Come funzionerà il taglio dell’Irpef in busta paga di Renzi
11/03/2014 di Alberto Sofia
Il «dilemma» sul cuneo fiscale del governo Renzi sembra essere stato risolto. In vista del Consiglio dei ministri di domani, il presidente del Consiglio intende partire dalla riduzione dell’Irpef – rinviando per ora l’intervento sull’Irap – per il taglio promesso dal valore di dieci miliardi. Il tesoretto andrà in buste paga: «Si partirà dalle famiglie», ha affermato Renzi, che intende concentrare il bonus sui lavoratori dipendenti. Le aziende dovranno per ora accontentarsi: «Ho detto al capo degli industriali Giorgio Squinzi che il modo migliore per aiutare le imprese in questo momento è snellire la burocrazia e cambiare il rapporto con il Fisco», ha spiegato lo stesso Renzi. Tutto mentre da Bruxelles il neo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, nel suo esordio all’Eurogruppo, cercava di rassicurare i colleghi sulla difficile situazione economica dell’Italia, spiegando di voler dare priorità alla crescita e all’occupazione, senza abbandonare vincoli di bilancio e riequilibrando i tagli sulle tasse con riduzioni delle spesa.
I TAGLI ALL’IRPEF E IL NODO DELLE COPERTURE – Il nodo resta comunque quello delle coperture. Il taglio del cuneo dovrà essere finanziato in modo permanente dai tagli alla spesa. Le dichiarazioni del Tesoro sul’intenzione di trovare risorse certe hanno lasciato aperta l’ipotesi di un rinvio dell’intervento, subito però smentita dal premier. Renzi intende accelerare rispetto alla prudenza di Padoan, ma dovrà fare i conti con le coperture da trovare. Resta centrale la questione del possibile utilizzo – in una fase transitoria dove i fondi della spending review non saranno ancora a regime – di risorse una tantum. Padoan aveva già spiegato l’intenzione di fare affidamento anche sul rientro dei capitali. Ma il percorso resta incerto. Il Corriere della Sera ha spiegato:
«Qualora la linea di utilizzare le entrate una tantum non dovesse passare, il percorso potrebbe essere in due tappe: una prima con un taglio da 2-3 miliardi di euro, finanziata con i fondi che il governo ha già reperito, e una seconda alimentata con i tagli più strutturali e/o con una tassa sulle rendite finanziarie e i grandi patrimoni. Sarebbe stata invece scartata, dopo un aspro confronto con le associazioni datoriali, l’idea di sfoltire gli incentivi alle imprese che varrebbero 1,5 miliardi. Così come è stata esclusa, per bocca del sottosegretario Delrio, l’idea di utilizzare i Fondi europei»
Dopo l’annuncio di Renzi di voler puntare per ora sul taglio dell’Irpef, accantonando l’intervento sull’Irap, è stato lo stesso Giorgio Squinzi a protestare contro la decisione del governo, sulle pagine del Corsera. «Meglio un lavoro in più, che pochi euro nelle buste paga», ha spiegato Squinzi, secondo cui «ridurre il cuneo fiscale delle aziende è l’unica strada per creare occupazione». Ma Renzi sembra per ora intenzionato a puntare tutto sui tagli all’Irpef. Sul decreto che il Consiglio dei ministri dovrà varare domani resta però ancora un margine di incertezza, come ha spiegato la Stampa. In base alle simulazioni, «se il bonus si concentrerà sui redditi fino a 15mila euro, si potrebbe arrivare a un risparmio di 200 euro al mese per famiglia», si legge. Alzando la soglia a 20mila, in busta paga andrà invece la metà.
Nel passato fu Prodi, nel 2007, a realizzare un taglio sul costo del lavoro: un intervento di circa sette miliardi che andò quasi tutto alle imprese. Allora, però, non c’era da fare i conti né con i vincoli del pareggio di bilancio, né con il Fiscal compact. Il nodo resta quindi lo stesso: evitare che un taglio delle tasse da dieci miliardi entri in conflitto con gli obiettivi di deficit e con l’equilibrio dei conti, rispettando gli impegni presi con l’Europa. Così sui finanziamenti il governo resta ancora alla ricerca di risorse per coprire il taglio del cuneo. Dalla spending review di Carlo Cottarelli si potrà reperire per il 2014 al massimo cinque miliardi di euro. Per il resto saranno necessari altri interventi, puntando al già citato rientro dei capitali e su una tassa sulle rendite finanziarie.
IRPEF E IRAP – Il dilemma tra Irpef e Irap ha continuato a dividere la critica. Per i sostenitori del taglio sull’Irpef – sul quale sembra ormai intenzionato a puntare Renzi – concentrare il taglio da dieci miliardi per tagliare l’imposta sul reddito delle persone fisiche permetterà di incoraggiare le famiglie. Di conseguenza, si spingeranno le aziende a produrre, rimettendo in moto l’economia. In base alle tabelle e ai numeri del governo, dovrebbero essere circa 10-11 milioni di potenziali beneficiari, che riceverebbero in busta paga un aumento di circa 80 euro almese (da un massimo di 200 euro fino a un minimo di 51). Più basse sarebbero le entrate maggiori nelle busta paga se l’intervento da dieci miliardi sul cuneo fiscale dovesse comprendere tagli sia per l’Irpef che per l’Irap. Chi sostiene la strada dell’Irap, al contrario, ha spiegato – come ha rilanciato Squinzi – come sia ormai insopportabile il carico fiscale sulle aziende. Tanto da considerare l’intervento per ora rinviato da Renzi come l’unica possibilità di spingere verso nuove assunzioni da parte delle imprese stesse. Per ora l’esecutivo sembra però orientato a privilegiare il taglio sull’Irpef.