Come riconoscere uno psicopatico
24/10/2011 di Donato De Sena
Gli scienziati lo scoprono intervistando i condannati per omicidio
Riconoscere uno psicopatico si può. Alcuni scienziati stanno provando a mettere a punto una sorta di decalogo per riuscirci. Si tratta precisamente dell’equipe del professor Jeffrey Hancock, ricercatore presso la Cornell Univesity. Lo studioso e i suoi collaboratori per approfondire le differenze tra persone affette da problemi psichici e persone sane hanno provveduto ad intervistare 52 condannati per omicidio, 14 dei quali classificati come psicopatici secondo i canoni stabilita dalla Psychopathy Checklist-Revised.
SCALTRI E MANIPOLATORI – Gli esperti hanno chiesto agli assassini di ripercorrere nel dettaglio i loro delitti ed utilizzano software informatici per analizzare quanto gli viene riferito. I ricercatori hanno notato negli assassini psicopatici una incapacità di provare emozioni e li hanno identificate come persone scaltre e manipolatrici, ma che si tradiscono facilmente. Gli studiosi hanno parlato ai loro assistiti dei crimini in termini di causa effetto e provato a focalizzare la loro attenzione sui bisogni primari, quali cibo, bevande e denaro.
EGOISTI SENZA COSCIENZA – I risultati della ricerca sono stati presentati lunedì scorso (17 ottobre) in una conferenza a Manhattan. “La cosa particolare è che le loro azioni sono prodotte inconsciamente”, ha detto Hancock. I gesti efferati di cui sono protagonisti alcuni psicopatici possono rivelare, insomma, particolari dinamiche psicologiche della mente di chi li commette, anche se quel criminale non ne è a conoscenza. Gli psicopatici rappresentano l’1% della popolazione totale e il 25% di quella che commette crimini. Si tratta di persone egoiste, sembrano “non avere coscienza”, hanno scritto gli scienziati in uno studio pubblicato sulla rivista Legal and Criminological Psychology.
ASTUTI – Sono astuti, ha sottolineato dirante il suo collegamento telefonico con la conferenza Michael Woodworth, psicologo della University of British Columbia. Nel corso delle loro interviste Hancock e i suoi collaboratori hanno notato come gli psicopatici usino molto di più verbi al presente per raccontare vecchi episodi rispetto ai non psicopatici. Gli psicopatici vedono il modo strumentalmente, nel ripercorrere il passato utilizzano maggiormente termini come “perché” e “in modo che” come se il loro crimine fosse il risultato logico di un piano prestabilito.
NIENTE SPIRITUALITA’ – Nei loro discorsi gli psicopatici hanno maggiormente fatto riferimento ai beni materiali, alle esigenze fisiologiche e all’auto-conservazione. Hanno parlato almeno il doppio rispetto ai criminali non affetti da problemi psichici di cibo, bevande e soldi, e hanno per poco o nulla fatto riferimento alla religione all’autostima, alla spiritualità.