Cocaina dal tagliatore al consumatore

Gli ribadisco quello che a pappagallo in questi anni ho imparato: la denuncia di chi ti ha truffato la fai soltanto se hai pesato il truffatore. Meglio perdere i soldi e riassicurare il mezzo, piuttosto che fare nomi e cognomi di certa gente in Tribunale. L’ho conquistato. Quello che s’aspettava di sentire è la risposta che ti apre le porte perché dimostra che, seppure istruito e utile come “autorità“, non sei un pericolo. “Accomodati, il tempo di finire e ce ne andiamo a mangiare“, mentre la ragazza si congeda con la scusa della spesa: sottotitolo, lei ha finito, tu puoi guardare. Le porte saranno pure aperte ma le finestre no . Non c’è un filo di luce che non sia artificiale. Mi manca l’aria: sarà la polvere e il pulviscolo ma a domanda rispondo che il divano mi insacca. Ride di gusto: sono simpatico, cioè mi posso alzare. Ce ne sono di cose su cui scrivere, da chiedergli, intuire o fotografare. Ma non mi passa neanche per la mente di giocare a far l’onesto (tanto di luce del sole qui non ce n’è mezza). Tutto quello che potrò rubargli è mio, lo sappia o meno: questa non è un’intervista, è un’estorsione. Tanto lui ora va, lui ora viene. Quando va dentro nelle altre stanze, faccio foto come capita col telefonino. A roba che può dar la morte? Come quando han fotografato Papa Wojtyla morto ed esposto. Pure lui era già polvere, in un certo senso la morte che eccitando camminava.

C’è un tavolo, bottiglie d’acqua. Tranquilli, miscredenti: servono a lui per bere. Si suda tantissimo qui dentro: quel neon piccolo sul soffitto, odio il suo calore. Vassoi artigianali. “Se ti serve prendi“: non mi sta offrendo droga ma scagliola. È materiale fatto di scaglie di cemento e serve per tappare i buchi: non del cervello ma dell’intonaco. Lui, tanto, ne ha in abbondanza. Non costerà che pochi euro. La usa per il suo lavoro: taglia la “cocaina cocaina” innanzitutto con questo derivato edile. Non devo essere stato troppo bravo a frenare il disgusto: lui si sente sfidato e rilancia. “Guarda che non è finita qui: dopo il cemento, taglio con il purgante“. O di cavallo o di bambino: ahahahaha. La cacarella come sballo poi, o no? Che schifezze che vi pippate, scemi. Oddiomio, mi vien la ridarella. Lui è comprensivo: in fondo deve odiarla questa droga e questa è la rivincita morale sopra il vizio. Scusa ma ce n’è di coca in questa cocaina che poi vendi o è tutto, che so, talco per le ascelle? La risposta è si, ce n’è. In piccola parte. Il guadagno in teoria c’è ma se c’è è sempre nel buon taglio. Allora sbotto (si fa per dire). Me l’aspettavo più come un laboratorio di solventi questa raffinazione dello sballo: una roba da chimici e scienziati strapagati. Qui, con tutta questa roba bianca dai più svariati usi, tra il domestico, la nursery ed il bricolage, “neve” che fa nebbia alla puzza di chiuso, sembra di stare dal fornaio. O dagli artisti della pizza a ingrediente libero. “La droga come dici tu è quella per chi la può pagare. Quella dei giri buoni“. I suoi invece sono i giri di quelli alla buona. E mi aggiorna sulle nuove tipologie di fabbricante-spacciatore e cliente.

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