dove vivo, ho solo raccolto un fumogeno che stava per terra e l’ho tirato. Ho strillato al conducente del pullman (di tifosi del Napoli, ndr) di levarsi da là quando ho visto che c’erano casini. A quel punto mi hanno rincorso in trenta o forse di più. Io ho provato a scappare e già di spalle mi hanno preso a bastonate, mi hanno dato le prime tre coltellate e altre bastonate. Poi ho provato a chiudere il primo cancello ma non ci sono riuscito. Mi sono rotto la gamba sotto il cancello e loro hanno continuato comunque»