Come funziona la sicurezza negli stadi in Inghilterra e Spagna
06/05/2014 di Maghdi Abo Abia
La politica si muove per cercare di risolvere il problema della violenza negli stadi dopo i fatti di sabato scorso, quando la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina è stata funestata da violenti scontri che hanno portato al ferimento, in maniera grave, di un tifoso partenopeo ed all’arresto di un ultras romanista, Daniele De Santis, già salito agli altari della cronaca dopo che il 21 marzo 2004 entrò in campo in un derby di Roma parlando con Totti insieme ad altri esponenti della curva giallorossa ed ottenendo la sospensione della partita a causa dell’investimento di un bambino da parte di una volante della polizia, notizia rivelatasi infondata.
LO SGUARDO VERSO INGHILTERRA E SPAGNA – E dopo aver scoperto l’esistenza di personaggi come Gennaro de Tommaso, conosciuto come «Gennaro ‘a carogna», figlio del camorrista Ciccio ‘a carogna, ed aver constatato che una partita può essere ritardata o autorizzata da persone estranee alla distinta, con il suddetto Gennaro che parla con Hamsik e che nel 2012 venne fotografato con la Coppa Italia vinta anche in quella stagione dal Napoli, lo Stato cerca di arginare e di combattere lo strapotere ultras ispirandosi alle leggi introdotte in Inghilterra e Spagna per debellare la violenza negli stadi.
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IL PUGNO DI FERRO DI MARGARET THATCHER – In Inghilterra, dopo la strage di Hillsborough del 15 aprile 1989 che portò alla morte di 96 tifosi del Liverpool schiacciati dalla calca causata da alcune decisioni errate della polizia, il governo conservatore di Margareth Thatcher usò il pugno di ferro per combattere e debellare il fenomeno hooligans. Ma già dopo l’Heysel il governo inglese si mosse per dare una sistemata al pianeta calcio locale. Nel 1985, come riporta Sky, attraverso lo Sporting Events Act, veniva limitato l’acquisto ed il consumo di bevande alcoolice negli stadi, nei treni e nei bus speciali per i tifosi. Nel 1986 il Public Order Act permise alla magistratura d’interdire la presenza negli impianti sportivi di soggetti ritenuti violenti costringendoli all’obbligo di firma in caserma. Un provvedimento uguale al nostro Daspo.
LE LEGGI ANTI-ULTRAS – Dopo Hillsborough si decise per un’accelerazione contro i violenti. Il rapporto Taylor produsse due rapporti, uno intermedio ed uno definitivo, che portò nel 1989 a vietare la presenza ad event sportivi al di fuori di Inghilterra e Galles a persone condannate per reati legati a partite di calcio ed impose l’obbligo di entrare negli stadi con un documento di identità. Nel 1989 poi venne creata dentro Scotland Yard una squadra speciale di sorveglianza anti-ultras. Le società vennero obbligate a ristrutturare gli stadi con un investimento di 350 milioni di sterline per la modifica degli impianti, l’eliminazione delle barriere tra campo e spalti e delle gradinate, sostituite da seggiolini numerati. Vennero installate telecamere di sorveglianza.
DASPO A VITA – I club devono richiedere alle autorità di pubblica sicurezza i certificati necessari all’iscrizione ai campionati. Inoltre hanno dovuto occuparsi della presenza di steward negli impianti, chiamati a sorvegliare l’attività dei tifosi. A questo proposito UkFooty aggiunge che le società sono chiamate a garantire la sicurezza all’interno degli impianti pagando la polizia impiegata all’interno. E questo avviene nel sessanta per cento delle partite disputate ogni anno. Il governo sta poi pensando ad applicare anche qualche provvedimento proprio della legislazione spagnola specie per quanto riguarda un’eventuale riforma del Daspo. Come spiega il Messaggero, l’idea è quella di comminare il divieto d’accesso alle manifestazioni sportive a vita, seguendo l’esempio di quanto avvenuto al tifoso del Villareal che aveva lanciato una banana a Dani Alves.
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I PROCLAMI DELLA POLITICA – Ora però bisognerà capire se i proclami delle autorità verranno rispettati. Il modello inglese ed il modello spagnolo rappresentano le normative di riferimento per il legislatore. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha detto che secondo lui devono essere le società a pagare per la sicurezza mentre per il ministro dell’Interno Angelino Alfano gli stadi devono tornare ad essere un luogo per famiglie. E dire che nei giorni scorsi una task-force parlamentare aveva incontrato i rappresentanti del mondo ultras per trovare un accordo che portasse al superamento del Daspo e della Tessera del Tifoso. Il principio di base della trattativa era legato al fatto che con troppa sicurezza lo stadio muore.
LA TRATTATIVA CON GLI ULTRAS – Ma si poteva anche pensare che l’obiettivo fosse quello di riformare un dispositivo, il Daspo, che spesso e volentieri viene cancellato in appello a causa di vuoti normativi che rendono il meccanismo inaffidabile. Ora invece con quanto accaduto a Roma lo scorso sabato, tra colpo di pistola, magliette inneggianti a Antonino Speziale, condannato a otto anni per aver ucciso l’ispettore capo della Polizia Filippo Raciti a Catania nel 2007 ed un giovane, Ciro Esposito, in fin di vita, si parla ancora di lotta alla violenza negli stadi. La strada sembra segnata ma ora sarà necessario capire cosa accadrà.