Come gestire la paura in sei passi
07/04/2017 di Redazione
La paura è un’emozione dalle “radici antiche” che va esplorata e gestita adeguatamente.
Cos’è la paura?
La paura è un’emozione primaria che, attraverso uno stato di allarme, informa l’organismo della presenza di un pericolo (o di agenti minacciosi) che potrebbe arrecare un danno alla sua integrità.
La funzione primaria della paura è stata per millenni quella di garantire la sopravvivenza dell’individuo (e della specie) e contribuire al suo adattamento all’ambiente.
Tuttavia, rispetto alle altre specie viventi, l’essere umano ha acquisito con l’evoluzione anche la capacità di comunicare le proprie emozioni, riflettere su di esse e arricchirle di significati soggettivi.
Le reazioni fisiologiche correlate alla paura (tachicardia, pallore, secchezza della bocca, tensione muscolare, etc.) predispongono alla difesa (fuga, attacco, immobilizzazione), mentre la mimica del volto e l’atteggiamento corporeo sono utili a richiamare l’attenzione dei propri simili, stimolando un atteggiamento empatico di soccorso (occhi sbarrati, mani protese in avanti, vocalizzazioni acute, tremori, etc).
Se la mimica e gli atteggiamenti corporei connessi alla paura sono innati e quindi universali, nel corso del tempo gli stimoli attivanti la paura si sono invece differenziati, anche in base al contesto storico e geografico.
La paura può avere diversi gradi d’intensità, che vanno dal semplice timore al terrore.
Cosa attiva la paura?
La paura può riferirsi a:
- stimoli fisici molto intensi (per esempio, un rumore improvviso),
- stimoli nuovi e/o imprevedibili,
- situazioni specifiche di pericolo (per esempio, altezza, buio, presenza di individui/animali aggressivi, abbandono da parte della figura di attaccamento).
Oppure può essere:
- evocata dal ricordo di un “trauma” specifico,
- frutto di un apprendimento (educazione o imitazione), mediante un’associazione tra la reazione degli altri e un determinato stimolo.
Se la paura viene estremizzata, diventando ansia, fobia o panico, perde la sua funzione fondamentale, il suo vantaggio evolutivo, e si converte in sintomo psicopatologico.
La paura a livello sociale e culturale.
La nascita della società in parte è legata proprio alla paura: stare insieme ai propri simili garantiva la protezione e la riduzione del rischio.
Ogni epoca, poi, è stata caratterizzata da forme di paura specifiche.
Ciononostante, oggi la paura è per lo più considerata, a livello sociale e culturale, un’espressione di debolezza e fragilità ed etichettata come un tratto più tipicamente femminile (ai bambini che mostrano paura viene detto ancora oggi: “Non fare la femminuccia!”). Questo pregiudizio di fondo può incidere a diversi livelli sul rapporto che ciascun individuo ha con la paura.
La paura viene spesso contrapposta al coraggio. E’ molto interessante, a tal proposito, il contributo di Florinda Cambria (docente di filosofia) nel ribaltare questa visione, parlando del coraggio di avere paura, dove il termine coraggio “smette di essere inteso come superamento della paura”, acquistando il nuovo significato di un “affondo nella paura”: il coraggio sta nel darsi la possibilità di attraversarla.
Le soluzioni più comuni per gestire la paura.
La capacità di gestire le emozioni non è automatica ma frutto di un apprendimento e di un continuo esercizio.
Le emozioni generanti malessere vengono generalmente valutate come “negative” o “catastrofiche” e per lo più ripudiate. Il vissuto soggettivo legato alla paura è senz’altro di forte spiacevolezza e insicurezza, per questo motivo le soluzioni adottate più comunemente sono:
- l’evitamento, cioè evitare tutte quelle situazioni che possono innescare questa emozione. Questo atteggiamento rinunciatario alla lunga può limitare (fino a compromettere) la vita dell’individuo.
- la negazione, cioè escludere dalla consapevolezza questa emozione. Nel tempo questa scelta, per lo più inconscia, può produrre una percezione distorta della realtà fino a influenzare profondamente la personalità dell’individuo.
Come gestire, in generale, le emozioni?
Un primo passo utile potrebbe essere quello di imparare a conoscerle, documentandosi e leggendo. Placare la nostra parte cognitiva attraverso la conoscenza rende le cose più familiari e, di conseguenza, meno temibili.
E’ vantaggioso, inoltre, imparare a riconoscere i segnali fisiologici connessi all’emozione, per non farsi cogliere di sorpresa.
E’ importante imparare a distinguere un’emozione dall’altra e saperla comunicare adeguatamente, poiché intorno alle emozioni si crea spesso molta confusione.
La capacità di gestire le emozioni è legata, senza dubbio, alla capacità diaccettarle e tollerarle:solocosì è possibile ridimensionarne gli aspetti e le conseguenze. E’ noto che intraprendere una “lotta” contro le emozioni non fa che esacerbarle.
Secondo i teorici della Psicoterapia Esperienziale Integrata (Greenberg, Watson, & co.), solo quando si raggiunge la condizione di essere in contatto con l’emozione, senza coincidere con essa (stare con, non dentro), diventa possibile gestirla.
Altrettanto importante risulta disinnescare il processo di identificazione con l’emozione, passando da “Io sono questa emozione” a “Io provo questa emozione”. Comprendere, cioè, che una data emozione è solo “una parte” di noi e che tutte le altre parti possono attivarsi per gestirla.
“La paura cessa nel momento in cui si accetta la possibilità di avere paura” (Giusti, 1991).
Sei passi per affrontare la paura.
Prima di focalizzarci su questo punto è doveroso sottolineare che in questo articolo ci si riferisce a quote di paura che non hanno quell’intensità tale da rientrare nel quadro sintomatologico di un Disturbo d’Ansia. In quest’ultimo caso è indicato l’aiuto di un professionista.
La paura può rendere passivi, condizionare, bloccare, impedire di accedere alla propria vitalità, togliere fiducia in sé e far credere di non essere in grado di agire. Per questo motivo, anche quando produce una semplice difficoltà, va comunque esplorata e affrontata.
1 Conosci le tue paure? Prova a elencarle e/o a scriverle su un foglio!
2 Identifica una situazione che ti suscita paura.
3 Immagina di volerla affrontare. Sviluppa un piano, descrivendo “step by step” azioni o autoaffermazioni che possono aiutarti e rassicurarti.
4 Visualizza te stesso mentre affronti la situazione. Cosa provi? Come ti descriveresti? Fare delle prove usando l’immaginazione può aiutare a familiarizzare con la situazione.
5 Se hai delle difficoltà a sviluppare i punti precedenti,immagina di dover aiutare un tuo amico ad affrontare la stessa paura: cosa gli consiglieresti di fare, passo per passo?
6 Metti in conto l’insuccesso come una possibilità tra le tante. Se non dovesse andare secondo i tuoi piani è solo un tentativo non andato in porto! In ogni caso non dimenticare di individuare gli aspetti positivi dell’esperienza.
Le nostre emozioni hanno sempre qualcosa da dirci, ma non sempre sono la guida migliore per il nostro comportamento, soprattutto nel caso in cui ci travolgono, allontanandoci da una visione realistica degli eventi.
Se, tuttavia, stai pensando: “Vorrei non avere paura!”, stai dimenticando che senza questa emozione, nella sua dimensione sana, la nostra incolumità sarebbe continuamente messa a repentaglio.