Quantitative easing della Bce: cosa è e come funziona
23/03/2015 di Andrea Mollica
QUANTITATIVE EASING
La Banca centrale europea ha adottato il Quantitative easing, alleggerimento o allentamento quantitativo in italiano, uno stimolo monetario da oltre mille e cento miliardi di euro che mira alla ripresa dell’inflazione e a dare impulso alla crescita economica sempre più fiacca dell’unione monetaria. Il Quantitative easing è una misura piuttosto controversa, come mostrato dall’ostilità della Germania, introdotta in questi anni di crisi dalle maggior banche centrali del pianeta, come la Federal Reserve o la Bank of Japan, che ha dato esiti ambivalenti nel contrasto alla recessione e alla disoccupazione.
QUANTITATIVE EASING –
La Banca centrale europea ha adottato a larga maggioranza un programma di Quantative easing, alleggerimento o allentamento monetario, da più di mille miliardi di euro. Nel Consiglio direttivo della Bce di giovedì 22 gennaio 2015 la Bce ha approvato uno stimolo monetario con acquisti di titoli di Stato, obbligazioni corporate, Abs e covered bond da 60 miliardi di euro al mese. Il programma di Quantitative easing sarà avviato nel mese di marzo, e durerà almeno fino ad almeno settembre 2016. Grazie al Quantitative easing la Bce comprerà titoli per più di mille miliardi di euro, 1140 la cifra esatta, uno stimolo monetario massiccio e superiore alle aspettative di mercato. Gli acquisti del programma saranno effettuati dalle diciannove banche nazionali dell’Eurosistema, che condivideranno la maggior parte del rischio provocato dalle eventuali perdite di titoli comprati sui mercati. La Bce ha infatti limitato l’assunzione del rischio, una misura probabilmente presa da Mario Draghi per superare l’ostilità di diversi banchieri centrali e costruire una larga maggioranza all’interno del Consiglio direttivo. Collettivamente la Bce assumerà il rischio sul 12% del portafoglio dai titoli, che sarà costituito da bond emessi da istituzioni europee. Il restante 88% del portafoglio titoli sarà invece composto di titoli nazionali, come i Btp italiani, i Bund tedeschi e così via, e tra questi solo l’8% sarà a carico della Bce, dove vige il principio della condivisione piena del rischio tra tutte le banche nazionali. I bond sovrani che saranno acquistati nel Quantitative easingavranno scadenza tra i 2 e i 30 anni. Unico limite all’acquisto dei titoli di Stato varrà per le obbligazioni sovrane di Paesi sottoposti all’assistenza finanziaria delle istituzioni europee, al momento solo la Grecia. La Bce comprerà titoli di Stato in un simile caso solo se ci sarà una valutazione positiva durante le periodiche revisioni del programma di assistenza. Il Quantitative easing ha come scadenza settembre 2016, ma proseguirà fino a quando il Consiglio direttivo della Bce non vedrà una significativa ripresa dell’inflazione, al fine di rispettare il suo mandato e rispettare la stabilità dei prezzi.
IL BILANCIO DELLA BANCA CENTRALE –
Il bilancio della Bce, come quello di ogni banca centrale o ente economico, si compone di attività e passività. Tra le prime ci sono le garanzie date dagli istituti che hanno contratto prestiti presso la Bce, le riserve valutarie e le obbligazioni così come gli altri titoli accumulati nelle operazioni di mercato aperto svolte per gestire la politica monetaria. Tra le passività invece c’è il denaro contante circolante, che è null’altro che un’obbligazione dello Stato verso i propri cittadini, i depositi delle banche commerciali o di investimento aperti presso l’istituto centrale, e il capitale sociale sottoscritto da tutte le diciannove banche nazionali che compongono l’Eurosistema. Nel caso della Bce il capitale vale poco meno di 11 miliardi, sottoscritto dagli stati nazionali con quote corrispondenti alla percentuale delle loro economie sul totale del Pil dell’eurozona. L’Italia ha una quota di partecipazione al capitale della Bce pari al 12,31%, corrispondente a una sottoscrizione di 1.332.644.970,33, la terza per entità dopo quelle di Germania e Francia. Sono quote che verranno rispettate nella mole di acquisti del Quantitative easing, a cui sono stati posti ulteriori limiti, come un tetto massimo del 33% per ogni emittente di titoli e del 25% per ogni singola emissione. L’alleggerimento quantitativo, a differenza della politica monetaria tradizionale che agisce attraverso la determinazione del tasso di interesse, interviene sul bilancio della Bce, che sarà aumentato di più di mille miliardi. Il bilancio della banca centrale corrisponde grossomodo alla base monetaria, ed è attraverso la sua espansione che si prova a stimolare l’aggregato monetario. L’aggregato monetario corrisponde alla base monetaria, formata da denaro circolante e dalle passività delle banca centrale verso gli altri istituti, più le altre forme di liquidità come i conti corrente, i depositi bancari e altre attività finanziarie che fungono da riserva di valore, come le obbligazioni. Il Quantitative easing è un programma che attraverso l’espansione del bilancio della Bce, o di un’altra banca centrale, corrispondente grosso modo alla base monetaria, cerca di aumentare l’aggregato monetario attraverso uno stimolo monetario che alleggerisca i bilanci delle banche e favorisca l’erogazione del credito. La Bce controlla solo la base monetaria, ma per perseguire il suo mandato, ovvero la stabilità dei prezzi da mantenere con un’inflazione di poco sotto al 2%, è necessario intervenire sull’aggregato monetario. Nel lungo periodo è infatti l’aggregato monetario che determina il tasso di inflazione. In questo momento la crescita dei prezzi è di poco superiore allo 0, con aperti casi di deflazione, come in Grecia o Spagna, all’interno dell’eurozona.
IL QUANTITATIVE EASING E LE BANCHE –
La Bce intende contrastare la possibile scivolata dell’unione monetaria nella deflazione, intesa come un periodo temporale piuttosto lungo in cui gli attori economici rimandano le loro scelte di acquisto alla luce della continua discesa dei prezzi. Questo scenario porta a una prolungata fase di stagnazione economica così come di crescita dell’onore reale dei debitori, privati come pubblici. Nell’economia moderna la parte più consistente dell’aggregato monetario, suddiviso in M0, base monetaria, e M1, M2 e M3, è rappresentato dalla liquidità “creata” dalle banche quando decidono di aprire un deposito o prestano del denaro ai loro clienti. La Bce non ha un controllo diretto sull’aggregato monetario, bensì ne dispone di uno indiretto. Normalmente il controllo dell’aggregato monetario avviene attraverso la determinazione di un tasso di interesse di riferimento applicato ai prestiti erogati alle banche. Tanto più basso è il tasso di interesse, maggiore è la domanda di credito, e viceversa. Di norma questo avviene quando la Bce immette nuova liquidità con le aste di denaro, che espandono il bilancio dell’istituto centrale in due modi. Tra le attività sale la voce delle garanzie richieste all’istituto di credito per concedere il prestito, mentre la passività aumenta dello stesso ammontare del deposito bancario aperto presso la Bce. L’espansione del bilancio incontra però molto più difficoltà quando il tasso di interesse si trova intorno allo zero, come succede in questo momento, da ormai molto tempo. Per espandere la base monetaria ed ottenere un effetto sull’aggregato monetario la Banca centrale europea compra i titoli di Stato detenuti delle banche. Grazie al QE tra le attività cresce la posta delle obbligazioni, mentre la passività dei depositi degli istituti di credito presso la Bce aumenta del medesimo ammontare. Un procedimento simile all’asta di denaro, che si differenzia alla voce attivi della Banca centrale europea. L’incremento dell’aggregato monetario, che è l’obiettivo del Qe della Bce, non è però automatico, e dipende da cosa faranno le banche con il denaro ricevuto grazie agli acquisti di bond effettuati dall’Eurotower. Con queste somme gli istituti possano prestare soldi per aumentare il loro giro d’affari, una possibilità perseguita dalla Bce. Un altro effetto macroeconomico che può stimolare l’inflazione introdotto dal Qe è la progressiva svalutazione dell’euro. La Bce compra bond sovrani dell’unione monetaria da investitori stranieri, che poi cambiano la somma ricevuta nella loro moneta nazionale, oppure in un’altra. Questo spinge ad un deprezzamento dell’euro, come già è avvenuto in questi mesi in cui i mercati finanziari hanno “prezzato” il Quantitative easing.
INFLAZIONE –
L’obiettivo fondamentale del Quantitative easing è l’aumento dell’inflazione. A dicembre 2014è stato registrato per la prima volta negli ultimi cinque anni un tasso di inflazione negativo. Su base congiunturale il calo era di meno 0,1%, su base tendenziale invece la flessione si è assestata allo 0,2%. Il crollo del prezzo del petrolio e la conseguente caduta dei beni energetici ha trainato questa discesa, un fattore spesso rimarcato dai contrari al Quantative easing. L’indice core dell’inflazione, ovvero l’indice dei prezzi con l’esclusione di beni quali alimentari e appunto energetici caratterizzati da maggior oscillazione, aveva registrato a dicembre un aumento dello 0,3% su base mensile e dello 0,7 su base annua. Le aspettative di inflazione sono ancora più scoraggianti, visto che la crescita dei prezzi a 5 e 10 anni è attesa a un livello inferiore all’1%. Un andamento molto debole, ben lontano dall’obiettivo del 2% di crescita annua che è il target perseguito dalla Bce per mantenere la stabilità dei prezzi. Il Quantitative easing è stato adottato per stimolare la crescita dell’inflazione, e così dare impulso a un’economia particolarmente debole come quella dell’eurozona. Una misura di politica monetaria che funziona in pratica, ma non in teoria, come disse Ben Bernanke, il governatore della Federal Reserve che ha avviato ben tre cicli di alleggerimento quantitativo dopo la crisi finanziaria. Per avere la crescita dell’inflazione il Quantitative easing agisce sul cambio, portando alla svalutazione della moneta. L’euro si è già deprezzato in modo rilevante negli ultimi mesi, soprattutto sul dollaro, passando da quota 1,40 a 1,15, e potrebbe scendere verso la parità con il massiccio intervento della Bce. L’altro canale del Quantitative easing sono le banche. Gli istituti di credito hanno un portafoglio titoli molto ampio in titoli di Stato; nell’eurozona le banche centrali nazionali compreranno obbligazioni sovrane in massiccio dagli istituti di credito, che potranno prestare questi soldi, investirli oppure depositarli presso la Bce. Per disincentivare questa operazione la Banca centrale europea ha mantenuto negativo a -0,2 il tasso sui depositi. Grazie ai soldi del Quantitative easing le banche potranno acquistare titoli nelle Borse, investimenti che dovrebbero sostenere i listini azionari e così facilitare l’accesso a nuovi capitali alle aziende. In questo modo, e con un’erogazione maggiore di credito i prezzi potranno aumentare, e così stimolare la crescita economica. Il funzionamento del Quantitative easing non è una certezza ma la Banca centrale europea ha congegnato un buon programma, pe stimolare l’economia con la politica monetaria.